Nicola Schiavone Monaciello, Dante Apicella & co. Chiesto mezzo secolo di carcere per imprenditori e per i funzionari di RFI. Altri 60 imputati sono in rito ordinario

22 Febbraio 2023 - 19:40

Questi gli esiti della requisitoria, pronunciata oggi, dal pubblico ministero, in servizio nella direzione distrettuale antimafia di Napoli Graziella Arlomede

CASAL DI PRINCIPE – (GV) Questa mattina dinanzi al Gup Maria Rosaria Aufieri si è tenuta l’udienza del processo, con rito abbreviato, a carico di 8 dei 68 imputati coinvolti nell’ arcifamosa ordinanza che il 3 maggio scorso ha portato all’arresto di decine e decine di persone in due distinti filoni: il primo riguardante gli appalti aggiudicati ad imprese collegate a Nicola Schiavone, detto Monaciello, imprenditore di Casal Di Principe, nato come tale ai tempi di Francesco Schiavone Sandokan di cui è stato il pupillo, al punto che il capo del potentissimo clan dei casalesi gli fece anche battezzare il suo primogenito ed omonimo Nicola Schiavone, il secondo relativo alla gestione degli appalti pubblici del Comune di Casal di Principe, ma anche di altri enti locali della Campania e della provincia di Caserta -uno fra tutti San Nicola La Strada- controllati sempre dal clan dei casalesi, ai tempi della reggenza dell’appena citato Nicola schiavone junior attraverso l’imprenditore Dante Apicella.

Nell’udienza di stamattina, il pubblico ministero Graziella Arlomede, titolare del filone nell’indagine riguardante Nicola Schiavone Monaciello e gli appalti con Rete Ferroviaria Italiana, ha formulato la sua requisitoria che si è conclusa con le richieste di condanna per gli 8 imputati, che a suo tempo hanno ottenuto di accedere al rito abbreviato. Iniziamo dai 4 imputati che devono rispondere di reati in merito alle presunte tangenti per gli appalti RFI: 3 anni per l’imprenditore Pietro Andreozzi, in qualche affare in partnership con Nicola Schiavone Monaciello, 6 anni per Luigi Russo, dipendente di RFI e direttore dei lavori di uno dei cantieri controllati da imprese di Nicola Schiavone Monaciello. Richiesta fondata, evidentemente, anche su intercettazioni direttamente realizzate nei confronti di Russo e dalle quali è emersa una piena, esplicita, disponibilità di quest’ultimo ad assecondare le azioni illegali dello Schiavone. 6 anni di reclusione chiesti anche per Giulio Del Vasto, funzionario di RFI, utilizzato da Nicola Schiavone Monaciello all’indomani nel momento in cui questi viene a conoscenza dell’esistenza di un’indagine della Dda a suo carico; 3 anni di carcere sono stati chiesti per il commercialista napoletano, Guido Giardino, che ha svolto attività di consulenza per Nicola Schiavone.

Passiamo ora all’altro filone. Per Dante Apicella il pubblico ministero della Dda ha chiesto 8 anni di carcere, mentre per gli imprenditori e in parte prestanomi, le richieste sono state le seguenti: per Antonio Magliulo chiesti 10 anni di reclusione, mentre per l’imprenditore grazzanisano, anch’esso in stretta relazione nelle attività di riciclaggio con Dante Apicella, il pm Arlomede ha invocato una condanna a 4 anni e 3 mesi. Infine, 10 anni per Augusto Gagliardo, l’imprenditore a cui dedicammo un articolo in cui citavamo la nostalgia canaglia sanremese (clicca e leggi) nel momento in cui commentavamo la parte dell’ordinanza che lo riguardava e che raccontava la circostanza del trasferimento della sua impresa da San Cipriano di Aversa a San Cipriano Picentino,.

Nel collegio difensivo, che nel corso della prossima udienza esporrà i contenuti delle proprie discussioni, fanno parte gli avvocati Nando Letizia, Carlo De Stavola, Mirella Baldascino, Claudio Botti, Generoso Grasso, Gianluca Giordano.