MARCIANISE come Medellin. La piazzetta dei Pagani, Parco Italia, il bar Marvel per rockfeller junior. Nomi e mappe criminali del pentito Giuseppe Grillo
5 Gennaio 2019 - 13:49
MARCIANISE – Terminiamo, oggi, la lunga teoria di riconoscimenti fotografici compiuta, al cospetto del Pm della Dda di Napoli, dal neo-pentito Giuseppe Grillo.
Quello che impressiona, combinando ciò che emerge oggi e ciò che è venuto fuori nei due nostri precedenti articoli, è la diffusione capillare dell’attività di spaccio. Va da sé che nessuna pulsione, nessuna attitudine, nessun esercizio di attività criminale può essere determinante quale fattore di produzione, insomma quale input, per aumentare in maniera esponenziale quello che potremmo definire il Pil della droga.
Solo il comportamento del mercato, dal lato della domanda, cioè dal lato di chi il criminale non lo fa, ma è un consumatore di droga, può creare un fenomeno come quello che si è sviluppato negli ultimi anni a Marcianise.
In alcune aree della città, non solo in quelle tradizionali del cosiddetto degrado suburbano, ci sono dei luoghi di spaccio. E sono tanti, al punto da far pensare che a Marcianise si è venduto, negli ultimi anni, molto più “fumo” proveniente da sostanze di tipo oppiaceo, che sigarette di tabacco.
Sembra una frase provocatoria, eccessiva, roboante, ma se ci mettiamo a contare solo i nomi e le aree della vendita degli stupefacenti indicati da Grillo superiamo ampiamente la doppia cifra.
Valutato e riflettuto intorno allo scenario, veniamo agli ultimi protagonisti.
Giuseppe Grillo riconosce varie foto, tra cui quella di Domenico Piccolo, che secondo Grillo si occupa di estorsioni, ma che nel 2011 ha venduto anche il fumo nel bar Marvel. Insomma, storia di un nobile decaduto della camorra marcianisana, visto che si tratta del nipote del mitico “rockfeller”, boss del gruppo dei Quaqquarone, soprannome che sopravvive nei tratti identificativi di Piccolo junior.
E poi c’è Francesco Piccirillo che vende droga nella piazzetta dei Pagani. Il suo soprannome è “pezzottino“, il che non dovrebbe tranquillizzare molto i suoi acquirenti, che però si potevano rivolgere anche a Raffaele Tartaglione, il quale operava a stretto contatto di gomito con il primo.
La droga aveva sempre la stessa origine. La bottega era, fondamentalmente, quella di Giovanni Pontillo.
Francesco Persico: il collaboratore di giustizia lo riconosce come riferimento stabile nello spaccio di stupefacenti all’interno del Parco Italia, sempre zona palazzine popolare, dove Persico abita.
Qualche altro nome, come quello dei fratelli Viciglione, viene facilmente riconosciuto dalle foto, mentre ce ne sono altri, tipo Pietro Russo, Tommaso Smeragliuolo e Francesco Stellato che non riconosce.
Alla prossima.