MARCIANISE. Ecco i veri motivi per cui Antonello Velardi è sospettato di aver compiuto due abusi edilizi nella casa in cui risiede
16 Maggio 2020 - 19:11
Ovviamente, la prima parte dell’articolo la dedichiamo ai motivi per cui ci stiamo occupando di questa vicenda
MARCIANISE (g.g.) – Montare una polemica su un caso di presunto abuso edilizio, legato a vicende di tanti anni fa, rappresenterebbe una scelta giornalisticamente incomprensibile. I tribunali, d’altronde, sono letteralmente subissati da procedimenti riguardanti questa materia. Roba da poco. E non varrebbe la pena occuparsene neppure se la vicenda coinvolgesse un politico di “batteria”. Ma qui il discorso è diverso. E’ diverso, non perché nell’indagine che i carabinieri di Marcianise stanno svolgendo sia coinvolto un ex sindaco della città, considerato che in questo caso il tempo è così risalente da non rendere ingiustificato l’oblio. In un solo caso, invece, la notizia va data e anche commentata: quando questa riguarda, non un ex sindaco qualsiasi, bensì Antonello Velardi.
Ci crediate o no, la scelta di trattare la vicenda non è legata alla linea editoriale di questo giornale che, da tempi non sospetti, da ben prima delle elezioni comunali del 2016, fin da quando il Velardi era idolatrato da tutti, addirittura come un personaggio dell’intellighenzia regionale e locale, metteva in guardia tutti sulla fallace concezione collettiva riguardante la reputazione del nostro. In verità, ci siamo anche stufati un po’ di correre appresso al nulla pneumatico delle sue esternazioni. Ma costituirebbe un errore, un tradimento della funzione professionale che svolgiamo, non considerare che l’ipotesi di reato riguardante il presunto
Nemesi storica, contrappasso: si può rovistare tranquillamente in diverse categorie nobilissime attraverso cui si è manifestato il pensiero umano, ma sarebbe troppo, sia in considerazione della portata della questione, sia in considerazione dell’identità del protagonista dei medesimi. Tutto qui. Ciò era dovuto, perché tacerlo avrebbe rappresentato un errore professionale molto grave, un’omissione imperdonabile per chi, come noi, quegli avvenimenti, quelle ruspe rombanti e ruggenti ha seguito e raccontato in maniera dettagliatissima.
Rispetto all’articolo pubblicato qualche giorno fa, oggi siamo in grado di spiegare più dettagliatamente su che cosa verte l’indagine delegata ai carabinieri dalla procura di Santa Maria Capua Vetere. Sarebbero due i problemi, il primo, partendo dall’alto, riguarda il sottotetto, per il quale, nel 2003, Velardi ha ricevuto l’okay ad una nuova destinazione d’uso estranea a quella del progetto iniziale era stato attribuita la concessione, mascherata nel format più minimalista di una “richiesta di modifiche“, dal dirigente comunale ai Lavori Pubblici Angelo Piccolo oggi in pensione. Su quel permesso diede il parere negativo l’allora ingegnere istruttore Matteo Alberico, poi deceduto. Gli inquirenti vogliono capire perché sia stato consentito di fare una o più nuove stanze di abitazione in un’area della casa definita ritualmente stenditoio, in dissenso a ciò che il dirigente dell’Urbanistica sosteneva, nel momento in cui emetteva un parere negativo perché l’intervento avrebbe dovuto essere collegato ai limiti minimi imposti dai confini.
La seconda questione riguarda una’altra totale trasformazione. Questa volta si tratta di locali nati come garage e divenuti cantinole, che con i garage nulla c’entrano. Continueremo a seguire la vicenda, che ora dovrebbe vivere il passaggio dovuto della visita del Ctu della Procura, in coppia con l’attuale responsabile dell’area Tecnica del comune.