MARCIANISE. Velardi e il tal Gabriele Trombetta, dopo gli arresti dell’Interporto se la fanno addosso e parlano come Franco e Ciccio nel film “Le spie vengono dal semifreddo”

18 Marzo 2019 - 11:10

MARCIANISE (g.g.) – E’ un lifestyle, un marchio di casa. Non si sa se frutto di un meccanismo che ha a che fare con la pedagogia, cioè ormai impresso nel corredo caratteriale, durante un’infanzia complessa, o se, invece, si tratta di una caratteristica che in Italia diventa talento molto spesso, costruita nella frequentazione di spie più o meno improbabili, mondo che il sindaco di Marcianise Antonello Velardi conosce bene dato che, incredibile ma vero, il Bel Paese ha utilizzato come suo James Bond finanche Angelo Carusone che forse proprio a Velardi si riferiva, al cospetto di Giulio Facchi, nel famoso colloquio, avvenuto in un’area di servizio dell’autostrada al tempo della grande emergenza rifiuti (CLICCA QUI PER LEGGERE IL NOSTRO ARTICOLO).

Sin dagli ultimi mesi del 2015, quando Velardi, forte della messa a punto di tutti quei meccanismi politico-economici, attivati da mondi non sempre trasparenti e che ruotavano immancabilmente intorno all’allora segretario nazionale del Pd Matteo Renzi, cominciò a pubblicare i primi post su Facebook sempre e comunque costruiti sull’allusione, sul messaggio trasversale, sulla minaccia mai precisamente recapitata, sul detto e sul non detto, avendo maturato la sicurezza che sarebbe stato lui, per editto renziano, il candidato sindaco.

Al popolo di Marcianise piacque ed è piaciuto quel linguaggio. Al popolo di Marcianise, piacque, è piaciuta e piace ancora (evidentemente) l’idea che il “parlare

da dietro“, avvelenando, ammorbando l’aria ogni giorno con oscuri messaggi trasversali, rappresenti un valore positivo, una qualità moralmente ineccepibile di un uomo delle istituzioni.

Come abbiamo scritto nell’editoriale dedicato all’approfondimento dell’ordinanza sull’Interporto (LEGGI QUI), “Velardi non canta più“. Nel senso che ha interrotto gli sproloqui finalizzati a caricare a molla il suo super-ego, peraltro ingiustificato, collegando ossessivamente se stesso a quel meccanismo con cui, attraverso Facebook, ha cercato di mettere insieme la necessità continua, emotiva e compulsiva dell’autocelebrazione al mantenimento di un profilo minaccioso, che potesse incutere a chi leggeva sempre il timore di avere a che fare con uno che la sapeva lunga, in grado di muovere i cosiddetti poteri forti, dotato delle entrature giuste e contro il quale, dunque, era prudente non schierarsi.

Ma si sa, le dipendenze sono una gatta complicata da pelare. Il fumatore incallito può riuscire con uno sforzo di volontà, incamerando una paura per la propria salute, a smettere, ma te lo puoi ritrovare da un momento all’altro, nascosto, al riparo dallo sguardo di parenti ed amici, a fumare avidamente quella bionda che ha bandito dalla sua vita.

E così, il sindaco, cogliendo al volo l’assist fattogli da un tal Gabriele Trombetta, ha potuto affrancarsi per un attimo dal silenzio forzato di questi giorni, respirando una boccata d’aria di cattiva comunicazione. Ne è venuta fuori una sorta di gag che promuove i due a novelli Franco & Ciccio, nel remake del “celeberrimo” film “Le spie vengono dal semifreddo“.

Il tal Gabriele Trombetta chiama e scrive, come leggerete nella copia del post che pubblichiamo in calce: “Credo fermamente che, a costo di procurarsi dei nemici, bisogna far valere le proprie idee e prendere posizioni anche scomode. La schiena dritta presenta sempre il suo conto, ma la preferisco ad una confortevole scoliosi“.

Risponde Velardi: “Caro Gabriele, su questo tema potrei scrivere un’enciclopedia. A Marcianise ciò che hai scritto vale più che altrove, tu lo sai bene. Ma non c’è dubbio che noi siamo contro la scoliosi“.

I due si parlano così. E che ci fa l’inchiostro simpatico carbonaro di risorgimentale memoria!

A questo punto, ci facciamo soccorrere dal cinema contemporaneo. Se il sottoscritto fosse stato dall’altro lato della tastiera, avrebbe risposto come fece il candido Checco Zalone alla frase in codice pronunciata, nel film “Che bella giornata” da uno dei terroristi che avrebbero fatto esplodere la Madonnina.

“Il bagno è libero.” E Checco: “E vai a cacare”.

 

 

Gabriele Trombetta, ovvero una singolare coincidenza. Quello che scrive su facebook e a cui Velardi risponde, non è il Gabriele Trombetta, spin doctor per volontà del sindaco di tutta la fase elaborativa della transazione della vergogna dell’Interporto. Ma, esprimendosi nel modo in cui si esprime, è come se collegasse il suo lessico alle giornate pericolosissime che l’amministrazione comunale di Marcianise sta vivendo in coincidenza con l’inchiesta giudiziaria che jha portato all’arresto di Giuseppe Barletta.

E’ come se lo spirito di un altro Gabriele Trombetta fosse entrato nella testa di questo suo omonimo.

Il professionista marcianisano, è stato il gendarme, come detto, dell’accordo transattivo. Non a caso, proprio nel suo studio illustrò insieme ad un Velardi raggiante, tutti i contenuti dell’accordo firmato con l’Interporto, e additato al pubblico ludibrio da noi di CasertaCe, ma anche dalla Procura della Repubblica di Santa Maria Capua Vetere e dal giudice dell’omonimo tribunale, con delega alle indagini preliminari.

Velardi e Trombetta mostravano di sapere tutto quella sera. Per filo e per segno, perché Trombetta era stato sul pezzo, a stretto contatto con non si sa chi, forse con qualche avvocato versatile, con studio in zona Piazza Vanvitelli, nella redazione dell’atto amministrativo più vergognoso della storia, pur macchiata, della provincia di Caserta.

Di quell’accordo transattivo, Velardi e Trombetta assunsero, al cospetto di tutti i consiglieri comunali e segretari di partito di maggioranza presenti quella sera, la piena paternità politica e amministrativa. Un fatto dimostrato dagli eventi che si svolsero nei mesi successivi, soprattutto in occasione di due sedute del consiglio comunale del 27 marzo e del 31 maggio 2017.

Questa è una storia che continueremo a raccontare domani, con buona pace di “Franco” Trombetta e “Ciccio” Velardi.

 

LO SCAMBIO