LE FOTO. Marco Minniti a CASERTA: “Vi spiego la mia ricetta per l’immigrazione”
25 Febbraio 2019 - 16:12
CASERTA – (Pasman- prima parte) In settimana, l’onorevole Marco Minniti, punta del PD, è stato a Caserta per la presentazione del suo libro Sicurezza è libertà. Terrorismo e immigrazione: contro la fabbrica della paura, ambiti dei quali è tra i più esperti dei politici nazionali, sia per i precipui incarichi di governo ricoperti, che per l’approfondita conoscenza degli apparati della sicurezza che ha conseguito negli anni. Sottosegretario alla presidenza del Consiglio con Massimo D’Alema dal 1998 al 2000, sottosegretario alla Difesa fino al 2001, viceministro dell’Interno dal 2006 al 2008, poi sottosegretario con delega ai delicati servizi segreti dal 2013 al 2016, è stato infine ministro dell’Interno nel governo presieduto da Paolo Gentiloni fino al maggio 2018.
Un aneddoto vuole, a denotare questa sua attitudine, che lo scomparso capo della polizia Antonio Manganelli raccontasse come lo avvertissero scherzosamente di fare attenzione a Minniti perché “…vuole fare il capo della polizia”. E difatti, se è vero in generale ciò che dice un eminente studioso della materia, il professore dell’università di Genova Salvatore
Non è un caso, in questo scenario, che tutti gli esecutivi, quale più quale meno, anziché fare le scelte anche impopolari che servirebbero, siano finiti per governare il comparto della pubblica sicurezza in chiave retorica, assecondando acriticamente le richieste di gerarchie e sindacati, concedendo carriere facili e slegate dal merito e dai requisiti culturali, in un tutto indistinto che alla fine non si è mai preoccupato dei risultati generali conseguiti a fronte delle ingenti risorse impegnate nel settore, gravemente autoreferenziale.
Tornando a noi, l’occasione ufficiale della tappa casertana per Minniti è stata, come dicevamo, la presentazione del suo saggio (che merita senz’altro di essere letto proprio per l’autorevolezza dell’autore) ma il risvolto politico di essa è apparso evidente, sia per gli interventi e le presenze avutesi sia per la concomitanza delle imminenti votazioni interne del PD per le primarie.
Presso l’enoteca provinciale di via Battisti, luogo dell’incontro, ad accogliere l’esponente nazionale democratico e ad animare il dibattito c’erano i rappresentanti locali del partito Stefano Graziano, consigliere regionale, il sindaco di Caserta, Carlo Marino, il sindaco di Castel Volturno, Dimitri Russo, oltre al presidente della Camera di Commercio Tommaso De Simone come padrone di casa, ed in qualità di relatori don Antonello Giannotti, direttore della Caritas diocesana, e l’ex procuratore nazionale antimafia ed antiterrorismo Franco Roberti, oggi assessore regionale alla sicurezza nella giunta De Luca. Nella platea molti dei piddini da tutta la provincia.
In introduzione, all’onorevole Marco Minniti è stato consegnato, per un suo interessamento, un appunto sulla condizione gravemente carente dell’archivio di stato di Caserta, nonostante la barca di soldi che finora vi sono stati buttati. Poi la discussione è proseguita con le usuali parole d’ordine del campo politico-sociale della sinistra in tema di immigrazione ed in tema di lotta alla criminalità in tutte le sue forme. Naturalmente il convitato di pietra era l’attuale governo ed in primo luogo il leghista Matteo Salvini, di cui si sono dette peste e corna, in relazione soprattutto alla vicenda della nave Diciotti e connessi.
In estrema sintesi, don Antonello Giannotti ha confermato con le sue parole il terzomondismo della chiesa cattolica. Franco Roberti ha riproposto il concetto della sicurezza allargata e sociale (che appare più come un’autentica araba fenice) osservando che, a suo giudizio, diversamente dall’insegnamento fondamentale dei gesuiti, dai quali egli ha studiato, del fare, del saper fare e del far saper, il governo Gentiloni non ha saputo comunicare i tanti risultati positivi pure conseguiti. Ma non ci sembra che nella sua nuova veste politica tali idee portanti stiano facendo la differenza rispetto al passato nella realtà campana.
Mentre Stefano Graziano, dopo affermazioni piuttosto astratte di umanitarismo in tema di immigrazione (“…noi salveremo sempre, sempre un bambino in mare…”) esprimeva il suo rammarico per il ritiro dalla primarie del partito da parte di Marco Minniti, questi indicava in Dimitri Russo il miglior sindaco possibile per Castel Volturno in vista delle prossime elezioni comunali. Per l’ennesima volta è stata sostenuta la tesi stantia ed infondata dell’apertura dell’Italia alla libera immigrazione in ragione di un principio di equanimità, giacché anche gli italiani sono stati un popolo di emigrati. E di nuovo si è sottaciuto che gli italiani emigravano – sì, è vero – ma nel rispetto delle leggi degli stati di arrivo, dove, dopo periodi di quarantena, venivano seriamente sorvegliati e dai quali venivano rimpatriati in caso di cattiva condotta. Non certo l’anarchia che regna da noi.
L’intervento conclusivo dell’ex ministro dell’Interno metteva certamente meglio a fuoco le questioni che si agitano in tema di sicurezza complessivamente intesa nel paese, riproponendo l’argomento caro alla sua parte politica della insicurezza percepita. (seguirà seconda parte)