L’EDITORIALE. Esageriamo? No, la morte dell’architetto capuano Francesco Caterino è tutta colpa del governatore Vincenzo De Luca. Leggete, per una volta almeno, e capite

4 Novembre 2020 - 13:02

La lettera straziata e straziante della vedova va commentata, prima di tutto attraverso la nobile espressione di una pietas densa di valori. Successivamente, però, bisogna analizzare il perchè è successo quel che è successo a quella barella del dolore davanti ad ospedali saturi e al cospetto di medici ed infermieri letteralmente sfiniti

 

di Gianluigi Guarino

Abbiamo deciso di pubblicare stamattina le testimonianze tragiche – l’aggettivo non rappresenta un abuso retorico – di Ida Colandrea e di Marco Caterino, rispettivamente moglie e figlio dell’architetto capuano Francesco Caterino, morto nei giorni scorsi, a 57 anni, stroncato da una letale insufficienza polmonare, causata dal virus Covid-19. Abbiamo ritoccato, ma solo leggermente, la lettera-sfogo della consorte dell’architetto che conteneva degli apprezzamenti molto pesanti nei confronti di componenti del personale sanitario Asl, specificamente indicate che ad avviso della donna, si sarebbero mostrate negligenti e insensibili di fronte ad una situazione clinica che ormai si era visibilmente aggravata.

A leggerlo bene, questo racconto è veramente agghiacciante. Noi, però, non dobbiamo marciarci sopra come stanno facendo in queste settimane molti mezzi di sedicente informazione che battono sulla grancassa del sensazionalismo, che il più delle volte sfocia in errori marchiani e quindi in disinformazione pura. Non alimenteremo, non amplificheremo il moto emotivo dei sentimenti familiari più puri, acutizzati e trasformati in quint’essenza, nel caso specifico e nel racconto pressochè contemporaneo allo svilupparsi degli eventi narrati, da una ferita dolorosissima, da un vero e proprio squarcio apertosi nel cuore di una donna e di suo figlio. Non assumeremo passivamente e cinicamente questo racconto allo scopo di suscitare interesse, di realizzare una trasposizione, in versione digitale, di quella “tv del pianto” che, ancora oggi, funziona molto bene per chi ha il problema di dover contare i telespettatori che seguono la trasmissione in funzione della raccolta pubblicitaria.

Dunque, noi dobbiamo provare ad assumere, anche se non è affatto facile, una posizione che ci consenta di concentrarci, anche sulle altre ragioni rispetto a quelle esposte dalla moglie del compianto architetto Francesco Caterino, ragioni che, al momento, appaiono legittimamente prevalenti, addirittura straripanti, rispetto ad ogni altra. Noi non siamo giudici, ma riteniamo che, se effettivamente le cose si siano svolte come Ida Colandrea e suo figlio Marco Caterino hanno raccontato, presentare una denuncia penale, non solo è un diritto, ma costituisce un dovere verso la memoria dell’architetto deceduto ma anche nei confronti della necessità ormai ineludibile di recuperare un senso della cittadinanza che è mancato totalmente in Campania e nella nostra provincia, da marzo ad oggi, così come questo giornale ha cento volte scritto, per accertare se nelle fasi di attivazione delle procedure di soccorso e di assistenza del paziente, si siano verificati dei comportamenti dolosi o anche solamente colposi che abbiano contribuito alla sua prematura fine.

Detto questo, il nostro mestiere, quello di giornalisti che hanno una visione, della vita e della società che raccontano, un bel pò più larga, avveduta e pensosa rispetto alla superficialità che regna sovrana, ultimamente anche purtroppo dentro alle ricostruzioni dei tg e dei giornaloni nazionali, ci impone di analizzare la lettera della signora Colandrea interrogando noi stessi ma soprattutto un’opinione pubblica, da cercare visto e considerato che allo stato questa è totalmente assente, anzi invisibile, e soprattutto soggiogata, avvinta da un incantatore di folle che ha costruito una narrazione personale e personalistica fondamentale per il raggiungimento del suo obiettivo elettorale che poi è l’unica cosa a cui Vincenzo De Luca ha sempre pensato.

La via crucis dell’architetto Caterino è accompagnata da una serie di comportamenti che la dicono lunga sullo stato in cui versa il servizio sanitario regionale in Campania. Comprendiamo la signora Colandrea perchè lei ha dovuto confrontare il suo umore, le sue emozioni, la sua rabbia con le facce di medici e di infermieri che gli sono sembrati assolutamente inadeguati, se non addirittura insensibili, cinici al limite della cattiveria.

Fa bene dunque, in questo momento preciso, Ida Colandrea, ad esprimersi come si esprime. Le sue parole pesano come pietre ma chi da queste pietre è colpito, cioè il personale medico infermieristico dell’Asl di Caserta e quello in service della cooperativa Misericordia, non deve nutrire sentimenti di fastidio, nè sentirsi offesa da una donna che ha perso il marito nel giro di 10 giorni, non credendo sostanzialmente ai propri occhi, mentre una serie di inadempienze, di ritardi, di carenze seguivano l’una all’altra, spegnendo come succede ad una candela, la vita dinamica e gioiosa del noto professionista capuano, dimostrando quello che noi scriviamo da sempre e cioè che nel momento in cui il covid avesse prodotto numeri elevati, col cavolo che lo sceriffo avrebbe potuto fare e dire quello che ha fatto e detto durante la scorsa primavera.

Ma lui è stato fortunato, come sovente capita ai furbi e ai marpioni, perchè il governo, mesi fa, gli ha garantito, con il lockdown integrale, il mantenimento di un volume di contagio che paragonato a quello di oggi rappresenta una inezia. Quando il covid è arrivato sul serio, cioè a fine settembre, lui le elezioni le aveva già vinte e pur riproponendo continuamente l’idea del coprifuoco h24, utile solo a mascherare le magagne di una sanità che De Luca non è riuscito a migliorare nemmeno di un’oncia, anzi ha peggiorato, tradendo gli impegni assunti col governo per l’adeguamento dei posti letto in Terapia Intensiva (doveva installarne altri 499, non è arrivato neppure a 100), alla fine non si è neanche dannato più di tanto, quando il governo, che l’antifona l’aveva capita da tempo, ha detto ai presidenti delle regioni, ma soprattutto a lui che si è inventato di tutto e di più, per stabilire una potestà anti costituzionale della gestione della sicurezza sanitaria della propria regione, che da questo momento in poi il super presidente delle Regioni l’avrebbe fatto il Ministro della Salute, attraverso proprie ordinanze amministrative, frutto di una consultazione con i livelli territoriali, sintetizzata infine da un atto di potestà di origine esclusivamente governativa.

Ciò che è capitato attorno a quella barella del dolore che trasportava l’architetto Francesco Caterino, ha un solo colpevole e questo si chiama Vincenzo De Luca. Se quel corpo ormai già sofferente e affamato di un ossigeno divenuto più prezioso di un diamante di 4mila carati, è perchè non c’erano posti sufficienti nelle Terapie Intensive, perchè quei 499 letti aggiuntivi che la Campania si era impegnata a realizzare, al punto che il governo li aveva inseriti già da aprile in un decreto legge poi convertito in legge dal Parlamento, De Luca non li ha mai fatti.

Al contrario, ha speso 27 milioni di euro per mettere in piedi tre robe, dei capannoni industriali spacciati per ospedali o ospedaletti della Rianimazione, mai entrati in funzione e che già rappresenterebbero materia per la quale la magistratura inquirente dovrebbe intervenire pesantemente.

Qualcuno, ora, dopo le argomentazioni esposte in questo articolo, provi, se ci riesce, a smentire il fatto che l’architetto Francesco Caterino sia morto anche per effetto di quella via crucis, per effetto di ciò che di disperato e di impotente è stato detto dal sistema sanitario regionale ai malati covid con sintomi, cioè rimanete a casa fino a quando non state per crepare, perchè noi non sappiamo dove mettervi. Qualcuno provi a smentire l’elemento causale dell’inadempienza della Regione Campania davanti al racconto di questa neo vedova e di questo neo orfano, i quali raccontano con precisione che le condizioni di salute del marito sono peggiorate a casa e lei stessa, la signora Colandrea, in un primo momento, ritenendo di non trovarsi di fronte ad una situazione gravissima, ha indugiato ma solo perchè le avevano già risposto che i sintomi del proprio consorte potevano essere curati nella propria abitazione. 

Ora, noi possiamo pure individuare un singolo medico, un singolo infermiere, un singolo autista di ambulanza, che non è stato all’altezza, che si è macchiato di un comportamento riprovevole, ma fermandoci a questo stadio dell’analisi, non coglieremmo il significato vero, il motivo autentico per il quale l’architetto Francesco Caterino, al pari di tanti altri in questi giorni, sia morto, ucciso più dal servizio sanitario regionale che dal covid.

Se quella dottoressa, quell’infermiere avvertivano lo stimolo impellente della pipì, bisognerebbe capire da quanto tempo fossero in servizio e se qualcuno aveva dato loro il cambio. Perchè in Campania mancano le Terapie intensive, ma solo e solamente per colpa di De Luca, manca il personale ma solo perchè De Luca invece di dedicare la sua giornata a battere i pugni nei ministeri per ottenere risorse, per accelerare il più possibile l’assunzione di nuovi medici, di nuovi infermieri, di nuovi operatori socio sanitari, di nuovi tecnici di radiologia e di laboratorio, che gli avrebbero consentito di affrontare l’emergenza di una seconda ondata, peraltro largamente prevista dai virologi, ha girato tra un salotto televisivo e l’altro, come un vero e proprio showman, in una continua esibizione di superficialità, inserita in un registro dialettico buono per i momenti in cui uno si deve divertire, deve scegliere tra una replica del bagaglino, l’imitazione di De Luca fatta da Crozza e un intervento da Fazio (ormai fa più audience come comico della Littizzetto) del De Luca in carne e ossa, ma non certo adatto a guidare, finanche a definire, momenti tragici come questi, quando la sobrietà, la cultura del fare devono espandersi protette dal silenzio delle parole, da spendere e da centellinare col misurino, solo quando sono strettamente necessarie.

Ecco perchè è morto l’architetto Francesco Caterino, ecco perchè stanno morendo tante persone, le cui vite si sarebbero potute salvare tranquillamente se a governare la Campania ci fossero state persone normali e non quelle che l’hanno disamministrata negli ultimi 25 anni, da Rastrelli a Bassolino, da Caldoro a De Luca, ispiratori ed esecutori materiali di un default della Sanità che oggi, per la prima volta realmente presenta il conto in termini di morti e di disperazione. Ma noi l’avevamo scritte queste cose a marzo. Va bè, noi siamo un quotidiano locale. Figuriamoci, i campani non leggono neanche gli articoli dei quotidiani nazionali. Però, ora i campani, anche a causa di questo loro vergognoso disimpegno culturale, morale e politico, cominciano a tirare le cuoia. Muore gente giovane, professionisti noti perchè la morte, come ci ha insegnato Totò ne “La Livella”, non guarda in faccia a nessuno e il sistema di cura di questo covid non permette neppure di far valere la forza dei propri soldi, del proprio essere benestante al cospetto di tanti comuni mortali.

Anche questa storia dell’architetto Francesco Caterino passerà sotto silenzio o quasi, siamo un popolo individualista che imposta la sua giornata esclusivamente in funzione del proprio piccolo o grande particulare, del proprio piccolo o grande tornaconto. Per cui, un morto su, un morto giù, che volete che sia! Tanto l’allegria ritornerà presto, perchè venerdì pomeriggio ci faremo altre 4 risate con il cowboy salernitano e poi di sera altre 8 con il comico che lo imita.