Marcello De Rosa e gli sciacalli a geometria variabile. La riflessione dell’ex Consigliere provinciale Salvatore Lettera

8 Agosto 2025 - 13:02

L’attuale consigliere comunale di Sant’Arpino paragona le parole che Marcello De Rosa ha usato nei suoi confronti – quando ha ipotizzato di ricorrere all’autorità giudiziaria – a quelle espresse sempre dall’ex sindaco di Casapesenna ed ex vicepresidente della Provincia reggente, quando, dopo aver litigato con Zannini e Colombiano sulle poltrone di Gisec e Terra di Lavoro, oltre che per la sospensione del concorso che aveva visto vincitrice la nipote del fratello, Lello De Rosa, ha urlato ai quattro venti di essere pronto a denunciare cose turche di Colombiano

COMUNICATO STAMPA


Lettera aperta a Marcello De Rosa.
La Trasparenza e la Legalità non si predicano, si praticano. Sempre. Non a convenienza.


A volte basta aspettare. Le stesse persone che ti accusano di “sciacallaggio politico” finiscono per poi seguire esattamente quella stessa strada che avevano pubblicamente condannato, con toni altisonanti e indignazione di facciata. È il caso del consigliere provinciale Marcello De Rosa, che oggi – incredibilmente – annuncia di voler segnalare presunti atti “molto gravi anche sotto il profilo penale” agli organi competenti, cioè Prefettura e Procura.


Sorprende – ma fino a un certo punto – che si tratti dello stesso De Rosa che, in passato, ha pubblicamente stigmatizzato la mia attività istituzionale come proprio perché esercitavo il diritto-dovere di interessare le stesse autorità su atti amministrativi che ritenevo poco trasparenti o meritevoli di approfondimento, insinuando che coinvolgere gli organi di vigilanza fosse segno di irresponsabilità politica. All’epoca, scrivere al Prefetto o alla Procura significava “sminuire il proprio ruolo istituzionale”; oggi, invece, è diventata per lui la massima espressione di etica
pubblica e “vigilanza istituzionale”. All’epoca si trattava di “sciacallaggio politico”. Oggi no. La coerenza, si sa, non è di casa in certa politica.


Ma non è tutto. In quello stesso intervento De Rosa volle anche ironizzare sul mio percorso professionale, con una frase che la dice lunga sulla sua visione delle istituzioni: “Non abbiamo e non creeremo mai ombre e dubbi neanche quando i vincitori di concorsi pubblici, compreso il buon Salvatore Lettera e compagni, siano risultati idonei e selezionati tutti dallo stesso Ente. Siamo sicuri che sono stati più capaci o più fortunati di altri partecipanti.”


Un passaggio ambiguo, volutamente allusivo, che lasciava sospeso un dubbio inaccettabile sull’esito di una procedura pubblica a cui ho partecipato con impegno e senza alcuna tutela. Oggi però il tempo ha fatto giustizia anche di questo.
Proprio Marcello De Rosa è stato infatti oggetto di un’inchiesta della testata giornalistica online casertace.net che solleva pesanti dubbi su un concorso pubblico per “Istruttore addetto alle attività culturali”, assegnato – secondo la testata – alla nipote del fratello. Nonostante l’incarico fosse a tempo determinato e part-time, la procedura sarebbe stata chiusa in fretta e furia, proprio nelle ultime ore della sua reggenza da presidente facente funzioni della Provincia.

Le inchieste giornalistiche parlano di un utilizzo del danaro pubblico per sistemare parenti e fedelissimi. Anche su questo, la realtà dei fatti smentisce la morale a geometria variabile di De Rosa. E a proposito di coerenza istituzionale e di rispetto della legge e delle istituzioni, vale la pena ricordare che De Rosa, nella sua qualità da presidente facente funzioni, non ha indetto le elezioni provinciali nei tempi previsti dalla legge dopo le dimissioni del presidente Magliocca.

Nonostante le ripetute sollecitazioni, anche a livello parlamentare – come l’interrogazione del febbraio scorso della senatrice Susanna Camusso e del deputato Stefano Graziano – De Rosa ha sostenuto l’ipotesi di prolungare il suo incarico fino a dicembre 2025, suggerendo presunti dubbi interpretativi sulle normative in vigore. Ma la Conferenza Stato-Città ed Autonomie Locali, insieme all’Unione delle Province Italiane, ha smentito categoricamente questa lettura, disponendo che la Provincia di Caserta dovesse procedere senza indugio all’indizione delle elezioni. Un atto firmato anche dai ministri Piantedosi e Calderoli, che non lascia spazio a interpretazioni: la legge va rispettata, sempre, anche quando può risultare scomoda per chi ricopre incarichi provvisori.


Non entro nel merito delle contestazioni attuali che De Rosa rivolge al presidente Colombiano – sarà lui a spiegarle agli organi che ha chiamato in causa – ma voglio sottolineare un principio: chi siede nelle istituzioni ha il dovere di vigilare, segnalare e denunciare, sempre, a prescindere dai ruoli o dalle convenienze del momento. Lo si fa
con rispetto, con serietà, senza clamori inutili. Lo si fa – come nel mio caso – anche quando non è “conveniente” farlo. E soprattutto, senza ipocrisie.


Se l’attività di controllo è legittima oggi, lo era anche ieri. Ma temo che l’unica cosa cambiata – per De Rosa – sia la posizione della sua poltrona.


Concludo con un principio semplice: la legalità e il controllo sugli atti pubblici non sono mai “sciacallaggio”, né ieri, né oggi. Lo sono forse per chi preferisce l’ambiguità, la propaganda, l’intimidazione verbale.
Ma per chi crede nelle istituzioni, nella trasparenza e nel merito, ogni atto di vigilanza e di denuncia rappresenta un dovere, non un attacco.
Il tempo, alla fine, mette sempre ogni cosa al suo posto. Anche le parole.


Salvatore Lettera
Ex Consigliere provinciale di Caserta
Consigliere comunale di Sant’Arpino