MARCIANISE, CASO OUTLET. Sindaco Trombetta, che dice?! È mai possibile che lei non sappia neppure cosa sia un’opera di urbanizzazione secondaria?

7 Luglio 2025 - 13:01

Non sappiamo chi le sta suggerendo la strategia di comunicazione, evidentemente un congiunto discendente dei piloti kamikaze giapponesi che schiantavano i loro aerei contro le corazzate americane negli ultimi mesi della Seconda Guerra Mondiale. Comunque, al di là di questa risposta che – ci dispiace – le era dovuta, nei giorni prossimi affronteremo seriamente la questione della variazione del Pua, da lei scambiata per “approvazione del Pua”, perché tante cose, in quello che ha messo in piedi l’outlet e le sue società (diventate due, chissà perché) a noi non tornano affatto

MARCIANISE (G.G.) – Il sindaco Trombetta, a differenza di quello che succedeva con Antonello Velardi — osso duro, durissimo da rodere, eppure l’abbiamo roso — ci ispira sempre un po’ di tenerezza. Probabilmente, a questo punto, lui vorrebbe pure capire come si fa e come si interpreta la cosiddetta politica politicante.

Ma non ci riesce. D’altronde, quella lì è corteccia genetica, esperienza di vita, mentalità.

Un Pasquale Salzillo, un Pino Riccio, giusto per fare due esempi, hanno coltivato il loro cervello soprattutto quando sono stati direttamente o indirettamente in politica.

Ma nei periodi in cui questo non è successo, il corso dei loro pensieri non si è modificato.

Un esempio veloce: Pasquale Salzillo sa stare sia di qua che di là. Sa interpretare bene, a suo modo e con quelli che sono i suoi obiettivi di vita, sia la potestà di controllare l’azione di uffici fondamentali del governo di un Comune — quali sono quello dei lavori pubblici, quello dell’urbanistica e soprattutto il fondamentale SUE — dove si ha potere di vita o di morte sulle istanze di permesso a costruire, o licenze edilizie che dir si voglia, e su tutte le sottograndezze a partire dalla SCIA.

Tu da lì controlli condizioni e determini la vita di centinaia di famiglie, gli obiettivi e le ambizioni di altrettante imprese. Insomma, diventi un potente. Ma se un Pasquale Salzillo riesce oggi a fare questo è perché in passato si è collaudato stando dall’altra parte della barricata, facendo il geometra, magari nello studio Colella-Piccolo. In questo caso è stato lui ad aver bisogno di sbloccare pratiche che aveva istruito per cittadini o imprese.

Della vita e delle opere di Pino Riccio vi facciamo, invece, sconto.

Tutto ciò per dire che il sindaco Antonio Trombetta non ha alcuna speranza di controllare, neppure lontanamente, le mosse di questi qua che oggi a Marcianise comandano cento volte più di lui. Anzi, sono i soli a comandare.

Tutto sommato, in un certo senso, almeno per quanto riguarda il rapporto con noi, Antonio Trombetta è fortunato. Ha dimostrato ampiamente di non aver letto nemmeno uno dei 523 articoli (contabilità ufficiale dell’ex sindaco) da noi dedicati a Velardi, in un confronto rusticano, sanguigno, ma terribilmente esistente, tra due entità combattenti, la sua e la nostra.

L’atteggiamento di Trombetta non riesce a stimolare nessun tipo di reazione arcigna da parte nostra. Forse perché ci siamo abituati ad avere di fronte l’ignoranza catastrofica, sesquipedale, dei politici casertani. Fatto sta che, quando Trombetta dice o scrive — come ha fatto rispondendo a un nostro articolo in un post pubblicato lo scorso 25 giugno, che riportiamo testualmente all’inizio di questo articolo quale sua premessa — che noi lo diffamiamo interpretando in maniera stravagante il Codice Penale e il fin troppo bistrattato articolo 595, comma 3, dello stesso, a noi scappa un sorriso.

Non di scherno, ma di compassione. E sapete perché? Quando Velardi ci copriva di insulti, ciò avveniva dentro una nostra dialettica relativa a fatti, circostanze molto serie, che provocavano inquietudine per come l’allora primo cittadino le affrontava. Trombetta, invece, dice — anzi scrive — che lo abbiamo diffamato nel momento in cui abbiamo tratto spunto da un commento secco, perentorio, tranciante di un consigliere della sua maggioranza, a una frase improvvida del sindaco scritta nella chat che raccoglie tutti i consiglieri della citata maggioranza, per affermare per l’ennesima volta che Trombetta sarà sicuramente un buon uomo, una persona onesta, un ottimo medico, un ottimo cittadino, ma come sindaco è inadeguato, perché certe cose, rispetto a un’operazione complessa e importante come quella che i proprietari dell’Outlet “La Reggia” possono ora realizzare alla luce di una delibera di giunta che dà il via libera a una variazione di quel Piano Urbanistico di Attuazione varato nel 2013 dall’amministrazione presieduta da un altro Tonino — molto più preoccupato nel camminare sui carboni ardenti di una gestione amministrativa che lo esponeva a molte critiche — rispetto al Tonino di oggi.

TRE PUNTATE SULL’OUTLET. GLI IMBARAZZANTI STRAFALCIONI DI TROMBETTA – Noi affronteremo nei prossimi giorni un paio di temi relativi a questa vicenda e dimostreremo, ovviamente a nostro avviso, che nessuna variazione del PUA sarebbe stata possibile, ma solo un nuovo PUA che, per definizione strutturale del TUEL, va approvato dal Consiglio Comunale. Tante altre cose scriveremo dopo aver letto con attenzione le 16 pagine della relazione scritta dal dirigente dell’Urbanistica De Caprio, gradito a Pasquale Salzillo e compagnia.

Oggi, questo ce lo deve concedere il sindaco, giusto per dire, perché lui non può sperare che attirando il nostro compatimento possa godere di un’immunità anche quando spara castronerie imbarazzanti come quelle che dice nel post.

Ma chi glielo fa fare, dottor Trombetta? Lasci perdere. Specialmente nella materia urbanistica, occorre studiare, lavorare, applicarsi, circondarsi di dirigenti e funzionari all’altezza. Lei non sviluppa nessuna di queste azioni, e dunque chi glielo fa fare di incrociare il ferro con gente come noi che si è presa letteralmente “a capate” con Velardi per anni?

Vabbè. Contento lei. Così scrive nel post, dopo aver introdotto il concetto con un giudizio sul nostro articolo che avrebbe “artatamente alterato la conversazione integrale avvenuta all’interno della chat”. E lo avrebbe fatto per “noti scopi diffamatori”.

Giusto per dire, noi di quella chat conosciamo solo la sua affermazione improvvida sulla “disponibilità di quelli dell’Outlet” e la risposta dei consiglieri di maggioranza, che evidentemente l’ha interpretata un po’ come noi, piccata e tranciante.

Trombetta scrive quella che definisce una premessa, e cioè che l’Outlet “a seguito dell’approvazione del PUA…” sic.

Ora, non è questione di lana caprina scrivere che la giunta ha approvato il PUA o una variazione del PUA vigente per quella zona dell’Outlet. Lei deve scrivere che è stata approvata la variazione e non il PUA, perché un professore di diritto amministrativo a giurisprudenza o un professore di legislazione urbanistica alla facoltà di architettura la boccerebbe, come si diceva una volta, “a libretto”.

Ciò perché la variazione di un PUA è competenza della giunta comunale, mentre l’approvazione di un PUA, ai sensi del TUEL, è competenza del Consiglio Comunale e ha un iter molto più articolato.

Leggendo la relazione di De Caprio, abbiamo capito cosa significhi la frase di Trombetta quando scrive degli 800mila euro circa che le società dell’Outlet (sono due e non più una sola, come una volta — e di questo scriveremo a lungo) devono al Comune.

SOLDI DALL’OUTLET, ECCO COSA DICE IL PRIMO CITTADINO – Trattasi dell’istituto della monetizzazione. Non vi vogliamo ammorbare ulteriormente, ma queste sono le dinamiche relative a interventi effettuati da privati che hanno però il dovere di lasciare dei soldi oppure delle opere che entrano nella proprietà del Comune, e quindi dei cittadini che ne usufruiscono liberamente. Non è una materia rispetto alla quale tu puoi fare quello che ti pare. Non è un ristoro, ma a sua volta è un istituto del diritto amministrativo. In questo caso, come scritto nella relazione di De Caprio, siccome la costruzione di parcheggi pubblici nell’area di intervento che ospiterà l’allargamento delle attività dell’Outlet rappresenterebbe un favore che questo fa a sé stesso — perché si tratta di una zona iper-decentrata dalla città di Marcianise — allora il Comune sceglie l’opzione della monetizzazione.

Ora, come De Caprio sia arrivato a stabilire che questa valga 800mila euro ve lo spiegheremo, in quanto il passaggio specifico della sua relazione è degno di un copione di un programma di barzellette.

E qui arriva la parte che non avremmo voluto scrivere, per non umiliare il sindaco, il quale continua nel suo post: “Alcuni consiglieri propongono che io mi faccia latore di una richiesta di convertire detta cifra in opere pubbliche di pari importo: rifacimento di piazza Umberto I, restauro della Pinacoteca Annunziata e AGP, decoro e arredo urbano.”

Segue la lettera che Trombetta ha scritto ai consiglieri comunali, che è nel testo integrale del post.

IL COPIA-INCOLLA NELLA RELAZIONE DI DE CAPRIO – Che pazienza che ci vuole. Pagina 15 della relazione di De Caprio allegata alla delibera di giunta di approvazione della variazione del PUA che consentirà all’Outlet di costruire per ospitare altre attività commerciali nella direzione dei Regi Lagni.

Fatta salva la premessa, e cioè che il Comune di Marcianise sceglie naturalmente l’opzione della monetizzazione, De Caprio scrive — come del resto scrivono migliaia di suoi colleghi che sviluppano relazioni connesse al bilanciamento dei diritti e dei doveri di un privato lottizzante e di un Comune che autorizza — un concetto ovvio:

“Sono presenti, invece, motivazioni di interesse pubblico alla monetizzazione delle opere di urbanizzazione previste per la Variante al PUA, al fine di destinare i relativi proventi alla costruzione di opere di urbanizzazione secondaria nelle zone del territorio comunale ad insediamento residenziale e non ancora sufficientemente dotate di tali attrezzature.
Si considera, altresì, che la monetizzazione è un istituto preordinato al migliore e più ordinato assetto del territorio, per cui la pura e semplice applicazione degli standard previsti non darebbe effettivamente luogo alla realizzazione di dotazioni territoriali in concreto utili alle esigenze urbanistiche dell’insediamento”.

Attenzione, questa è solo una sintesi operata dal dirigente De Caprio della legge regionale n. 14, fonte fondamentale di istituti dell’urbanistica spicciola. Non è un nostro obiettivo quello di maramaldeggiare per perculare il sindaco, visto che alla persona di Antonio Trombetta portiamo il massimo rispetto. Ma se questo post lo avesse scritto Velardi a suo tempo — fatto impossibile, perché lui si documentava e quando sbagliava lo faceva su elementi minimi e molto meno vistosi della normativa — lo avremmo preso a calci nel sedere per tre giorni. Ma siccome Antonio Trombetta, anche per la posizione che assumemmo in contrasto con la candidatura di Lina Tartaglione dopo l’alleanza che questa strinse con Zannini, è sindaco di Marcianise, qualcosa dobbiamo dirla.

LE 9 (E UNICHE) OPERE DI URBANIZZAZIONE SECONDARIA – E come diceva Fantozzi: “Dicesi opere di urbanizzazione secondaria…”, definizione che la legge 14 acquisisce dall’articolo 44 della legge dello Stato n. 865/1971 e successive modifiche: la costruzione di asili nido; di scuole materne; di scuole dell’obbligo; di mercati di quartiere; di sedi per le delegazioni comunali; di chiese ed edifici religiosi; di impianti sportivi di quartiere; di centri sociali; acquisto di attrezzature culturali e sanitarie. Ed infine, la costruzione di aree a verde di quartiere.

I soldi della monetizzazione sono per legge utilizzabili solo per opere di urbanizzazione secondaria. Che facciamo, prepariamo i coppetielli, sindaco Trombetta? E tecnicamente, ci dispiace dirlo, sia lei che quei consiglieri che le proporrebbero — secondo quanto è scritto nel suo post — il rifacimento di piazza Umberto I (che magari potrebbe rientrare in un cluster di urbanizzazione primaria e non secondaria), ma soprattutto il restauro della pinacoteca, e mettiamoci pure il decoro e arredo urbano, sono un’altra cosa.

Ma che scrive?

Se un sindaco di un Comune del Nord o di altri Paesi europei avesse pubblicato un post del genere, sarebbero piovute mozioni di sfiducia a gogò nei suoi confronti. Ma sarebbero stati i cittadini — quelli che magari 3 o 4 libri all’anno li leggono, a differenza di quanto fanno, per sua fortuna e per fortuna degli altri politici di questo territorio, in provincia di Caserta — a metterlo alla porta.