Dopo il primo verdetto su “Giuseppe Guarino camorrista”, riflettori puntati su Armando Della Corte. Per il pentito il clan era dentro alle truffe delle fatture

11 Novembre 2021 - 13:25

Lo spiega Attilio Pellegrino, il cui stralcio pubblichiamo integralmente, in calce al breve articolo di presentazione

 

TRENTOLA DUCENTA/SAN MARCELLINO – Ci occupiamo oggi delle dichiarazioni del collaboratore di giustizia Attilio Pellegrino, le cui dichiarazioni sono inserite nell’ordinanza che ha coinvolto Giuseppe Guarino.

L’ex componente della fazione Zagaria del clan dei casalesi dice delle cose importanti: Della Corte era il suo riferimento per avere notizie su persone che lavoravano nel mercato ortofrutticolo di Aversa perchè conosceva uno dei titolari di un punto vendita presente nella città normanna. Il clan insomma aveva interesse nel sottoporre ad estorsione i mercatali che lì operavano. Pellegrino spiega che Della Corte “pur non essendo formalmente affiliato a nessun clan, era però una persona disponibile a fornire prestanome o servizi a noi del clan, sia Zagaria che Schiavone“.

Altra cosa importante: Della Corte, sempre nel racconto di Pellegrino, era il realizzatore di truffe con fatture false realizzate tramite società di imballaggi e legno, nate con il bene placido della camorra. Pellegrino era interessato al settore del commercio del legno e per tale motivo aveva parlato con il Della Corte.

Attenzione, le autorizzazioni del clan riguardavano un sistema ancora più articolato rispetto a quello descritto nell’ordinanza di cui ci stiamo occupando perchè Pellegrino parla di soldi a lui consegnati personalmente da Della Corte e derivanti dalle attività di false fatturazioni.

Sarà sufficiente per confermare o meno l’aggravante camorrista per Della Corte, come è successo anche per Giuseppe Guarino?

I dettagli li leggete nello stralcio pubblicato qui in basso.

 

QUI SOTTO LO STRALCIO DELL’ORDINANZA CON LA PRIMA PARTE DELLE DICHIARAZIONI DI ATTILIO PELLEGRINO