L’INTERCETTAZIONE. Giuseppe Guarino e la sorella farmacista Luisa un po’ sparlavano di Giacomo Capoluongo, poi gli facevano arrivare soldi a palate, ecco come

15 Novembre 2021 - 11:43

 

É particolarmente interessante questa conversazione tra i due fratelli, perchè al di la di qualche momento un po’ esilarante , relativo alla identificazione della donna , più o meno anziana che deve fungere da prestanome del conto su cui far affluire i quattrini per la famiglia Capoluongo dimostrerebbe, secondo la dda e secondo il gip la piena connessione tra l’enorme struttura del riciclaggio di danaro sporco e soggetti criminali , che sono indubbiamente punti di riferimento del clan dei casalesi

 

 

SAN MARCELLINO/TRENTOLA DUCENTA( g.g.) Quello che pubblichiamo oggi è la prima intercettazione che mette insieme le voci di Giuseppe Guarino, capo dell’organizzazione che ha riciclato in tre anni e mezzo circa 175milioni di euro, e la sorella Luisa Guarino, la farmacista moglie di Giacomo Capoluongo, esponente di spicco del clan dei casalesi, prima associato al cartello di Michele Zagaria, poi, come questo giornale ha scritto più volte, alleato di Nicola Schiavone e non più funzionale alle strategie camorristiche del citato Zagaria, che con Capoluongo (il fatto è dettagliatamente raccontato nell’ordinanza Jambo) litiga anche per la destinazione della farmacia comunale di Trentola Ducenta, che Capoluongo voleva fosse affidata alla moglie Luisa Guarino e sulla quale, invece, Michele Zagaria aveva altri piani.

L’importanza di questa intercettazione risiede, secondo il giudice, nel fatto che da essa risulta evidente che una parte dei solti riciclati dovevano essere messi a disposizione proprio di Giacomo Capoluongo, conclamato esponente del clan dei casalesi.

Non è che Giuseppe Guarino nutra una grande opinione del cognato. In verità, neppure Luisa Guarino, cioè la moglie di Capoluongo parla benissimo del suo consorte. I giudizi  trancianti di Giuseppe Guarino (“ignoranza totale“) sono scatenati da quella che appare una possibilità, ventilata da Capoluongo, di far affluire quei soldi su un conto corrente a lui intestato o intestato a un diretto congiunto.

Di fronte a questa idea Giuseppe Guarino trasecola e spiega alla sorella che occorre trovare alla svelta una persona, possibilmente donna, visto che le donne, a suo dire, funzionano meglio al cospetto di uno sportello di cassa di una banca o di un ufficio postale, perchè apra un conto corrente su cui fa affluire i soldi che poi dovranno finire nelle tasche di Giacomo Capoluongo e di Luisa Guarino.

Peppe Guarino spiega bene  i meccanismi a sua sorella. Andrebbe individuata una persona che ha bisogno e che è stabilmente a disposizione; che salga nell’auto di Luisa Guarino quando questa ne ha necessità e si faccia accompagnare alla posta o alla banca

Piccolo siparietto sull’età: Giuseppe Guarino ritiene che debba avere massimo 50/55 anni, mentre per la sorella Luisa meglio che ne abbia 70. Un’idea, quest’ultima, che incrocia l’obiezione del fratello il quale afferma che più è anziana una persona, una donna e più può essere considerata anomala, sospetta una sua attività ,molto frequente, troppo frequente di movimentazione sui conti.

Comunque, ripetiamo: questa intercettazione vale i magistrati inquirenti della dda e per il gip che ha firmato l’ordinanza, in quanto, secondo loro, dimostrerebbe una evidente implicazione camorristica nell’attività di truffa e  di riciclaggio del danaro. Questa conversazione rappresenterebbe, dunque, un riscontro, una controprova logica a ciò che il collaboratore di giustizia Attilio Pellegrino afferma in un interrogatorio reso poco più di un anno fa (clicca e leggi

), all’interno del quale afferma che il clan dei casalesi non si connetteva in maniera indiretta all’attività di riciclaggio, ma lo aveva messo appunto direttamente, controllandolo fino al 2010 con due suoi esponenti di spicco: l’imprenditore Michele Patrizio Sagliocchi, il quale avrebbe  costituito la relazione, a colpi di fatture false coinvolgendo aziende di un settore dei carburanti del quale è stato per anni protagonista attivo, e come controllore diretto delle operazione Michele Fontana, detto o sceriffo , fino all’arresto appartenente alla cerchia ristrettissima di chi affiancava Michele Zagaria nelle decisioni operative più difficili e più complicate.