L’ASL DI SODOMA E GOMORRA. Un infermiere (o un’infermiera) del 118 ha lavorato in Sala Operativa il 31 dicembre pur essendo ufficialmente positivo/a al covid dal pomeriggio del giorno prima

7 Gennaio 2023 - 13:54

Una circostanza che non è assorbita neppure dalla molto più permissiva Circolare che il ministero della Salute ha pubblicato negli ultimi giorni dell’anno. D’altronde, un servizio che viene affidato a persone con l’educazione e la dignitosa serietà di un Generoso De Santis, non può che sviluppare fatti del genere. E sullo sfondo un’altra super gara d’appalto da 30 milioni di euro

CASERTA (gianluigi guarino) – Se dovessimo usare come parametro quello del numero delle segnalazioni che giungono in redazione, dovremmo scrivere ogni giorno sulle inefficienze, sulle inadeguatezze del servizio 118 dell’Asl Caserta, che costa ai cittadini decine e decine di milioni di euro all’anno tra corrispettivi per il fornitore di servizi, prima la Misericordia, ora Bourelly, che poi, per molti versi, è stato un modo per la Misericordia di uscire dalla porta e rientrare dalla finestra, e giusti emolumenti per tutti i dipendenti dell’Asl casertana che, insieme a quelli, un tempo della Misericordia, oggi di Bourelly, erogano questo fondamentale servizio da cui dipende la vita e la morte di tantissimi cittadini, di cittadini che pagano le tasse e che spesso e volentieri hanno chiuso la loro esistenza proprio a causa di quelle inadeguatezze e di quelle inefficienze di cui abbiamo fatto cenno all’inizio e che in moltissime occasioni siamo stati in grado di dimostrare, senza tema di smentita, tant’è

vero che nessuna smentita ci è stata fatta recapitare.

CasertaCE non ha mezzi per tenere aperto ogni giorno questo fronte. Per farlo, le basterebbero un centesimo delle risorse che il 118 dell’Asl drena dalle tasche dei contribuenti, in modo da mantenere accesa l’attenzione su fatti che solo in questa terra sono sottovalutati, nel deserto di una società civile inesistente, come risulta ben chiaro dal vero e proprio assenza totale di forme serie e attive di associazionismo, dell’esperienze di volontariato di tipo testimoniale, finalizzate a difendere, nello specifico, i diritti del malato, più in generale, quelli dei cittadini, essendo le associazioni dei consumatori, nel pieno rispetto del rito casertano, solo uno strumento utilizzato da avvocati di terzo e di quart’ordine per acchiappare qualche incarico.

Queste premesse sono sempre utili. Non servono a modificare un andazzo fondato sull’assoluta indifferenza di chi dovrebbe svolgere un’azione di controllo, ragionando su fatti specifici e sulla qualità degli standard, però la scriviamo lo stesso, perché non si può mai sapere. Magari, qualcuno presenta una querela, dichiarando che noi non abbiamo in mano argomentazioni solide, concrete e continenti per affermare quello che affermiamo.

E allora questa premessa ci dev’essere, in modo da legarla, eventualmente qualcuno si ritenesse diffamato, alle centinaia e centinaia di articoli in cui abbiamo raccontato fatti reali, formalmente e sostanzialmente registrati, in cui l’Asl di Caserta ha mancato clamorosamente la sua mission, mettendo a repentaglio la vita di molti cittadini e qualche volta andando al di là del repentaglio, in direzione cimitero.

Non possiamo evadere oggi la necessità di segnalare ciò che è capitato nelle giornate concitatissime delle feste di fine anno.

Quando un sistema è fondato sull’iniquità, su una bassissima qualità della governance, su una modalità espressiva della stessa nemmeno degna di una suburra o del proverbiale bar di Caracas, capita che molti di coloro i quali non si sentono tutelati, anzi, si sentono vessati da un sistema che premia solamente gli obbedienti, quelli che sono disponibili a chinare la testa e ad accettare il giogo dell’abdicazione dei propri diritti, sanciti dalla costituzione e dagli statuti, non possono far altro che rifugiarsi in quella possibilità che nessun Generoso De Santis, coordinatore dei servizi territoriali, cioè della movimentazione delle ambulanze (ricordate? Quello delle urla e delle minacce da noi pubblicate in un famoso audio – CLICCA E ASCOLTA), nessuna Rosa Lomascolo, responsabile della Sala Operativa 118, potrà contestare.

In pratica: devono mettersi in malattia.

Ora, è chiaro che il picco dell’epidemia influenzale, unito ai casi di positività al covid, che comunque si sviluppano con numeri ancora rilevanti, rendono difficilissima l’attività di chi, come noi, vorrebbe capire quante di queste malattie siano stati reali e quanti diplomatiche.

Quello di cui, invece, siamo sicuri è che se il 118 di Caserta fosse governato con equità; se l’inamovibile, inossidabile dirigente Roberto Mannella che, con buona pace del principio della rotazione degli incarichi, sancito dalle norme e raccomandato dall’Anac, occupa la stessa poltrona da decenni; se le derivazioni di quest’ultimo, cioè i citati De Santis e Lomascolo, arrivati qualche anno fa in forza di logiche sindacatocratiche e nulla più, non dessero la costante impressione di promuovere dinamiche fatte da figli e da figliastri, legate alla volontà di piegare il personale all’ignoranza di qualcuno di loro, perché con rispetto parlando della persona, l’audio di De Santis da noi pubblicato rende un troglodita dell’età del bronzo abilitabile per un circolo londinese del bridge, questi giorni sarebbero trascorsi in maniera più serena e a minori pericoli sicuramente sarebbero stati esposti i cittadini costretti ad essere soccorsi per motivi molto seri e delicati.

Noi abbiamo seguito gli eventi senza intervenire. Turni lunghissimi, straordinari riconosciuti a chi sì e a chi no, malori di unità del personale e poi i cavalli di battaglia, lo scuorno degli scuorni, che scuorno non è solamente in questa landa selvaggia e desolata che chiamiamo solo convenzionalmente provincia di Caserta: stiamo parlando dell’ambulanza rianimativa che si muove senza medico, vera e propria punta di un iceberg, di un kit dell’inefficienza e dei disvalori comprendente molte altre variabili quali, ad esempio, quella dell’ambulanza medicalizzata, ma ugualmente priva di un medico a bordo.

Ciò è accaduto mentre l’Asl, mentre il signor direttore generale Amedeo Blasotti, il signor direttore sanitario Enzo Iodice e il signor direttore amministrativo Giuseppe Tarantino illuminano i loro occhi e le loro esistenze, entusiasmate solamente dal “vil danaro”, dal recente bando che di qui a qualche mese riassegnerà la titolarità dei servizi 118, 31 milioni di euro per due anni, compresa l’opzione per il terzo. Avete letto bene: trenta milioni di euro per far partire un’ambulanza rianimativa – che di per sé costa un botto – senza un medico a bordo.

Avremmo dovuto scrivere ogni giorno dal 21/22 dicembre in poi, per segnalare tutte le carenze, le assenze, i buchi registratisi sia nella Sala Operativa che sul terreno dei soccorsi erogati (molto spesso si fa per dire) dei soccorsi in carne ed ossa.

Non l’abbiamo fatto perché ormai, nel momento in cui abbiamo assorbito la circostanza che uno come il De Santis, che si esprime in quel modo minaccioso, volgare, nei confronti di dipendenti, di lavoratori operanti nella struttura di Aversa, viene confermato nel suo ruolo apicale, nel momento in cui a questa persona, con questa cultura della vita viene detto di andare avanti e dunque di coniugare tale cultura con la governance di un servizio pubblico tanto delicato, allora è proprio inutile stare lì ogni giorno a scrivere.

Però, nel momento in cui, il giorno 31 dicembre, viene chiamata o chiamata in servizio un infermiere o un’infermiera (non facciamo nomi e chiariamo neanche il genere, visto siamo gente seria e conosciamo benissimo i principi e le ragioni della riservatezza dei dati personali in talune circostanze) che dal giorno prima, ovvero dal 30 dicembre, compare ufficialmente nella piattaforma di chi è risultato positivo al covid, beh, allora bisogna scrivere, quantomeno per stare a posto con la propria coscienza, al di là delle conseguenze che un articolo del genere può (molto difficilmente) o non può (molto più probabilmente) determinare.

L’infermiere o l’infermiera in questione ha il suo nome iscritto nella piattaforma dei contagiati dal coronavirus in un orario che coincide con la metà del 30 dicembre.

Il 31 dicembre, poi – abbiamo diversi testimoni pronti eventualmente a confermare questa circostanza, qualora qualche manina più o meno anonima facesse scomparire delle registrazioni o una timbratura di badge -, questo infermiere o questa infermiera era in servizio nella Sala Operativa.

Non bisogna scandalizzarsi perché quella mentalità che trasuda dall’intemerata del De Santis, impressa nell’audio pubblicato, comprende anche un approccio con le norme, con il loro significato, a dir poco soffice, relativo e relativista.

Ciò non significa assolutamente (leggete bene e non in maniera artificiosa e tendenziosa) che sia stato De Santis a far lavorare questo/a infermiere/a mentre era positivo/a al covid. Peraltro, De Santis si occupa del movimento delle ambulanze e non della Sala Operativa, anche se, com’è arcinoto, la responsabile di questa struttura, Lomascolo, considera il primo come una sorta di punto di riferimento da cui attingere tanti spunti professionali.

Ci riferivamo solo ad un fatto di mentalità, di relativismo rispetto a leggi dello Stato.

L’infermiere o l’infermiera non poteva non sapere di essere risultato/a positiva/o al covid, dato che l’inserimento nella piattaforma gestita dalla stessa ASL che, incredibile ma vero, la/lo fa lavorare da positiva/o, indica una comunicazione, una notifica personale sull’esito del test.

L’infermiere o l’infermiera era asintomatico o asintomatica? Manco a dirlo, proprio a fine anno, il ministero della Salute ha alleggerito le norme riguardanti l’entrata e l’uscita dalla quarantena del covid.

Mentre fino al 30 dicembre, il termine per rendere in pratica inutile e non obbligatorio il test negativo, cioè la conferma della negativizzazione era di circa una settimana, (prima 21 giorni, poi 15, ecc..), dall’inizio del 2023, ma diamo per buona l’ipotesi che si potesse fare già dal 31 dicembre, si può uscire di casa a cinque giorni di distanza dalla positività accertata da un test molecolare o antigenico, senza la necessità di risultare formalmente negativi ad un nuovo test. Ciò può accadere se, sempre nell’arco dei 5 giorni, nelle ultime 48 ore il positivo è asintomatico. L’unico obbligo che avrà sarà quello dell’auto sorveglianza. Mascherina FFP2 nei luoghi al chiuso e affollati, evitare contatti fragili ecc.

Ora, per andare a lavorare il 31, riteniamo (almeno questo) che l’infermiere/a fosse asintomatico/a, ma, se il 30 dicembre è il giorno in cui questa persona è risultata positiva, il 31 dicembre deve stare a casa senza se e senza ma, anche applicando la versione soft delle norme ministeriali.

Essendo asintomatico/a sin dal momento in cui è emersa la positività, solo il 5 gennaio, cioè dopo 5 giorni interi a partire da quello in cui è stata diagnosticato il contagio, questo infermiere o quest’infermiera avrebbe potuto uscire di casa, essendo integrato il requisito delle 48 ore di asintomaticità, che nel caso specifico non erano 48 ore, ma abbracciavano tutti e 5 i giorni.

Sicuramente, chi ha la responsabilità di una Sala Operativa dirà che non era al corrente della positività dell’infermiere/a. Questi o questa, siccome appartiene sicuramente al cerchio magico, dirà di essersi sbagliati, magari di aver confuso il segno dell’esito del test compiuto il 30 dicembre.

Insomma, figuriamoci, in un posto in cui tante notizie di reato sono passate in cavalleria, anche questa farà la stessa fine e rimarrà l’articolo che stiamo faticosamente scrivendo stamattina, ripetiamo solo in quanto nostro crediamo sia un nostro dovere professionale e morale redigerlo.

Nessuna conseguenza in provincia di Caserta determina la violazione della legge, sia quando questa avviene in forma più limitata, potremmo dire veniale, sia quando questa avviene con comportamenti gravissimi, relativi soprattutto alle procedure pubbliche riguardanti gli appalti o i concorsi della pubblica amministrazione, che assorbono tante delle nostre energie ogni giorno.

E quando un territorio non è legato a un ordinamento di regole da rispettare collettivamente, è un territorio di malavita e malaffare, è, insieme, Sodoma e Gomorra.

Ma queste sono cose ormai arcinote, almeno ai lettori più attenti e avveduti di CasertaCE.