MARCIANISE ALLE ELEZIONI. Nicola Scognamiglio pensa in grande: vuole diventare il re di Marcianise. Non c’era una pregiudiziale sul nome di Dario Abbate, ma si è rifiutato lo stesso di sedere al tavolo della coalizione che sostiene De Luca

18 Febbraio 2023 - 19:13

Dal momento in cui hanno designato unilateralmente il medico Antonio Trombetta, i coniugi Scognamiglio-Iodice sono diventati una parte, una fazione che dovrà ben organizzarsi in vista delle prossime elezioni regionali, quando a Marcianise potrebbero esserci realmente una decina di candidati.

MARCIANISE (gianluigi guarino) Al momento, l’unico candidato sindaco già in campo si chiama Antonio Trombetta. E’ un medico alle dipendenze di un ente pubblico ed è stato scelto personalmente da Nicola Scognamiglio. A lui si è già accodato Zannini, che farebbe una lista imperniata direttamente o indirettamente su Giovan Battista Valentino e sulla moglie Rachele Barbarano, pluri incaricata al Consorzio Idrico e da poco più di un mese assunta all’amministrazione provinciale di Caserta, nella quale, come è noto, Giovanni Zannini detta letteralmente legge. Oltre allo Zannini, dovrebbe far parte di questa coalizione, costituita da liste non recanti simboli di partito, anche una compagine promossa dall’ex consigliere regionale e anche ex coordinatore regionale del Movimento di Clemente Mastella Noi campani, Luigi Bosco, solo fino a qualche settimana fa additato da Nicola Scognamiglio e dalla moglie consigliera regionale, di tutti i vizi capitali e anche di più, essendo stato da loro considerato l’ispiratore e il sostenitore della guerra giudiziaria aperta da Steve Stellato il

quale, battuto per una manciata di voti dalla Iodice, ha proposto ricorsi in tutte le sedi della giurisdizione amministrativa, muovendosi in tal senso anche in sede penale. Bosco potrebbe impegnare le energie di Raffaele De Martino e di Giuseppe Golino, quest’ultimo, ex, originalissimo assessore dell’ultimo scorcio della seconda consiliatura Verlardi, con il quale prima si candidò, poi litigò a morte e, infine, dopo esser diventato assessore, si placò, salvo viaggiare ora su altri lidi, visto che il sindaco detronizzato non ha intenzione di deporre le armi, ma sicuramente non potrà più contare su Golino, al quale, prima di nominarlo assessore, aveva tolto la delega consiliare alla Protezione civile.

Per quanto riguarda Gianpiero ZInzi, è evidente che la sua esigenza del momento, la sua priorità è rappresentata dalla ricostruzione dalle fondamenta di un’area politica, collocata nel centrodestra, a lui direttamente riferibile. Non sappiamo se abbia o meno già dato il suo benestare al nome di Antonio Trombetta ma – ripetiamo un concetto già espresso in articoli pubblicati nelle scorse settimane sulle elezioni di Marcianise – Zinzi non può contare, oggi, su una sintesi politica dell’intero centrodestra, stante la situazione tragicomica di un’area, divenuta avanguardia, punta avanzata di un trasformismo estremo, ai limiti dei film hard, essendo il presidente della Provincia, Giorgio Magliocca, prima di tutto un alleato di ferro di Giovanni Zannini e, automaticamente, del governatore di centrosinistra Vincenzo De Luca e, solo in subordine complementare, il vecchio-nuovo dominus di Forza Italia, partito in cui ufficialmente è tornato e che controlla attraverso il suo strafedelissimo sindaco di Arienzo, Giuseppe Guida, per gli amici Peppe, da anni gratificato da Magliocca con la presidenza dell’Agis e riuscendo, nel contempo, a controllare anche molte attività della Lega e di Fratelli d’Italia, guidati, rispettivamente, da Salvatore Mastroianni, da 40 giorni assunto con un posto fisso alla Provincia nella infornata dei concorsi su cui tanto ci stiamo soffermando da mesi e mesi a questa parte, e da Marco Cerreto, legatissimo al presidente della Provincia da vincoli ancora più stretti, visto che si tratta del padrino di battesimo o di cresima di qualche figlio di Magliocca, oppure è Magliocca ad avere battezzato sua figlia. Ma stabilire con certezza la circostanza è assolutanente irrilevante, nel momento in cui affermiamo con certezza matematica che questo tipo di relazione è, comunque, esistente.

Insomma, Zinzi lavora per costruire una lista che possa essere forte del suo status di deputato, di politico in grado, nel corso di una tornata elettorale molto negativa per il partito di Salvini, di inserire un suo 2 o 3% di valore aggiunto alla percentuale altrimenti asfittica della Lega, in occasione dell’ultima tornata elettorale politica del 25 settembre scorso.

A proposito di dominus, Nicola Scognamiglio punta ad essere il nuovo comandante in capo della politica marcianisana. Il nome di Antonio Trombetta, infatti, è stato una sua designazione che, sostanzialmente, ha imposto alle altre liste di questa coalizione, non certo omogenea, ma che si regge sull’euforia del citato Scognamiglio, il quale, probabilmente, non valuta in maniera fredda, razionale che alle ultime elezioni regionali, sua moglie Maria Luigia Iodice non ha avuto un competitor politicamente ed elettoralmente credibile a Marcianise. Siamo di fronte ad un embrione di coalizione, molto variegata e disomogenea che, ancora oggi, però, resta ipotetica, ma che, comunque, segna la rideterminazione del ruolo di Scognamiglio e di sua moglie Maria Luigia Iodice, come soggetti di una parte e non super partes, rispetto ai diversi schieramenti politici attivi su Marcianise, con la conseguenza che alle prossime elezioni regionali, i coniugi dovranno cercare fuori dalla loro città tanti voti in più rispetto a quelli raccolti extra Marcianise nel 2020, visto e considerato che, a questo punto, quelle desistenze reali che si svilupparono la volta scorsa, non avranno più ragioni di esistere e, dunque, nel Pd potrebbe scendere in campo direttamente come candidato al consiglio regionale proprio Dario Abbate. E una candidatura molto competitiva potrebbe uscire anche dall’area di Zinzi che, a quel tempo, sarebbe molto più forte a Marcianise di quanto non lo sia adesso, avendo messo a valore i primi due anni di legislatura, trascorsi dinamicamente nei banchi della maggioranza e vicino a diversi esponenti del Governo nazionale.

Fin qui la descrizione dello stato dei fatti. Ora, molto brevemente, esprimiamo un nostro punto di vista, sentendoci legittimati a farlo dai 1500, 1600 articoli, scritti dal 2016 ad oggi, che ci hanno dato la veste e la consistenza, anche al di là delle nostre intenzioni, di fattore politico attivo sulla strampalatissima, spericolatissima, inquietantissima e pericolosissima stagione di Antonello Velardi, il quale, in tutta evidenza sarebbe tranquillamente al suo posto se non ci fosse stato Casertace (accettiamo confutazioni eventuali come spunti di confronto e di discussione) che, a sua volta, poco avrebbe potuto fare senza la leonina, matta e disperatissima, sempre sostenuta da un solidissimo supporto documentale, testimonianza politica di denuncia, portata avanti da Dario Abbate, il quale, piaccia o non piaccia, ha trascinato letteralmente con sé tutta l’opposizione nel corso di due consiliature, andando avanti nel perseguire il legittimo obiettivo di far cadere Velardi, anche nel corso dell’ultima di queste consiliature, quando era del tutto evidente che nessuno glielo avrebbe poi riconosciuto. Non tanto a lui personalmente, ma portando quanto meno avanti e valorizzando, come progetto di governo, quell’esperienza politica di lotta pulita, condotta tra rischi, querele e minacce, sempre a viso aperto. Era chiaro che non gliel’avrebbero riconosciuto. Nonostante ciò, lui e questo giornale, evidentemente troppo legati ai concetti di dignità, di onore, di legalità “se ne sono fregati delle nottate a studiare atti amministrativi, della necessità di nominare avvocati su avvocati per difendersi dalle querele intimidatorie, visto che per loro, cioè per noi di Casertace e per Abbate, i valori e, appunto, la dignità, valgono più di ogni sofferenza e di ogni pur legittima valutazione della politica nelle sue chiavi tattiche e strategiche”.

Ecco perché quella stagione andava valorizzata. Attenzione: non necessariamente scegliendo Dario Abbate come candidato sindaco, ma, quanto meno, accettando di sedersi attorno ad un tavolo per trovare insieme, a partire dalle forze omogenee, quelle che appoggiano De Luca alla Regione (magari al netto di Zannini, trattandosi di una eccezione in tutto il sistema solare). E, invece, Maria Luigia Iodice non ha mai voluto sedere al tavolo di quell’esperienza politica irripetibile di resistenza e di rivendicazione di valori. Non ha voluto scegliere, insieme a tutti gli altri, un nome che potesse rappresentare, da una parte un punto di equilibrio, dall’altra parte una garanzia di competenza vera e non solo chiacchierologica, di buona creanza, di buona educazione. Tutti tratti in discontinuità con la stagione di Antonello Velardi.

Non sedendosi a quel tavolo, non sedendosi, dunque, al tavolo in cui Dario Abbate aveva dato ampia disponibilità a fare un passo indietro in nome dell’unità, in nome della salvaguardia e della tutela dell’eredità politica della stagione della resistenza al sopruso, all’arroganza, alla sopraffazione, Nicola Scognamiglio e sua moglie hanno dimostrato di voler assumere una posizione tipica del notabilato politico, imponendo un nome. Prendere o lasciare.

Ma questo è un terreno diverso da quello iperagevole, letteralmente spianato, colmo di desistenze che la Iodice conosce e che ha battuto nel corso della campagna elettorale delle Regionali e anche dopo.

E allora, l’unico motivo che può spiegare, infatti, questa posizione, non può per logica, che essere legato ad un fatto personale, non politico, che Scognamiglio e la Iodice hanno nei confronti di Dario Abbate, al quale vogliono sottrarre, evidentemente, anche lo status di primus inter pares del Pd marcianisano e del centrosinistra.

Ma si sa, che chi semina vento, raccoglie tempesta.