Nicola Schiavone pentito: si saprà la verità sul delitto Salzillo e sui coniugi Arrichiello-Massaro, condannati a 23 anni, che gridano come Ogaristi la loro innocenza
28 Luglio 2018 - 12:40
CASAL DI PRINCIPE (T.P.) – Si sono dichiarati sempre innocenti. Ma per la legge non lo sono.
Sono stati condannati, infatti, in via definitiva dalla Cassazione perché considerati colpevoli di concorso nel delitto del nipote di Antonio Bardellino, avvenuto il 9 marzo 2009 a Cancello ed Arnone. A febbraio scorso la Suprema Corte così sentenziò per i due coniugi: 23 anni per Ernesto Arricchiello (detenuto a Santa Maria Capua Vetere) e 23 anni per Teresa Massaro (detenuta a Vigevano), cugina del pentito Roberto Vargas. Secondo le accuse i due ospitarono i sicari nella loro masseria dopo il delitto.
Il verdetto importante ha previsto anche il primo ergastolo definitivo per il figlio di ‘Sandokan’ Nicola Schiavone, da pochi giorni collaboratore di giustizia. Una sentenza con “fine pena mai” che sicuramente ha contribuito alla recente scelta del figlio del noto boss.
Forse è stata questa pena a dargli coraggio o forse a iniettargli paura per passare dalla parte dello Stato e raccontare tutto quello che sa sul clan dei Casalesi.
Sarà proprio lui a raccontare tutta la verità anche su questo omicidio e se effettivamente, come sostiene la difesa, avvocato Mirella Baldascino, i coniugi fossero innocenti, Schiavone non potrà che confermarlo, perchè – com’è noto – un collaboratore di giustizia viene ammesso a un programma specifico di detenzione più leggera, che non prevede più le restrizioni dell’articolo 41 bis, con contestuale apertura della possibilità di accedere a sconti di pena e a momenti di semilibertà, solo se dice tutta la verità, partendo cronologicamente dalla piena confessione e dalla esauriente spiegazione dei propri delitti.
Per cui, non si scappa: Schiavone junior dovrà raccontare se il commando che ammazzò il nipote del nipote di Antonio Bardellino, emulando quello che 25 anni prima aveva compiuto Sandokan, si rifugiò per caso nell’abitazione dei due coniugi o se invece quella casa era un punto di riferimento già stabilito quale rifugio post-delitto, come in pratica hanno sentenziato i tre gradi di giudizio.
La vicenda del coinvolgimento dei coniugi e il loro grido di innocenza non possono non ricondurre il pensiero all’incredibile caso del muratore di Casal di Principe, Alberto Ogaristi, condannato anche lui in via definitiva per il delitto Amato.
Lui si era sempre dichiarato innocente. E’ stato recluso ingiustamente per oltre sei anni. La verità sul suo conto è venuta a galla dopo la collaborazione di pentiti. Per Ogaristi Casal di Principe si è mobilitata in più di un’occasione, organizzando fiaccolate ed eventi.
Chi conosce questo territorio e le genti di Casale sa bene che quella mobilitazione fu un fatto più unico che raro che chiaramente fece capire, proprio grazie all’unicità di quella reazione, che Ogaristi fosse veramente innocente.
Nel processo Salzillo, a febbraio, è stata confermata invece l’assoluzione “per non aver commesso il fatto” per Francesco Barbato, condannato in primo grado all’ergastolo dai giudici del tribunale di Santa Maria Capua Vetere. Salzillo fu ucciso perchè era nipote del nipote di Antonio Bardellino, protagonista della guerra di camorra proprio contro gli Schiavone.
Salzillo, dopo aver aperto una rivendita di auto a Cancello ed Arnone, venne assassinato in un raid lungo la strada per arrivare a Casal di Principe, dove aveva intenzione di tornare a “comandare” dopo esser stato “esiliato” dalla fazione Schiavone. I giudici della Cassazione hanno inoltre assolto dall’accusa di omicidio Michele Cervio, condannato invece per favoreggiamento a 4 anni e 8 mesi. Massimo Russo, autore materiale del delitto, si è visto confermare la condanna a 28 anni di carcere, dopo l’ergastolo in primo grado.