L’AUDIO. Minacce (felpate) dopo i nostri articoli su Don Antonello e Nunziante. E allora noi rilanciamo e vi raccontiamo tutto sulla pioggia di denari dalla Diocesi a Gesim
26 Aprile 2025 - 13:57

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Naturalmente, nello stesso audio il sottoscritto viene tacciato come il solito estorsore che prende i soldi. Al figuro in questione abbiamo risposto per le rime. Ecco l’elenco di alcuni dei lavori fatti dalla ditta della famiglia di Puccianiello che, ricordiamo, è dentro ad una pesante inchiesta della procura della Repubblica che invocò, non ottenendolo dal Gip, l’arresto di Raffaele Nunziante, figlio di Ciro, che molto probabilmente sarà rinviato a giudizio. I limiti del diritto privato e gli obblighi morali – e anche giuridici – che gravano su un istituto religioso
qui sotto, l’intero audio
CASERTA (gianluigi guarino) – Gli imprenditori, quelli veri, di solito investono i loro soldi. Don
Per giunta, un imprenditore sui generis, sarebbe meglio dire un imprenditore alla casertana maniera. Bravo, bravissimo – questo gli va riconosciuto – ad intercettare fondi pubblici. Ma non solo, anche fondi privati in quanto la sedicente media e alta borghesia di Caserta e quella non meno numerosa della natìa San Nicola la Strada stravede per lui e non lesina offerte.
Quando il vescovo di Caserta, poi divenuto vescovo anche di Capua, Pietro Lagnese, lo ha nominato alla guida dell’Istituto per il sostentamento del clero della diocesi-capoluogo, che ingloba la citata San Nicola, Casagiove, Maddaloni e un pezzo di Marcianise, non abbiamo commentato la notizia con grande entusiasmo.
Che ci sia infatti un rapporto problematico tra il clero universale – soprattutto quello italiano e meridionale – e il soldo ce ne siamo accorti negli anni dai molteplici moniti formulati da Papa Francesco, i cui funerali sono ancora in corso per la traslazione della salma da San Pietro alla basilica di Santa Maria Maggiore.
Le opere a Puccianiello quando don Antonello presiedeva quella parrocchia, la difficoltà fare lo stesso nella parrocchia del Buon Pastore, a piazza Pitesti. E infine, le tante idee innovative, tra cui la fotocopia della grotta di Lourdes e la ristrutturazione milionaria del teatro Izzo (CLICCA E LEGGI), nella parrocchia in cui opera oggi, nel cuore del Rione Acquaviva.
LE MINACCE A CASERTACE
Troppi soldi che girano. Nessuno vuole attaccare don Giannotti, ma da tempi non sospetti a noi non convince affatto questo flusso di danari, ma soprattutto gli affidamenti continui a una precisa ditta, quella della famiglia Nunziante, manco a dirlo, di Puccianiello, che hanno costruito il rapporto con il sacerdote più amato dei casertani proprio ai tempi in cui don Antonello aveva come suo parrocchiano anche l’ex sindaco Carlo Marino.
Noi ci siamo occupati di ditte di camorra e, scrivendo alla De André, di arroganti, cornuti e lacché, ma non abbiamo mai ricevuto una minaccia. E’ successo solo una volta, con un tal Cesare Principe che, dal suo profilo Facebook ci ha inviato un messaggio audio che, al di là delle parole dette o non dette, a noi è sembrata una minaccia vera e propria.
E se lo dice CasertaCe che ha sempre aborrito vittimismi, espressione retoriche sulla legalità, enfatizzazioni legate alla volontà di avere qualche scorta, c’è da crederci.
L’audio lo pubblichiamo in testa a questo articolo e vi diciamo che il sottoscritto, direttore di CasertaCe, ha ripagato con egual moneta, cioè con un messaggio scritto, al figuro di cui sopra, che ci “invitava” a non occuparci più della famiglia Nunziante che, per giunta, noi abbiamo conosciuto quando Raffaele Nunziante, figlio di Ciro Nunziante, è stato indagato a piede libero, in rigetto della richiesta di arresto formulata dalla procura di Santa Maria Capua Vetere relativamente all’arcinota indagine che ha coinvolto l’ex assessore ai Lavori Pubblici Massimiliano Marzo, l’ex vicesindaco Emiliano Casale, i dirigenti Franco Biondi, Giovanni Natale e compagnia.
Ma proprio quella minaccia ci ha convinto definitivamente che proprio quello dei Nunziante è un filone importante che non possiamo e dobbiamo abbandonare se crediamo realmente in una professione che non è una passeggiata di piacere, qualora si interpreti il giornalismo in maniera corretta.
Abbiamo raccolto un po’ di informazione partendo dai rapporti di Nunziante con la diocesi di Caserta, con una lente sull’Istituto di sostentamento clero, guidato da Don Giannotti.
L’articolo che provocò la reazione minacciosa del signor Principe riguardava proprio i lavori del teatro Izzo da un milione di euro, finanziato da fondi che non eravamo ancora riusciti ad identificare nella loro origine pubblica o privata. Un teatro su cui don Antonello punta molto, avendo già lanciato una sorta di appello economico, invitando ad adottare, ovviamente a pagamento, un pagamento brevi manu, una poltrona da spettatore.
TEATRO IZZO, MA NON SOLO. MACRICO AL CENTRO
I lavori affidati dalla diocesi e dall’Istituto di sostentamento del clero alla famiglia Nunziante riempiono un lungo elenco.
Proviamo a fare una lista di quelli di cui abbiamo conoscenza. Il museo diocesano della chiesa sconsacrata di via Redentore; la chiesa di S.Maria a Montedecore, a Maddaloni; le facciate della curia vescovile sempre di via Redentore; i lavori interni, la facciata e il campanile del Duomo; i lavori ancora in corso al Centro sociale di via S. Antonio e la chiesa di S. Vincenzo a Briano.
Inoltre, gli interventi già effettuati sull’area Macrico dai Nunziante che, ricordiamo, è interessato da un finanziamento da 15 milioni di euro dal governo con il Fondo di Rotazione ed erogati materialmente Regione Campania, che saranno gestiti proprio dalll’Idsc di Don Giannotti, sono meno lievi di quanto appare in principio, andando oltre al cantiere Gesim per il crollo del muro su via Sud Piazza d’Armi.
Ad esempio, la bonifica di infestanti e alberi per creare i primi percorsi “aperti al pubblico” affidati alla Green Aedilis, ovvero dall’impresa costituita da Nunziante nel marzo 2022 e che avrebbe ricevuto incarichi su favore dell’ex assessore ai Lavori Pubblici, secondo la tesi della Procura sammaritana.
Operai di Nunziante avrebbero lavorato anche alle le opere di sicurezza (recinzioni metalliche mobili) e agli impianti elettrici di illuminazione dei percorsi e dell’area già utilizzata per manifestazioni. Una presenza del personale della Gesim che si è segnalata anche durante le aperture al pubblico e per alcuni eventi.
DA DOVE ARRIVANO I SOLDI ALLA CURIA DEL VESCOVO LAGNESE E ALL’IDSC DI DON ANTONELLO?
Nell’articolo sul Teatro Izzo siamo stati particolarmente prudenti nel momento in cui abbiamo riconosciuto che, quando il committente è un ente ecclesiastico, siamo di fronte nella maggior parte dei casi ad una relazione di diritto privato e non di fronte ad una procedure amministrativa che, come indica l’aggettivo, appartiene al diritto pubblico.
Approfondendo il concetto, diciamo che per legge gli enti ecclesiastici sono persone giuridiche private e dotate di autonomia speciale, in considerazione della loro natura peculiare.
Per cui i lavori di competenza delle diocesi e degli enti ecclesiastici civilmente riconosciuti, di importo non superiore alla soglia comunitaria – 5 milioni circa – per singolo lavoro, seguono le procedure previste per la ricostruzione privata sia per l’affidamento della progettazione che per l’affidamento dei lavori.
Ma ci chiediamo cosa avrebbe detto Papa Francesco e cosa direbbe il cardinale Matteo Zuppi, a capo della Conferenza Episcopale Italiana, che, come vedremo in un articolo che uscirà nelle prossime ore, fu molto prudente e anche critico, quando venne a Caserta nel 2023, rilasciando dichiarazioni sul progetto Macrico, se avessero saputo di questo effluvio di danari e incarichi a favore della stessa impresa e se il vivente Zuppi venisse informato nel presente di queste operazioni.
Questi finanziamenti, ripetiamo, sono tutti di provenienza pubblica, essendo legati all’8×100, ai fondi della CEI, che gestisce e distribuisce il citato 8×1000 donato alla chiesa Cattolica, e i denari provenienti dal Fondo Edifici di culto, gestito dal ministero dell’Interno.
Alla luce delle cose che abbiamo scritto, non crediamo di incorrere nel peccato del pettegolezzo di cui Papa Francesco parlò in un’udienza del mercoledì, ricevendo giovani avviati verso il sacerdozio e novizi.
E’ la Diocesi e l’IDSC a dover eliminare ogni dubbio, a doversi rendere al di sopra di ogni sospetto proprio per il ministero svolto.
Dunque, se diciamo che l’assunzione di Ciro Nunziante, fondatore della Gesim e papà Raffaele Nunziante, della carica di Priore dell’Arciconfraternita del SS. Corpo di Cristo e Rosario dal 2011 al 2022 della chiesa di Puccianiello, quindi anche negli anni guidati da Don Antonello Giannotti, non possiamo essere tracciati di costruzioni artificiosi e tendenziose, perché i fatti sono fatti, gli affidamenti sono affidamenti e i soldi (tanti) sono soldi.
L’INUTILE ELENCO DEI FORNITORI DELLA DIOCESI
Poche righe fa, abbiamo parlato della soglia comunitaria europea, ma va ricordato che il Codice degli Appalti, oggi quello in vigore è il numero 36 del 2023, prevede che anche gli enti ecclesiastici debbano attenersi alle sue regole nel momento in cui i lavori superino l’importo di 1 milione di euro e siano sovvenzionati direttamente da soggetti pubblici, come Comune, Regione, Stato ed Unione europea, in misura superiore al 50%.
Abbiamo scoperto, poi, che l’anno scorso, l’Ufficio Tecnico Diocesano di Caserta ha pubblicato una manifestazione di interesse per la creazione di un “albo fornitori” di imprese con diverse qualificazioni per l’esecuzione dei lavori pubblici. A questo bando hanno risposto 50 imprese, ma pare che per l’IDSC sia utile solo un paio di ditte, con le altre 47/48 che restano sostanzialmente a piedi.