MACRICO & QUATTRINI. La Fondazione del vescovo Lagnese ha già i conti in rosso: 200 mila euro pagati sull’unghia dalla Diocesi e da don Giannotti agli “amici” architetti nippo-romani

24 Settembre 2024 - 14:41

Problemi seri nella Fondazione dopo le dimissioni dei revisori dei conti che rivendicano compensi previsti dalle tabelle nazionali mai ricevuti. Dopo gli arresti di Marzo e Biondi, il governatore De Luca corre in soccorso dei due religiosi, mentre in queste ore stanno partendo le diffide dei privati che hanno visto i loro immobili inseriti nel masterplan

CASERTA (gianluigi guarino) – È di questi giorni la notizia della chiusura e dell’approvazione del secondo bilancio di quella strana creatura incaricata di gestire la vicenda Macrico, la Fondazione Casa Fratelli Tutti, uscita dai cervelli non comuni e indubbiamente fertilissimi, non solo di idee spirituali, ma soprattutto di idee secolari, del vescovo ormai plurimo delle Diocesi di Caserta e di quella di Capua, dove governa uno degli istituti di sostentamento del clero più ricchi d’Italia, monsignor Pietro Lagnese, e il dinamicissimo parroco del Rione Acquaviva, chiesa di Lourdes, don Antonello Giannotti che, francamente, meriterebbe di dotarsi a sua volta del tanto agognato zucchetto vescovile, ma per questo dovrà convincere, una volta e per tutte, i suoi colleghi casertani i quali, ogni volta che si libera una diocesi, gli fanno barba

e capelli nelle lettere riservate di informazioni che il Vaticano invita a scrivere in un’esperienza che il sottoscritto ha guardato, seppur da lontano e con grande discrezione, vivere a suo zio quando un sacerdote della Diocesi di Telese-Cerreto, e successivamente Telese-Cerreto-Sant’Agata de’ Goti, concorreva per la carica di vescovo, come avvenuto a don Francesco Tommasiello che da rettore del seminario diocesano di Cerreto ascese al massimo soglio vescovile in quel di Teano.

Il bilancio si è chiuso purtroppo con un disavanzo. Usiamo le parole giuste, quelle tecniche, visto che il passivo rappresenta un concetto contabile, il disavanzo un altro e diverso. Le fondazioni non sono come le società di persone o di capitali. Sono enti di diritto pubblico e necessitano di una trasparenza e di certezze superiori rispetto agli enti di diritto privato.

I 200 MILA EURO PAGATI SULL’UNGHIA DA LAGNESE E GIANNOTTI AGLI ARCHITETTI ROMANI

Un disavanzo di 147 mila e 698 euro, frutto sostanzialmente della parcella da 204 mila euro (il divario tra le due cifre è colmato da una sorpresa di cui vi diremo) spedita alla Fondazione dallo studio di architettura romano Alvisi Kirimoto che i soldi li ha voluti “maledetti e subito”, mentre il primo aggettivo, citato nel famoso adagio toscano si può trasformare e ribaltare, dato che 204 mila euro non sono certo “pochi” soldi, soprattutto nel momento in cui vengono rivendicati con una tempistica ipso facto.

Non una grande idea, dunque, ispirata dal vescovo Lagnese e da don Giannotti, perché forse qualche ottimo studio nostrano avrebbe potuto mettersi una mano sulla coscienza e aspettare un po’ o quantomeno dilazionare il pagamento, permettendo ai redattori del bilancio della Fondazione una gestione più flessibile tra imputazione generale del debito e imputazione di esercizio.

200 mila euro e passa per un progetto molto discutibile e che potrebbe essere anche soggetto a modifiche sostanziose, con ulteriori aggravi di costi e ulteriori parcelle in viaggio sulla linea ad alta velocità, anzi altissima velocità, Roma-Caserta.

Un progetto che non ha convinto e non ci ha convinto, dopo averne raccontato la genesi e qualcosa anche del contenuto in un articolo (leggi qui l’inchiesta) nel quale sono emersi fatti non chiarissimi, soprattutto nel momento in cui lo studio Alvisi Kirimoto ha chiesto al comune di Caserta di modificare uno schema di PUC già fatto, in funzione del progetto le cui linee guida sono uscite dai fervidi cervelli di chiesa declinati nell’incipit di questo articolo.

I DUBBI SUI 57 MILA EURO CONFERITI DALL’IDSC DI DON GIANNOTTI

Ed ecco la sorpresa che colma il gap tra la fattura da 204 mila euro dello studio Alvisi-Kirimotoi e il disavanzo da 147 mila euro. Dalle note integrative del bilancio apprendiamo infatti che 57 mila euro, inseriti nelle entrate con la molto singolare dicitura contributi da soggetti privati, sono stati spediti dall’Istituto sostentamento clero della Diocesi di Caserta, presieduto proprio da don Antonello Giannotti.

Il titolo con cui è avvenuta questa immissione di denaro, ossia contributi da soggetti privati, non è che convinca granché. Bisognerebbe leggere con attenzione sia lo statuto dell’Idsc, sia quello della Fondazione.

Dando una scorsa alle poche cifre che il bilancio contiene, leggiamo anche che nel conto economico i costi per servizi ammontano a 204 mila euro che sono, per l’appunto, quelli richiesti e ottenuti dai titolari dello studio d’architettura Alvisi Kirimoto.

Siccome abbiamo sostenuto che queste parcelle sono state interamente pagate, dalla lettura del bilancio e della sua nota integrativa apprendiamo che 147 mila euro circa sono stati pagati dalla Fondazione. Siccome l’unico soggetto all’interno di questa è il socio singolo, la Diocesi di Caserta, è ovvio che questa somma sia uscita dalle casse della stessa diocesi per volontà del vescovo Lagnese.

Come detto, l’altra parte, 57 mila euro, l’ha conferita un altro organismo della Diocesi di Caserta, ma dotato di autonomia giuridica, l’Istituto diocesano per il sostentamento del clero di don Giannotti, non a caso definito come soggetto privato conferitore di un contributo .

Mentre la Diocesi è il socio unico della Fondazione Casa Fratelli Tutti, da cui è gemmato un consiglio di amministrazione guidato, non a caso, da don Giovanni Vella, vicario generale della stessa diocesi, il numero due di Lagnese, la motivazione per cui l’Idsc ha inserito quasi 60 mila euro resta, dunque, come già accennato prima, misteriosa.

Un mistero che cercheremo di sciogliere nei prossimi giorni, leggi e codice civile alla mano

DOPO GLI ARRESTI, GIANNOTTI E LAGNESE CHIEDONO “ASILO POLITICO” A DE LUCA

Ma il momento che si respira all’interno della Diocesi di Caserta, divenuto unico propulsore del progetto Macrico che vuol essere qualcosa di diverso, con un bel po’ di volumetrie aggiuntive, dal parco urbano aspirato dagli ambientalisti, a partire dal comitato Macrico Verde, non è certo dei migliori.

Nel nostro articolo precedente eravamo rimasti alla fissazione di una conferenza dei servizi che avrebbe dovuto svolgersi al comune di Caserta nel mese di luglio, in modo da dare un impulso decisivo alla realizzazione del progetto dello studio romano, andando avanti in quelle che erano le intenzioni di allora, con le strane e (ripetiamo) molto opache modalità che avevano segnato il rapporto tra il progettista e il super dirigente capo del comune Franco Biondi, tutte cose che troverete nell’articolo che vi abbiamo già proposto con collegamento ipertestuale.

Ma a cavallo della festa di sant’Antonio, Biondi è stato arrestato ai arresti domiciliari, parimenti all’assessore ai Lavori Pubblici Massimiliano Marzo e ad altri, un’inchiesta che ha visto iscritto nel registro degli indagati, seppur a piede libero, anche il vicesindaco e assessore alle Attività produttive (e non solo), Emiliano Casale.

Per persone quali il vescovo Lagnese e il prete, nonché presidente di Idsc, don Giannotti, da sempre attentissimi alle forme e all’apparenza, alle quali, soprattutto il secondo, hanno piegato anche i non comuni sforzi compiuti per organizzare i propri eventi delle parrocchie di competenza, le stanze di palazzo Castropignano sono divenute impraticabili.

E allora si è ben capito quanto i due religiosi abbiano lavorato negli ultimi due anni al rapporto con un altro furbone mica da ridere, ci riferiamo al presidente della Regione Campania, Vincenzo De Luca.

I REVISORI DEI CONTI BATTONO CASSA, SI ARRABBIANO E SI DIMETTONO

Quindi, la conferenza dei servizi si farà in stanze più tranquille. Non più quelle del comune, bensì quelle della regione.

L’esito definirà anche il grado di importanza che avranno altre piccole e grandi tempeste avvenute ultimamente all’interno della Fondazione, a partire da quella causata dalla polemicissima lettera con cui i tre revisori dei conti, Stefano Coleti, Alessandro Pisanti e Pietro Matrisciano, hanno rassegnato le dimissioni.

Alla Fondazione i tre non erano andati per beneficenza, ma per introitar giusti quattrini nell’esercizio della loro funzione di controllo.

E di quattrini devono aver parlato con la Fondazione, se è vero come è vero che nella lettera citata non hanno scritto di un’impossibilità assoluta dell’ente guidato da don Giovanni Vella a remunerarli in qualche modo, ma hanno scritto chiaro e tondo che i loro compensi devono essere allineati alle cifre previste nelle tabelle nazionali e quindi anche locali, formalmente in vigore per tutti coloro che fanno parte dell’elenco dei revisori dei conti di enti pubblici.

CHE PASTICCIO: NEL MASTERPLAN ANCHE I TERRENI DI PRIVATI CITTADINI

Come le ciliegie, un guaio sembra tirare l’altro. Infatti, nel costosissimo masterplan dello studio Alvisi Kirimoto sono state accluse anche aree che non sono di proprietà dell’Idsc e della Diocesi di Caserta, bensì di privati cittadini, i quali proprio in questi giorni stanno facendo partire le diffide inviate ai soggetti più esposti, dunque, la diocesi e l’istituto di sostentamento clericale, ma anche al comune di Caserta e alla regione Campania.

Insomma, una sorta di guazzabuglio nel quale, tra le poche cose certe, si cono i 200 mila euro incassati dallo studio romano di architetti, il quale diventa in questo modo uno dei fattori principali della nostra trattazione giornalistica perché ci interesserà sapere a chi diavolo (pardon, lasciamolo perdere negli inferi quello là, dato che trattiamo di Santa Romana Chiesa) sia venuto in mente di commissionare a questi accorsatissimi e pretenziosissimi architetti il masterplan del Macrico.

Per cui, già vi possiamo anticipare che, avendo imboccato il sentiero dell’osservazione delle procedure in atto, molto presto leggerete un nuovo articolo sulla vicenda.