MAZZETTE & FASCE TRICOLORI. Storica famiglia di imprenditori mandata sul lastrico. Il sindaco Pirozzi vuole 100 mila euro da Antonio e Giuseppe Papa con i suoi cugini Basilicata

18 Novembre 2023 - 20:07

Li chiamano i Pescecan, ma qui i veri pescecani sono il sindaco e i suoi parenti in grande amicizia con camorristi locale. L’intercettazione, il cui testo pubblichiamo in calce, lascia poco adito a dubbi. Sullo sfondo i lavori sull’Appia Antica e un errore del comune che costa ai Papa 1.2 milioni di euro. Sul miserabile risarcimento, pari a un quarto, si parla di una cresta da record

SANTA MARIA A VICO (g.g.) – Non c’è nulla da dire. O meglio, ci sarebbe molto da dire a una Prefettura di Caserta totalmente indisponente, la cui totale inerzia finisce per diventare atto di complicità, sicuramente non voluta, ma comunque fattuale che inchioda gli uffici del Palazzo del Governo a uno stato di inutilità, di assoluta incapacità di rappresentare il governo del Paese a tutela di una legalità violata e violentata.

Noi ci rifiutiamo di pensare, infatti, che questi atti, appartenenti ad un’indagine della magistratura, precisamente della magistratura antimafia targata DDA, siano a disposizione di diversi avvocati che operano nell’ambito di un primo filone, chiusosi con l’arresto dell’ex consigliere comunale ed ex vicepresidente della provincia, Pasquale Crisci, nonché di altri soggetti, e non siano arrivati sulla scrivania di Palazzo Acquaviva. E’ impensabile.

Ecco perché siamo così duri nel sottolineare che il sindaco di Santa Maria a Vico Andrea

Pirozzi partecipava – come dimostrano intercettazioni che stiamo pubblicando sempre integralmente nei nostri articoli – ad attività tecnicamente criminali a partire almeno dal 2019. E oggi, questo qui, a 4 anni di distanza, non solo continua a fare il sindaco, indossando i vessilli della nazione, della Repubblica Italiana, ma l’ha potuto fare anche per effetto di un’attestazione ad epilogo di una campagna elettorale durante la quale, sempre da quello che risulta da inconfutabili intercettazioni, ha fatto incontri, ha stretto patti con soggetti appartenenti a gruppi criminal-camorristici del luogo, quale, ad esempio, Gennaro Iannone, al quale dà anche un posto di lavoro.

Dunque, se questo giornale non si fosse posto il problema dell’autentica follia che connota la situazione, può anche darsi – tra l’altro non si può escludere che ciò non accadrà – che Pirozzi possa veleggiare sereno, visto che, nonostante i nostri inviti e i nostri auspici, non sembra aver alcuna intenzione di dimettersi, verso la fine naturale del mandato datata 2026.

L’intercettazione di oggi è un’altra vergogna a cielo aperto. Tra l’altro, questi qua si incontravano nei periodi più oscuri del covid nell’aprile 2020, ma, se notate, non si scorge alcuna traccia di una preoccupazione, di una riflessione su quello che rappresentava una modifica drammatica dei modelli di vita di tutto il mappamondo.

Pirozzi e i due suoi cugini, Vincenzo e Francesco Basilicata, più volte presenti nel racconto di queste vicende intercettate, pensano agli affaracci loro, altro che covid.

I Basilicata, nonostante il lockdown assoluto, raggiungono la casa del primo cittadino e parlano del cosiddetto Pescecane, da identificarsi nell’imprenditore Giuseppe Papa, storica famiglia della città e di cui fa parte anche Antonio Papa.

Una piccola premessa, necessaria a capire la conversazione tra i fratelli Basilicata e il loro cugino bardato del tricolore.

I Papa, chiamati in causa in un’ATI dalla ditta Calcagno, si erano aggiudicati i lavori di ripristino dello storico basolato di via Appia Antica per un importo da circa 3 milioni di euro.

A quanto pare, per un errore non dipendente dalla loro attività, ma causato dall’Ufficio Tecnico di Santa Maria a Vico, questi lavori erano costati un milione e 200 mila euro in più.

Una situazione che, così ci raccontano alcune fonti molto informate di Santa Maria a Vico, ha ridotto quasi sul lastrico questa famiglia. I Papa avrebbero potuto intraprendere un’azione legale nei confronti del comune e quasi sicuramente tutta la somma eccedente sarebbe stata recuperata proprio a danno delle casse municipali.

Forse per non affrontare i tempi lunghi o per altre motivazione, probabilmente anche intuibili visto il clima nella cittadella suessolana in quel periodo e tutti quei camorristi “in mezzo alla strada”, i Papa si accontentano e transano per un risarcimento di poco superiore ai 300 mila euro.

E su questi 300 mila euro si sviluppa un vero e proprio sperpetuo. Leggete bene le pagine che stanno in fondo all’articolo e vi renderete conto dell’arroganza del sindaco Pirozzi e dei suoi cugini, Vincenzo e Francesco Basilicata, i quali, tra le altre cose, abbiamo ricevuto appalti con affidamenti sotto soglia o simili per quasi 300 mila euro dal comune di Santa Maria a Vico.

I Basilicata vanno dal sindaco per chiedere notizie precise, non solo sulla deliberazione da cui sortiranno i 300 mila e passa euro, ma anche sulle rate di restituzione.

Insomma, i Papa prenderanno un quarto di quello che gli spetterebbe e lo faranno in tre rate che, poi, diventeranno due soprattutto perché i Basilicata hanno fretta. Più volte insistono perchè il sindaco si informi dalla Ragioneria sulla data esatta in cui partirà il mandato di pagamento.

Ed ecco il clou sull’intercettazione dell’8 aprile 2020. Il sindaco manda a dire a Papa che il pagamento è avvenuto tramite i suoi cugini, i fratelli Basilicata.

Parlando di Papa, dice Francesco Basilicata: “Lo devo andare ad assillare quando…“. Lo interrompe il sindaco Andrea Pirozzi: “Tu comincia ad andare ora…(e digli) ho parlato con mio cugino ed ha detto che ha fatto“.

Il 26 aprile 2020, poi, l’incontro tra i Basilicata e i Pirozzi viene replicato e Francesco Basilicata si rivolge al sindaco: “Tu hai detto che ci doveva dare 100 e dispari mila euro“.

In pratica – e vi invitiamo a leggere il resto dello stralcio qui in calce – non solo i Papa prenderanno 300 mila euro su un milione e due, ma dovranno darne 100 mila come oggetto corruttivo oppure, sarebbe meglio dire, quasi come tangente estorsiva.

Ora, al riguardo, l’intercettazione della particella pronominale “ci doveva dare…” lascia poco adito a dubbi di sorta.

qui sotto lo stralcio dell’ordinanza in esame (per ingrandirla, tieni premuto sulla foto e aprila in una nuova scheda)