L’inchiesta sul tesoro di Nicola Schiavone Monaciello. Chiusa l’indagine, coinvolti anche la moglie e i tre figli
10 Gennaio 2023 - 12:00
Il provvedimento è stato notificato anche al commerciante aversano Vittorio Scaringia, la madre e l’imprenditore napoletano Michelangelo Regine
CASAL DI PRINCIPE – Il pubblico ministero della direzione distrettuale antimafia di Napoli Graziella Arlomede ha formalmente dichiarato conclusa l’indagine nei confronti di Nicola Schiavone Monaciello, la sua famiglia e altre tre persone.
Con tale atto il Pubblico Ministero informa l’indagato del reato di cui è accusato, della facoltà di nominare un difensore di fiducia e del diritto di visonare ed estrarre copia di tutti gli atti di indagine.
Questa inchiesta nasce da quella più centrale, relativa agli appalti che Schiavone era riuscito a conquistare, corrompendo manager e funzionari di Rfi, grazie alle ricchezze accumulate per la sua vicinanza al clan dei Casalesi e al boss Francesco Schiavone Sandokan, che per Monaciello aveva una predilezione.
Tornando all’inchiesta sul riciclaggio di denaro, risultano indagati Teresa Maisto, moglie di Nicola Schiavone, e i figli Amalia, Oreste e Pasquale Gianluca Schiavone. Continuando l’elenco emergono anche i nomi di Vittorio Scaringia, commercialnte di Aversa, la madre, Anna Maria Zonrego e imprenditore settantenne di Forio Michelangelo Regine.
Secondo le indagini della direzione distrettuale antimafia, i componenti la famiglia di Nicola Schiavone sarebbero stati tutti destinatari di somme di denaro oggetto di operazioni di riciclaggio, mentre Scaringia e la madre avrebbero avuto il compito di prestanome.
Il riciclaggio sarebbe avvenuto attraverso l’acquisto di immobili attraverso la società di Regine, la Retur srl, per un valore di almeno un milione e mezzo di euro.
Per vedere l’elenco completo degli immobili e le cifre, prima sequestrate e poi dissequestrate, al magnate casalese degli appalti e a Vittorio Scaringia, potete entrare in un articolo dello scorso giugno di CasertaCe CLICCANDO QUI.
In questa inchiesta, a Nicola Schiavone Monaciello viene contestato anche il reato di trasferimento fraudolento di beni. Avrebbe, infatti, ceduto in maniera fittizia alcune proprietà comprate dalla sua società immobiliare a Scaringia e alla madre.