L’OMICIDIO DI MONDRAGONE. Ecco la verità ufficiale del giudice. Il teste chiave è un amico di sempre dell’imprenditore Pagliaro. Il NOME del carabiniere intervenuto fuori servizio

8 Maggio 2025 - 19:41

Ovviamente, anche da questo documento giudiziario che convalida l’arresto per l’omicidio non premeditato, non si riescono a comprendere molti fatti le cui dinamiche non tornano o lasciano perplessi, a partire dalla fattura – o presunta tale – rinvenuta nell’auto di Pagliaro da 743 mila euro e “a favore” di Magrino. E poi, la pistola dov’è?

MONDRAGONE – Abbiamo dato un po’ di occhiate ai documenti disponibili sull’omicidio del 41enne Luigi Magrino, ad opera dell’imprenditore di Mondragone, Giancarlo Pagliaro, titolare della Mobili Franchino.

Tutto quello che abbiamo scritto sull’intervento di una persona che ha cercato disperatamente di tirare fuori dalla Jeep Compass l’omicida, ovvero Giancarlo Pagliaro, che, dopo aver sparato, si sarebbe accanito su Magrino; tutto quello che attiene a ciò che emerso sulle relazioni economiche tra Pagliaro e Magrino, divenute complicate dopo che la guardia di finanza di Mondragone aveva elevato una pesantissima multa da 600

mila euro per una questione di rimanenze di magazzino; ciò che sarebbe emerso dalla chiacchierata fatta con l’intera famiglia di Pagliaro, alla presenza di quest’ultimo; tutto quello che è stato detto sui 10 mila euro inizialmente versati da Pagliaro a Magrino e poi sulla sequenza di ulteriori versamenti, fino ad una cifra di 100 mila euro, che poi diventano 150 mila euro; tutto ciò è frutto della deposizione fatta davanti ai Carabinieri del reparto territoriale di Mondragone fatta da Pasquale De Martino, zio del titolare del distributore di benzina Agip sul cui piazzale si è consumato il delitto, che qualche problema con la giustizia deve averlo, visto che ha dichiarato di avere un braccialetto elettronico con gps.

La presenza di De Martino sulla scena del crimine, con cui ha preso materiale contatto, sopraggiungendo, secondo quanto lui afferma, da Baia Felice, dove aveva accompagnato alcuni operai, è stata confermata dal Maresciallo Capo dei carabinieri di Mondragone, Camillo Abate, il quale, libero dal servizio, si è portato anche lui al distributore Agip, giungendosi dal vicino bar Crystal.

Il maresciallo inizialmente non era riuscito a bloccare Pagliaro, in quanto quest’ultimo, nel momento dell’arrivo del militare, non era vicino alla Jeep, ma si era recato nell’attiguo negozio di casalinghi di proprietà di Raffale Miraglia, suo cugino.

Lì ci sarebbe andato per lavarsi le mani, come conferma lo stesso Miraglia, la cui telecamera di videosorveglianza, a differenza di quelle del distributore, funzionava al punto che il suo racconto è stato suffragato dalle immagini.

Si è disfatto di un giubbino pieno di sangue ed evidentemente, in stato confusionale, si sarà anche lavato le mani ma non il viso, che è rimasto intriso di sangue, secondo quanto raccontato il maresciallo capo Abate, nel momento in cui Pagliaro è tornato sul luogo del delitto.

Dalle indagini è emerso, almeno stando a ciò che è scritto nell’ordinanza di convalida dell’arresto di Giancarlo Pagliaro, anche una fattura, conservata in una busta di cellophane nel bagagliaio dell’auto dell’omicida.

Viene scritto che si tratterebbe di una fattura della Mobili Franchino a favore di Magrino per una cifra di 743 mila euro. In effetti non si capisce bene. Perché se la fattura è emessa da Franchino, sarebbe la società a dover incassare e non il contrario.

Tornando al teste chiave, cioè De Martino, lui si professa amico di lunghissima data di Pagliaro, affermando di conoscere anche Magrino, seppur non in maniera approfondita. Ma sufficientemente, però, per aver messo Pagliaro in guardia da lui.

Sul discorso di questi versamenti, fatti da Pagliaro a Magrino, questo sarebbe stato legato dalla promessa che la vittima avrebbe fatto di corrispondere all’imprenditore i 600 mila euro fondamentali per il pagamento della multa, ciò sarebbe avvenuto nel momento in cui Magrino fosse riuscito a sbloccare una sua polizza.

Come scritto anche nei giorni scorsi, è chiaro che arrivare a 200 mila euro di danaro consegnato da Pagliaro a Magrino, rende incongrua tutta la situazione, perché 200 mila euro sono una cosa diversa dai 600 mila, ma nemmeno poi tanto.

Ed ecco allora che De Martino dice ai carabinieri che il rapporto tra i due si era trasformato. E quello che Magrino perpetrava ai danni di Pagliaro erano delle vere e proprie minacce, a cui avrebbe dato anche corpo, tentando di investire con la sua auto M. Pagliaro, figlio di Giancarlo.

Quel che è successo davanti ai carabinieri di Mondragone e alla pm Pontillo risulta essere finalmente più chiaro, proprio alla luce dell’ordinanza di convalida dell’arresto. Pagliaro, a quel punto già assistito dagli avvocato Alfonso Quarto e Antonio Miraglia, non si è voluto sottoporre all’interrogatorio, avvalendosi della facoltà di non rispondere, ma ha voluto rilasciare una dichiarazione spontanea in cui ha raccontato di essere esasperato dalle richieste di Magrino, il quale lo aveva anche minacciato con la pistola che portava in auto e che, all’inizio della colluttazione del giorno fatale, Pagliaro è riuscito a prendere, facendo fuoco contro Magrino.

Il resto è racconto confuso, concitato e quindi bisogna affidarsi, per il momento, di nuovo al testimone De Martino, nel momento in cui si va a registrare l’accanimento con cui l’omicida si sarebbe avventato sulla sua vittima, colpendolo con un corpo contundente non meglio identificato.

Non sappiamo cosa stia succedendo, in questi giorni, sul versante delle indagini. Nella Jeep c’era solo il caricatore della pistola calibro 6.35, riposto sul sedile del passeggero.

A quanto si sa, Pagliaro nulla ha dichiarato sulla destinazione dell’arma che non si è più trovata. Per cui si attendono ulteriori sviluppi nei prossimi giorni.