MARCIANISE Atto dovuto: il Comune si costituirà parte civile contro il suo sindaco. L’opinione: assurdo che un super inquisito per cose gravi, gravissime, rimanga ancora in carica

18 Novembre 2021 - 17:00

Il nostro commento precede la velina di agenzia che fornisce le informazioni ordinarie sui fatti. In calce all’articolo il testo integrale della delibera

 

MARCIANISE (g.g.) Stavolta ci riposiamo un attimo e demandiamo sostanzialmente alla velina di agenzia la somministrazione della notizia della possibile costituzione di parte civile da parte del Comune di Marcianise nei confronti del suo attuale sindaco Antonello Velardi e dell’ex segretario comunale Onofrio Tartaglione.

In tutta franchezza non ci va di porci il problema di un lettore nuovo o seminuovo approdato su Casertace negli ultimissimi tempi. Per cui, siccome questa è una storia scoperta e smascherata da noi, in una lunga inchiesta giornalistica alla quale poi si è ispirata la doverosa iniziativa del consigliere comunale Dario Abbate che ha presentato un esposto-denuncia alla procura della Repubblica di Santa Maria Capua Vetere, non è che ora, per l’ennesima volta, ci possiamo mettere a riassumere le puntate precedenti. Perché, onestamente, ne abbiamo le scatole piene di una vicenda che solamente in Italia può configurarsi in modo tale da consentire al suo protagonista unico, cioè Antonello Velardi, di poter ancora esercitare la funzione di sindaco. Badate bene, noi in cento e più articoli abbiamo argomentato minuziosamente il motivo per cui lo riteniamo colpevole dei reati che al momento costituiscono solo un’accusa processuale. Si tratta di una nostra opinione che, ribadiamo e di cui rivendichiamo un diritto di espressione ancor più forte proprio perché fondato su uno studio profondissimo dei testi riguardanti centinaia e centinaia di atti amministrativi. Ma noi siamo anche dei liberali e, dunque, se riteniamo di avere il diritto di dire che a nostro avviso Velardi è colpevole, non possiamo non asserire in modalità forte e chiara che per la legge Velardi è ancora un non colpevole e lo sarà fino a quando non subirà una sentenza definitiva.

Solo in Italia, solo sotto al Garigliano può succedere che rimanga ancora in carica una persona la quale ha subito un grave atto di iniziativa dell’azione penale, riguardante, badate bene, presunti reati compiuti nell’esercizio della sua funziona pubblica, (leggete bene, pub-bli-ca), cioè una richiesta di rinvio a giudizio, erogata da chi rappresenta, con lo strumento della procura, la Repubblica italiana nel ruolo della pubblica accusa, sancito e regolato dalla Costituzione. Si può discutere all’infinito sulla capacità e sulla incapacità dei magistrati dell’accusa, sulla loro buona o cattiva fede. Ma siccome stiamo parlando di procuratori o di sostituiti procuratori della Repubblica, che svolgono la loro funzione coperti dall’ordinamento e dalle garanzie costituzionali, il minimo sarebbe che nel contesto dell’esercizio della propria funzione frutto dell’elettorato passivo, a Velardi e a tutti quelli che si trovano nella sua posizione (quasi nessuno in Italia) venga imposto un time out, una sospensione, almeno fino ad una sentenza di primo grado. Una sospensione da attuare, magari, attraverso il congelamento dei termini di carica. Una sorta di neutralizzazione, da attivare a partire dal momento della richiesta di rinvio a giudizio, quindi dal momento, tutt’altro che irrilevante, in cui il sindaco Antonello Velardi e ogni altra persona (ribadiamo, probabilmente nessuno in Italia) si trovi nella sua stessa condizione, vede trasformarsi il suo status giuridico da quello di indagato a quello di imputato. Se questo intervallo temporale dura, ad esempio un anno, o un anno e mezzo, chiunque ricoprirà la carica di sindaco, ad esempio il vice sindaco, dovrà sapere che in caso di assoluzione il sindaco sospeso, neutralizzato, ritornerebbe in carica e un primo, sicuro, risarcimento sarebbe costituito dalla ripresa dei termini quinquennali della consiliatura, a partire dal giorno esatto della ripresa formale delle proprie funzioni.

Questo accadrebbe in un paese civile, che non è l’Italia. Dunque, a Marcianise c’è un sindaco accusato di aver ricevuto, attraverso la realizzazione dei reati di truffa e di falso in atto pubblico, 15mila euro di rimborsi non dovuti, prelevati dalle tasche dei suoi concittadini, ma che, allo stesso tempo, aggiungiamo noi, ha mosso attraverso questo sistema (che, diciamocela tutta, non ha certo danneggiato quelli de Il Mattino che il super stipendio a Velardi non lo pagavano, visto che i soldi uscivano tutti dalle casse del Comune) una somma molto più ingente, circa 220mila euro, la cui magna pars non ha potuto rappresentare oggetto, struttura dell’atto di accusa, solo perché essendo trascorso del tempo, alcuni evidenti indizi di colpevolezza si sono irrimediabilmente cancellati.

Questo avevamo da dire introducendo la velina di agenzia. Ovviamente tenete conto che la medesima contiene solo il 25, massimo 30 per cento della storia. Il resto l’abbiamo scritta noi negli anni e non abbiamo alcuna intenzione, così come abbiamo detto all’inizio di questo articolo, di riproporla lasciando, però, la possibilità consigliando l’utilizzo del nostro motore di ricerca interno, fondato sulle parole chiare, o dei motori di ricerca esterni, google in primis, di approfondire meglio questa ennesima lordura delle amministrazioni e delle consiliature targate Antonello Velardi.

 

La Giunta del Comune di Marcianise ha autorizzato il vice-sindaco Tommaso Rossano, attraverso apposita delibera, a costituirsi parte civile nel processo in fase di udienza preliminare già fissata per il prossimo 2 dicembre che vede imputato al Tribunale di Santa Maria Capua Vetere il sindaco Antonello Velardi – non presente alla riunione di giunta – e l’ex segretario comunale Onofrio Tartaglione per concorso di falso ideologico e materiale finalizzati alla truffa aggravata perche’ commessa ai danni di un ente pubblico (il Comune). Rossano dovra’ dare mandato ad un avvocato e la costituzione di parte civile potrebbe avvenire nell’udienza del 2 dicembre prossimo. “Dai reati contestati – si legge nella delibera numero 325 – qualora accertati con sentenza passata in giudicato, possono essere derivati al Comune di Marcianise danni per i quali va chiesto il dovuto risarcimento”. I fatti sono relativi al primo mandato da sindaco di Velardi (2016-2019), e riguardano i permessi retribuiti, pari a circa 15mila euro, che Velardi ha ricevuto dal Comune di Marcianise per essersi assentato dal quotidiano Il Mattino, di cui in quel periodo era caporedattore centrale; Velardi e’ stato poi licenziato per giusta causa dal quotidiano napoletano nel novembre 2020. Per la Procura – sostituto Gerardina Cozzolino – i permessi di cui Velardi avrebbe usufruito, attesterebbero fatti non veri, cioe’ che Velardi era presente in giunta per cui non poteva recarsi al quotidiano. Per l’ufficio inquirente, Velardi non avrebbe preso parte alle riunioni dell’esecutivo oggetto dell’indagine, e inoltre sarebbero state falsificate dal segretario comunale Onofrio Tartaglione le delibere successive alle riunioni di giunta che davano atto della presenza di Velardi. Il processo e’ nato dalla denuncia del consigliere comunale di Marcianise Dario Abbate.

 

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Delibera_copia_conforme – costituzione parte civile