MONDRAGONE. Perse la vita cadendo in un pozzo. La famiglia di Enrico Saulle: “Mai più tragedie simili, più sicurezza sui luoghi di lavoro”

11 Maggio 2023 - 16:53

Quello delle morti bianchi è un dramma che ogni anno fa centinaia di vittime.

MONDRAGONE (Maria Assunta Cavallo) Era l’11 maggio del 2019, quando una tragica notizia scosse una intera comunità. Enrico Saulle 29 anni, aveva perso la vita cadendo in un pozzo durante un lavoro di giardinaggio.

A 4 anni dalla sua scomparsa, la famiglia di Enrico oltre a ricordare la memoria del proprio congiunto, vuole aprire una riflessione sulla problematica delle morti bianche, chiedendo ai datori di lavoro più sicurezza, piu’ tutela verso gli operai, perché solo in questo modo è possibile evitare tragedie simili a quelle che hanno ucciso il loro amato figlio. Purtroppo ogni anno gli incidenti sul lavoro si moltiplicano ed il fenomeno diventa sempre più vasto e certe testimonianze, assumono una certa rilevanza.

Mondragone negli ultimi 10 anni ha visto morire tanti operai costretti ad abbandonare i propri affetti e la propria terra in cerca altrove di un futuro migliore, e questi uomini non sono più tornati.Tragedie che potevano essere evitate, come appunto quella di Enrico, un ragazzo solare, positivo, gioioso e pieno di vita ma soprattutto perbene. Amava salire in sella alla sua moto per sfidare il vento assieme ai suoi amici di sempre. Nessun genitore dovrebbe soppravvivere al proprio figlio, è contro natura, così come nessun figlio dovrebbe vivere senza il suo papà, si perché Enrico era padre di due splendidi bambini ed un marito esemplare. Secondo alcuni, il tempo essendo “galantuomo”, rimargina tutte le ferite, ma quelle ferite che si insinuano con violenza e prepotenza nel cuore di quei genitori che perdono la propria ragione di vita, quelle non guariscono mai. Non sono queste parole di circostanza ma sono parole dettate dalla visione di quel dolore stampato suoi volti di chi ha perso un figlio. Una rassegnazione che stenta ad arrivare soprattutto per una mamma che non ha mai smesso di piangere e che cerca consolazione tra le braccia del Signore. Nessuna morte sarebbe invana se servisse ad evitarne altre. “Ciao, mi chiamavo Enrico ed ora sono un angelo”.