MARCIANISE. Altra richiesta di rinvio a giudizio per Antonello Velardi: prima dette del ladro e camorrista a un un imprenditore e poi gli demolì tre impianti di affissione

6 Marzo 2023 - 13:42

Mancava il nulla osta del Comune, la cui carenza è colpa della Provincia e non certo dell’impresa

MARCIANISE (g.g.) – Potremmo iniziare la stesura di questi articoli, certificando la seguente affermazione: “Signor Velardi, benvenuto nel girone dei diffamatori.” Ma in questo caso, nel caso di Velardi, a differenza di quelle che il sottoscritto e CasertaCe, si tratta di una diffamazione particolarissima, collegata com’è su una storia un po’bulla, anzi un bel po’ bulla e un bel po’ “sceriffa”. Ma anche gli sceriffi cercavano di schermarsi dietro alla lettera e magari dietro al cavillo della norma e della sua interpretazione. Nel caso di cui ci occupiamo, non è andata, al contrario, così.
Questi i fatti: la società P. L. Pubblicità e il suo legale rappresentate Ernesto D’Addona entrambi residenti a Capua, montarono, nei primi mesi del 2019 tre impianti per grandi affissioni pubblicitarie, nei pressi del velodromo della vergogna, lungo la Strada provinciale “Puzzaniello”. Una mattina, così avrebbero detto e commentato a Napoli, “bell’ e buon'” l’allora sindaco Antonello Velardi si reca sul posto con i vigili urbani e fa demolire di autorità, dando sostanzialmente del ladro e anche del camorrista all’ imprenditore dell’azienda privata che aveva armato le tre strutture
Erano

i tempi in cui Velardi vedeva Pino Riccio in ogni dove, gratificandolo di insulti e di contumelie assortite, in una circostanza erogate dal figliol di premier cytoien, perché il Riccio “tirava calci” e rischiava di mettere in discussione la tenuta della maggioranza consiliare.
Velardi, così si diceva in quei giorni, era convinto che dietro all’impresa capuana dei tre impianti per l’affissione si annidassero anche gli interessi di Pino Riccio.
Nel suo consueto libello – social, Velardi oltre a dargli, in pratica, carinamente del “ladro” e del “camorrista” scrisse che quel privato non aveva chiesto il nulla osta al Comune di Marcianise per quegli impianti e per questo motivo, pur essendo la strada di proprietà dell’Amministrazione provinciale, lui aveva potuto tranquillamente intervenire in stile Terminator o, in alternativa, di “guappo da’ nfrascata”.
Fatto sta che l’imprenditore capuano presentò una lunga querela, su cui la Procura di Santa Maria Capua Vetere ha svolto serie indagini, raggiungendo ultimamente lo stadio della richiesta di rinvio a giudizio di Velardi, per il reato diffamazione aggravata Una cosa un po’ più forte di una diffamazione a mezzo stampa propriamente detta, visto che, in questo caso, si procede, novantanove su cento,, con una citazione diretta in giudizio da parte del pm che non passa, in quanto l’incolpazione, rubricata nell’elenco dei piccoli o lievi reati, dall’udienza filtro davanti al Gip, a cui toccherà, poi, la decisione su un eventuale rinvio a giudizio.
Allora, ora facciamo un bel respiro e centelliniamo le parole: trattasi di ignoranza letterale, ma assolutamente circoscritta nell’alveo delle funzioni pubbliche esercitate, al tempo degli avvenimenti trattati, dal sindaco pro tempore di Marcianise.
Proseguiamo con calma, con argomenti seri, in quanto oggettivi dalla realtà incontestabile definita dai testi normativi: il Codice della strada, al comma 8 dell’articolo 23, ultimo periodo, attribuisce ai Comuni poteri di radicale e di diretto intervento ai Comuni di impianti pubblicitari ricadenti in aree di proprietà privata o di proprietà di altri soggetti pubblici, com’ era nel caso di specie, solo quando le installazioni ricadano all’interno del centro abitato propriamente detto.
Non a caso la Procura di Santa Maria Capua Vetere sottolinea, nella sua richiesta di rinvio a giudizio, come gli impianti nei pressi del Velodromo fossero installati fuori dal centro abitato.
Nel nostro caso, Velardi dice che lui abbatte, perché quell’ impianto è illegale in assenza del nulla osta.
La mette così, alla sempliciona, così come ha sempre fatto negli anni delle sue due amministrazioni. La materia del nulla osta è regolata, infatti, dal comma 5 dello stesso articolo 23 del codice della strada L’intervento, nella procedura, di
autorizzazione di due o più enti avviene quando gli impianti sono incardinati in una proprietà, nel caso in questione, in una proprietà della Provincia, ma sono chiaramente visibili anche stando o circolando in un bene di proprietà di un altro ente pubblico. Siccome c’è da ritenere che queste affissioni fossero visibili anche da prospicienti strade comunali, e’ chiaro che l’autorizzazione, esclusiva potestà della Provincia, fosse subordinata al nulla osta del Comune di Marcianise.
Ma la domanda, mai come in questa circostanza, cosa c’entra il privato che installa un impianto in base a un’autorizzazione che la Provincia gli ha rilasciato, formalmente, ufficialmente, quand’anche, forse, erroneamente in quanto mancante dell’acquisizione preliminare e propedeutica, dentro a una procedura a carico della Provincia e non già dell’impresa, il nulla osta del Comune si sensi dell’articolo 23 comma 5 del Codice della strada?
Qui, il privato ha subito, in tutta evidenza, un danno patrimoniale e, dunque, economico che qualcuno gli dovrà pur risarcire, al di là delle eventuali conseguenze delle evoluzioni processuali della querela per diffamazione aggravata.
Velardi avrebbe dovuto fare una cosa che, invece, non ha fatto in questo caso, ma, più in generale non ha mai fatto nell’esercizio della funzione pubblica da lui ricoperta: sarebbe riuscito a comprendere gli incastri normativi del Codice della Strada.
A nostro avviso, Velardi si è mosso, more solito, da cowboy, senza chiedere una relazione scritta e sancita da un protocollo ufficiale, al suo ufficio tecnico. Mai e poi mai il Comune di Marcianise avrebbe potuto abbattere quegli impianti, facoltà questa, eventualmente esercitabile solo dall’ente proprietario, cioè dall’Amministrazione provinciale di Caserta, cosi com’ è previsto a chiare lettere, ancora una volta, l’articolo 23 del Codice della strada, stavolta del comma 13 e invece li ha abbattuti lui, Velardi, quei tre impianti. Ed ha ben poco da lamentarsi se lo additiamo di ignoranza, perché questo, in qualche modo, lo salva dall’ dolosità nella commissione di un resto, diversamente da quanto accadrebbe se gli si accreditasse la piena conoscenza di questa e di altre leggi, di questa e di altre norme.