OMICIDIO KATIA TONDI. La Cassazione chiude le porte del carcere ad Emilio Lavoretano: “Deve restare in cella”

9 Ottobre 2020 - 16:27

SANTA MARIA CAPUA VETERE (red.cro.) – Come avvenne per la decisione del tribunale della Libertà di Napoli dello scorso febbraio, ci sembra corretto fare una rapida premessa: la sentenza pronunciata dalla Corte di Assise di Santa Maria Capua Vetere che ha condannato all’ergastolo Emilio Lavoretano per l’omicidio di della moglie Katia Tondi nell’abitazione al Parco Laurus di San Tammaro, non è legata al motivo per cui Lavoretano oggi si trova in carcere. Lui è stato arrestato in quanto esistono, secondo il tribunale di Santa Maria Capua Vetere, decisione confermata dal Riesame, esistono pericoli di fuga e di reiterazione del reato e quindi si tratta di una misura cautelare a tutti gli effetti che nulla a che vedere con l’esecuzione della pena che eventualmente potrà essere attivata solo dopo una sentenza di terzo grado di Cassazione passata in giudicato. Quindi, il verdetto confermato poche settimane fa dalla prima sezione penale della corte di Cassazione riguarda solo la misura cautelare decisa nel gennaio scorso dal tribunale sammaritano.

Per la Procura, Lavoretano avrebbe cancellato ogni traccia dell’assassinio avvenuto tra le mura domestiche, nelle quali è potuto rientrare dopo il dissequestro dell’abitazione, così da simulare i segnali di un furto finito in tragedia, mentre lui sarebbe stato assente, come ha sempre sostenuto. Sempre secondo il tribunale di via Bonaparte, avrebbe avuto anche il supporto dal padre, ex carabiniere, e dalla madre nel trovare alibi e testimoni per difendersi dall’accusa di aver ammazzato la moglie e depistare così le indagini. Lavoretano, come riportato nella sentenza degli ermellinii

che trascrive ciò che viene trasmesso dal tribunale, è stato ritenuto un soggetto pericoloso in quanto non solo colpito da accessi di rabbia e di odio, ma anche capace di progettare lucidi progetti delittuosi. In queste ore, la Cassazione, ultimo grado di giudizio anche per le decisioni sulle misure cautelari, come l’arresto in carcere, ha pubblicato le motivazioni per cui il ricorso presentato dai legali di Lavoretano è stato ritenuto inammissibile e che ha provocato la conferma dello stanziamento nella casa circondariale.