MEDEA IV. In breve profilo dei 7 imprenditori del cartello di Michele Zagaria. Tra vecchie conoscenze e apparenti seconde file

21 Ottobre 2020 - 12:15

Ritorna d’attualità Orlando Fontana, fratello dell’ancor più noto Pino Fontana e personaggio presente in molte indagini di camorra a partire da quella che a nostro avviso rappresenta un’occasione perduta per la giustizia, relativa ai lavori del centro polifunzionale di Portico di Caserta, la cui trama è inserita nell’inchiesta La Contessa

 

CASAPESENNA – C’è una chiara linea di collegamento tra la prima ordinanza Medea del 2015, quella per intenderci in cui furono coinvolti, anche ingiustamente, come nel caso dell’allora ex sindaco già da un mese di Caserta Pio Del Gaudio, e l’ordinanza Medea IV di stamattina. Questa linea si chiama Orlando Fontana, classe 19763, dunque 46 anni, il cui nome oltre ad essere legato alal dinamica degli appalti e degli affidamenti della Regione Campania e di latri enti pubblici, è balzato all’attenzione delle cronache per la vicenda della presunta pennetta che sarebbe scomparsa dal covo-bunker di via Mascagni, dove gli uomini della Squadra mobile di Napoli e quelli della Mobile di Caserta arrestarono Michele Zagaria la mattina del 7 dicembre 2011.

Molto si scrisse anche di un poliziotto che avrebbe passato a Orlando Fontana questo supporto informatico. Qualche tempo dopo saltò fuori anche il suo nome cioè Oscar Vesevo, che si trova oggi sotto processo perchè poi la vicenda della pennetta si è ridimensionata, ha avuto una evoluzione diversa da quella che sembravano far presagire i primi fatti e ci fermiamo qui perchè sarebbe una rivagazione inutile, avendo effettuato la citazione relativamente a Orlando Fontana, ri-arrestato oggi.

Fontana è il fratello di quel Pino Fontana, uno dei perni della prima ordinanza Medea, anno 2015, imprenditore, ma soprattutto faccendiere, che ha cercato negli anni di avvicinare e di carpire l’amicizia anche di importanti esponenti delle istituzioni e che oggi si trova in carcere, a quanto ci risulta ancora al 41bis, già condannato in primo grado, prima dal tribunale di Aversa-Napoli nord, proprio per Medea I e in secondo grado dalla Corte di Appello di Napoli a 10 anni di reclusione con un verdetto che potrebbe diventare definitivo di qui a poco, quando la Cassazione discuterà il ricorso presentato dai suoi difensori. Orlando Fontana, pure lui indagato e arrestato per Medea I non ha subito, almeno per quanto riguarda quell’ordinanza la stessa sorte del fratello, almeno per ora, perchè oggi il suo nome, sempre nello stesso lungo filone di indagine, ritorna di strettissima attualità.

Il nome di Costantino Capaldo è emerso nell’ordinanza sulle commistioni malavitose tra il clan dei casalesi ma specificatamente si tratta proprio del cartello degli imprenditori legati a Michele Zagaria, con un interessamento diretto del fratello Antonio Zagaria, coinvolto in questa vicenda e il comune di San Felice a Cancello. A differenza di tanti altri imputati, Costantino Capaldo è stato assolto in riscontro alla richiesta speculare formulata dal pm Catello Maresca, da uno dei gip del tribunale di Napoli che lo ha giudicato con rito abbreviato, insieme al dirigente del comune di San Felice Felice Auriemma anche quest’ultimo assolto su richiesta del pm della dda che invece per il segretario comunale Alfredo Pane aveva invocato una condanna a 2 anni e 7 mesi di reclusione.

Suo fratello è Giuseppe Capaldo, anche lui arrestato stamattina. I due sono figli di un altro imprenditore edile di Casapesenna, Giulio Capaldo, cugino diretto di Raffaele Capaldo e dunque zio di seconda di Filippo e Nicola Capaldo, mentre Raffaele Capaldo è legato dal medesimo grado di parentela agli altri due arrestati di stamattina, cioè ai già citati fratelli Costantino e Giuseppe Capaldo.

Raffaele Capaldo è appartenente ad una famiglia di noti imprenditori. A Casapesenna è conosciuto come ‘o marchese.

Anche Raffaele Galoppo è ascrivibile a quel cartello di imprenditori che si è arricchito quando comandava Michele Zagaria e che dopo la sua cattura ha provato ad attivare una operazione di mimesi, inventandosi letteralmente il ruolo di vittime del clan con tanto di convegnistica acclusa. Di Galoppo si parlava già nel 2014 in articoli che sarebbero divenuti prodromici nella già citata ordinanza, la prima Medea, del 14 luglio 2015. Precisamente, in un articolo pubblicato da L’Espresso a firma di Giovanni Tizian, già si indicava Galoppo come indagato insieme a Pino Fontana e Francesco Martino, nell’ambito dell’inchiesta sugli affidamenti per la rete idrica targati Tommaso Barbato e che l’anno dopo avrebbero trovato sfogo nel citato blitz del 14 luglio.