MARCIANISE ALLE ELEZIONI. Velardi non si candida ed esce di scena. Si è autodistrutto. Casertace ci ha messo solo la testa e il cuore per farlo conoscere

6 Aprile 2023 - 13:41

A nostro avviso, anche con un centrosinistra parzialmente spaccato e con l’area concentratasi attorno a Maria Luigia Iodice e Gianpiero Zinzi non del tutto coesa, lui, l’ex sindaco, al ballottaggio stavolta non ci sarebbe arrivato. Che il progetto di farlo diventare addirittura il leader del centrodestra fosse a dir poco velleitario risultava già chiaro nel momento in cui, da qualche settimana, il presidente Giorgio Magliocca, utilizzando il suo amico tuttofare Peppe Guida, ne aveva preso le distanze

MARCIANISE – Giorgio Magliocca tutto è fuorché un fesso. Aveva capito già da un paio di settimane che l’operazione della candidatura di Antonello Velardi a sindaco di una coalizione di centrodestra non aveva orizzonti concretamente esplorabili.

Nel senso che una cosa sono le chiacchiere che si fanno nelle fasi di pre-pre campagna elettorale, altra cosa sono i fatti che si concretizzano quando si devono mettere insieme nelle liste per il consiglio comunale decine e decine di nomi, aggregandoli a un progetto elettorale.


La reputazione politica di Velardi risente dei suoi travagliati e complicatissimi anni, durante i quali, usando il paravento retorico del cambiamento e della legalità – a cui, dopo sei mesi di sindacatura, in tanti che lo avevano votato già non credevano – ha trasformato Marcianise in una sorta di Beirut dell’accidia, della malevolenza, dell’allusione utilizzata come sistema di legittimazione di una sua centralità che, nel momento in cui proponeva una leadership politica, a cui dava il format del cambiamento, circondava la stessa di un’aura nera, velenosa ed avvelenata con tutti quelli che osavano solamente pensare di avere un normale contraddittorio democratico con lui.


In poche parole Velardi, anche se i fronti a lui avversi si fossero spaccati, non sarebbe riuscito a mettere insieme 4 o 5 liste competitive in grado di giocarsi la partita del primo turno, con l’obiettivo puntato sul potenziale ballottaggio del 28 e 29 maggio.
Attorno a lui si sono addensate solamente delle debolezze a bassissimo peso elettorale sulla piazza di Marcianise e a bassissimo peso specifico sul piano del prestigio politico, partendo dalla coppia Martusciello-mister Eminflex, al secolo Francesco Silvestro, neo senatore di Forza Italia (che da anni ha uno spaccio aziendale dei materassi) inquisito per la sua attività politica svolta soprattutto da presidente del consiglio comunale di Arzano.

Naturalmente il presidente della provincia Magliocca si è prestato controvoglia, anche perché il suo sodale, amico per la pelle e socio politico Giovanni Zannini, si era subito schierato con un candidato sindaco considerato più competitivo, cioè il medico Antonio Trombetta.

Risultato: siccome Peppe Guida, sindaco di Arienzo e primo attendente di campo di Magliocca, è un multifunzione, è servito anche come parafulmine su cui il presidente della provincia ha scaricato ultimamente la responsabilità di insistere vanamente in questo percorso pro Velardi.

Un’operazione destinata a fallire e a cui nessuno credeva realmente, anche perché Fratelli d’Italia, considerati i carichi pendenti di Velardi si era sfilata, e perché la barzelletta della Lega schierata con l’ex sindaco, tenuta a galla durante il già citato tempo delle chiacchiere pre-pre elettorali, non ha retto ovviamente alle necessità della politica dei fatti, cioè quella della capacità di mettere in campo una lista di buona tenuta, che né l’europarlamentare Valentino Grant, né il coordinatore provinciale Salvatore Mastroianni – altra protesi di Magliocca – erano in grado di costruire, peraltro in alternativa e sancendo una spaccatura verticale e clamorosa con Gianpiero Zinzi, che della Lega è deputato a Montecitorio.

La nostra analisi si fonda sull’argomentazione iniziale dell’articolo: stavolta Velardi non sarebbe arrivato al ballottaggio neppure se i fronti avversi, a partire dal centrosinistra, si fossero spaccati.

Non ci sarebbe riuscito perché rispetto al 2020 è rimasta al suo fianco solamente una ristrettissima schiera di irriducibili fedelissimi, irriducibili fino a un certo punto, visto e considerato che con lui sono rimasti anche in funzione di quelle frattaglie di potere che l’ex sindaco ha consentito loro di consumare.

La mossa di Dario Abbate, che ha fatto un passo indietro, è stata finalizzata proprio a evitare che qualche gruppo del centrosinistra utilizzasse una sua eventuale terza candidatura consecutiva per creare le stesse fratture che si verificarono la volta scorsa, quando l’area di centrosinistra si frastagliò con le candidature di Alessandro Tartaglione, oggi Articolo Uno e pienamente inserito nel Pd di Elly Schlein, e Gaetano Marchesiello, anche lui in campo con l’imprimatur di Pierino Sgueglia più per far perdere Abbate che per catalizzare attorno a sé voti che gli consentissero di assumere un peso maggiore nella sua area politica di riferimento.

Il passo indietro di Dario Abbate e la ricerca realizzata con un approccio laico, non certo di fazione, visto che Lina Tartaglione non appartiene, storicamente, agli ex Ds e a quel gruppo di esponenti della sinistra marcianisana entrata a far parte del Pd e animatrice di liste civiche come ad esempio Sinistra e Cambiamento, si è rappresentato come elaborazione di una linea politica che in due mosse – costituite, per l’appunto, dal suo passo indietro e dall’approdo, comunque non semplicissimo, a una candidatura di equilibrio, quella dell’odontoiatra Tartaglione – hanno messo in sicurezza la città di Marcianise rispetto ad una eventuale ricandidatura di Velardi, che comunque ci avrebbe riprovato – a nostro avviso invano – qualora il centrosinistra si fosse diviso.

Già da qualche giorno, non a caso dal momento dell’ufficializzazione della candidatura di Lina Tartaglione, appoggiata da tutte le componenti del centrosinistra di Marcianise, eccetto quella che fa riferimento alla consigliera regionale deluchiana Maria Luigia Iodice, si inseguono voci sull’intenzione del Velardi di non ripresentare la propria candidatura.

Il personaggio è quello che è, per cui non si può mai sapere, ma è chiaro che se una sua ridiscesa in campo sarebbe stata vana, anche in una condizione di frammentazione del quadro politico locale, diviene finanche per lui chiaro e lampante che una sua eventuale funzione elettorale, in una condizione di compattezza degli altri due blocchi, servirebbe solo a determinare, con ogni probabilità, la realizzazione del ballottaggio, rispetto al quale lui potrebbe trattare solamente piccolissimi frammenti di potere, bassissima mangiatoia, svolgendo sostanzialmente una funzione di soprammobile.

E figuriamoci se Velardi con la sua spropositata e assolutamente infondata considerazione di sé “si va a mettere sotto” a Nicola Scognamiglio, o addirittura a Lina Tartaglione, che lo abbandonò dopo pochissimi giorni nel 2020 a causa di affermazioni, peraltro mai messe a fuoco in maniera precisa, formulate da colui che per la seconda volta era neosindaco di Marcianise, anche grazie al sostegno dei quasi 500 voti di preferenza ottenuti dalla odontoiatra.

Non è una attività molto interessante per noi quella di spigolare ulteriormente sulle intenzioni elettorali di Antonello Velardi, che si è giocato gli ultimi crediti che aveva con quella parte della città che non lo conosceva o lo conosceva solo superficialmente.

Andrà a casa e questo non può che far bene a Marcianise, visto che per noi che lo abbiamo combattuto sin dalla fine del 2015, cioè da quando il suo nome cominciava a girare come possibile candidato sindaco per le comunali 2016, non rappresenta per noi certo una soddisfazione il dato che più di un politico marcianisano definisce come merito quasi esclusivo di questo giornale, indicato quale demolitore di colui che era al tempo un vincente e che oggi non è neppure più un perdente di successo.

Noi abbiamo solo contribuito a farlo conoscere meglio, a condividere le nostre cognizioni che su questo personaggio possedevamo solide già dal 2015, ad un numero più alto possibile di marcianisani.

Se Velardi fosse stata una persona ancor prima che un politico, in grado di dialogare con umiltà con i suoi concittadini, se Velardi – abbiate pazienza, ricordiamo spesso questo episodio ma per noi è la cosiddetta chiave dell’acqua – non fosse stato colui che rispose “a chi sì figlia”?, rifiutando a priori un confronto, alla ragazza che gli chiedeva come mai fosse stata allestita un’area riservata per assistere al concerto della Festa del Crocifisso – non ci sarebbe stata Casertace che tenesse, in grado di decretarne la fine politica. Ma Casertace non ci sarebbe stata a prescindere, in questa trincea, perché noi apprezziamo anzi amiamo, da liberali, chi non la pensa come noi, ma che mettendo al centro l’argomentazione, il contenuto, si sforza di cercare e realizzare un confronto scevro da ogni tossina personalistica e da ogni pregiudizio di tipo personale.

Se Velardi fosse stato un grammo intelligente, dandosi un pizzico sulla pancia, e avesse accettato questo confronto di mero contenuto con Casertace, basato su videointerviste, confronti pubblici, scambi epistolari da offrire all’attenzione e alla valutazione dei cittadini di Marcianise, noi simpatico o antipatico che fosse non ci saremmo sottratti, perché i valori della democrazia, del civile benché arcigno contraddittorio, rappresentano valori troppo più importanti rispetto a quelli di una rivendicazione di prerogative personali. Ed è proprio questo che ha creato il discrimine tra la tensione verso un modello di civiltà politico-democratico operato da Casertace e chi invece, in ogni intervento, nel suo registro obliquamente allusivo, ha rappresentato, di fatto, valori illiberali ed antidemocratici.