LA MALAMOVIDA CASERTANA, CHE SI VUOLE RISOLVERE A PAROLE, MA NON CON I FATTI
13 Luglio 2024 - 12:21
CASERTA (p.m.) – Alla movida casertana si adatta perfettamente il detto popolare che mentre il medico studia, il malato muore. Dove il medico sono l’amministrazione comunale con il prolisso assessore competente Emiliano Casale ed il malato sono i residenti del centro storico che subiscono impotenti la caciara del preteso divertimento che va in scena ogni fine settimana.
Questo di fare studi nuovi sopra studi antichi è un sistema vecchio e collaudato quando si vuole prendere tempo, quando non si vogliono affrontare le cose. In politica si dice che quando non c’è volontà di affrontare un tema si nomina una commissione.
Giustappunto quello cha succede con la vita notturna come viene intesa a Caserta.
Incontrollata da anni, oggetto di continue e documentate denunce puntualmente cestinate nei fatti, non se ne viene a capo. Ogni volta le strade vengono invase dai ragazzi che tirano tardi anzi notte fonda bevendo e che urlano, schiamazzano, usano i portoni come latrine, e che nella migliore delle ipotesi si cannano “solo”, al suono della musica a volume assordante diffusa dai localini del posto. I quali, per essere in genere di pochi metri quadrati, devono tenere i clienti fuori con tavoli e sgabelli ad invadere la sede stradale. Tanto che chi ha la disgrazia di abitare sul posto fa fatica persino a rincasare con la macchina. Per non parlare del rischio delle aggressioni da parte di quelli alticci, che molte volte si tramuta in atti di violenza e in danneggiamenti contro chi si prova a chiedere di poter passare o di darsi una calmata. Dopo anni di inazione o peggio di un finto intervenire siamo ancora al punto che il comune dovrà varare un nuovo regolamento che è allo studio, come si è appreso nel question
Se la giunta vuole giocare, può anche varare il nuovo regolamento, ma sapendo – come crediamo che in cuor proprio sappia – che non servirà a niente. Mancando i controlli, veri e seri, e non dando una netta sterzata alla disciplina, che sia aderente alla realtà effetiva e non a quella immaginata – per convenienza, per finta o reale buona fede, non cambia molto – tutto resterà come prima.
A chi finge di non capire e che pensa che ci sia equiordinazione tra il diritto al riposo dei residenti e il diritto dei giovani allo svago ultraspontaneo (manco per niente, perché quello alla quiete pubblica è un diritto assoluto, mentre la libertà d’impresa ed economica degli esercizi pubblici non può svolgersi in contrasto con l’utilità sociale o in modo da recare danno alla salute, all’ambiente, alla sicurezza, alla libertà, alla dignità umana) facciamo un esempio.
Si stabilisca il numero chiuso dei frequentatori in base alla capacità ricettiva interna degli esercizi ed il divieto di stazionare all’esterno di essi, posto che confidare nell’auto controllo di clienti e gestori è pura utopia, come si vede puntualmente ogni venerdì e sabato e da anni.
Ma anche le associazioni cittadine costituitesi per contrastare il fenomeno potrebbero smuovere il comune con azioni giudiziarie del tipo di quelle promosse proficuamente in altre città. Ricordiamo al riguardo che, ad esempio, il comune di Torino è stata condannato a risarcire oltre un milione di euro per danni da malamovida. Magari agendo intuitu personae, ossia per responsabilità diretta e personale, contro sindaco ed assessore al ramo per reiterata omissione dei provvedimenti necessari a garantire da schiamazzi ed eccessi.
Anche la magistratura ha le sue responsabilità, a nostro modo di vedere. Non si può credere che per fatti così urgenti ci vogliano mesi e mesi tra perizie fonometriche ed interventi di tecnici vari. Il fenomeno della musica ad alto volume ed il baccano si colgono immediatamente facendo una scappata sul posto. E la corte di cassazione non ha già statuito che i frastuoni sopra la soglia di accettabilità possono essere accertati anche dalle dichiarazioni di testimoni?
Concludiamo proponendo alcuni fotoscatti della baraonda della scorsa fine settimana, tratti dai video che ci sono arrivati, che abbiamo preferito non pubblicare direttamente potendosi riconoscerne gli autori e tutelarli da atti quasi certi di ritorsione.
Si va dalla strada occupata da sedie e banchi, alla calca, a giovani intenti a orinare, a ragazzi traballanti per il troppo bere.
E’ questo che si vuole?
Alcuni shot fotografici tratti dai video inviatici