Pazzesco a CARINARO. Una delibera illegale “a pane e puparuoli” regala paline e introiti pubblicitari al cugino dell’assessore. ECCO LE NORME
24 Gennaio 2025 - 18:46
Il Consiglio di Stato si è pronunciato in proposito un anno e mezzo fa. Il bando e la gara sono obbligatori. E se la sindaca, invece di scrivere stupidaggini sul web a favore di popolino, si rendesse conto che un sindaco, insieme al segretario comunale, deve avere una conoscenza giuridica almeno passabile…ma che ne parliamo a fare? IN CALCE ALL’ARTICOLO LA DELIBERA DI GIUNTA COMUNALE
CARINARO (g.g) – Il sindaco Marianna Dell’Aprovitola può scrivere tutte le stupidaggini del mondo a commento dei nostri articoli, così come ha già fatto in un paio di occasioni.
Sappiamo bene che ciò avviene a favore del cosiddetto popolino, di coloro che si accontentano di uno slogan, di una frase virilmente espressa e di nulla più.
Ecco perché non ci mettiamo a replicare, dato che i post della sindaca sono l’essenza del nulla, però abilmente applicata a target di visitatori del social che si accontentano di poco.
Se ci trovassimo in altri luoghi d’Italia, le frasi della prima cittadina non sarebbero sufficienti quali strutture di replica ai nostri articoli, perché ci sarebbero più persone che quegli articoli li hanno letti dall’inizio alla fine. Sarebbero loro a chiedere a Dell’Aprovitola di rispondere nel merito, magari evitando la noia della invettiva ordinaria della serie ‘spacco qui, spacco là’.
La premessa è d’obbligo perché sarebbe a dir poco, ma proprio a dir poco opportuno, che Marianna Dell’Aprovitola rispondesse a questo articolo rapportandosi direttamente ai suoi contenuti.
L’AIR, società in house della Regione Campania, è seriamente stupita da quello che sta capitando a Carinaro e anche in altri comuni dell’agro aversano.
La
Ad esempio ci sarà un decocast digitale che avvertirà gli utenti sui tempi di arrivo di un determinato autobus. Naturalmente questo sistema sarà alternato a quello del QR code fornendo informazioni sull’andamento del trasporto lungo una determinata tratta e che potranno uscire solo e solamente dalla gestione informatica di AIR.
Carinaro e anche qualche altro comune dell’agro aversano non godrà di tutto questo ben di Dio gratuito perché, come al solito, le ragioni della bassa, bassissima mangiatoia clientelare e lottizzatoria – roba veramente da terzo mondo – prevalgono sulla qualità standard di un servizio pubblico.
Si fa veramente fatica e occorre avere un animo missionario nel commentare i contenuti folli della delibera approvata dalla Giunta Comunale lo scorso 16 gennaio.
E’ imbarazzante pensare che ci sia un sindaco e degli assessori talmente ignoranti in materia di diritto amministrativo da partorire autentici abomini come questo.
E sì, caro sindaco perché noi dimostriamo di stimarla non poco nel momento in cui diciamo che lei è ignorante. Perché se così non fosse l’illegalità di una delibera che va annullata immediatamente in autotutela sarebbe frutto di una premeditazione dolosa e allora veramente stanno rovinati in quel di Carinaro.
Prima di affrontare la questione dell’identità imbarazzante del beneficiario, di questa sorta di concessione, non riusciamo neanche a trovare la parola per definirla, va precisato – ed è su questo sindaco che deve rispondere – quali siano le norme in vigore nell’ordinamento nazionale e quale sia la giurisprudenza che solidifica queste, rendendole granitiche.
Consiglio di Stato, sentenza numero 8311/2023, che significa 2023. Ossia giurisprudenza freschissima, di primo taglio in una macelleria: “(…) lo sfruttamento pubblicitario di beni o spazi
pubblici finalizzato all’esercizio di attività di impresa avente ad oggetto la prestazione di servizi, debba necessariamente essere sottoposto a una procedura di evidenza pubblica o, comunque sia, ad una procedura competitiva secondo le previsioni dell’art. 12 della Direttiva 2006/123/CE (cd. Direttiva Bolkenstein) quando, in presenza di un numero limitato di autorizzazioni disponibili per una determinata attività, correlato alla scarsità delle risorse naturali, sia necessario garantire la concorrenza, la libertà di stabilimento e la libertà di prestazione dei servizi fra operatori economici tutti parimenti interessati a trarre profitto dall’esercizio di quella determinata attività di impresa” .
Allora Sindaca Dell’Aprovitola, lei la televisione a casa ce l’ha? Se ce l’ha e guarda con attenzione mezzo telegiornale al giorno non le sono sicuramente sfuggite le grandi polemiche che la Bolkenstein ha creato per la questione delle concessioni di sfruttamento di aree demaniali utilizzate per i lidi balneari.
Ora non ci dica che i lidi sono una cosa e l’installazione di paline e di totem pubblicitari, come quelli che la sua delibera ‘a pasta e fagioli’ ha garantito alla società Ken Media Adv di Francesco Piscopo, cugino dell’assessore Nicola Sglavo, provvidenzialmente assente a quella seduta di Giunta, non c’entrano con la Bolkestein. E che se lei facesse il suo dovere, e oltre a guardarsi mezzo telegiornale ogni giorno si fosse letta quella direttiva, magari coinvolgendo in questa sana attività culturale il suo segretario comunale, il buon ex commissario UE Frits Bolkenstein, olandese, pardon dei Paesi Bassi, non fa riferimento specificatamente ai lidi ma stabilisce un principio generale relativo allo sfruttamento di aree che hanno un rilievo pubblico e che sono potenzialmente utilizzabili come valorizzazione di spazi naturali.
Ecco perché il Consiglio di Stato nutre alcun dubbio sul fatto che queste operazioni, pur non proibite, pur consentite, devono attraversare una procedura seria, stringente. Della serie: se proprio lo dobbiamo fare, facciamolo in modo tale da garantire l’affermazione del massimo della concorrenza salvando in questo modo principi fondamentali dell’economia di mercato all’interno di Stati che fondano i propri ordinamenti sui valori della democrazia liberale.
D’altronde non esiste alcun dubbio interpretativo come si evince chiaramente dalla sintesi sviluppata dalla Delfino&Partners, il meglio che c’è in Italia in fatto di consulenza e servizi erogati alle pubbliche amministrazioni.
Scrivono quelli della Delfino&Partners (quella da noi appena citata): “Il Consiglio di Stato, con sentenza n. 8311/2023 ha rilevato che i Comuni non possono rilasciare a imprese di pubblicità e a privati autorizzazioni relativamente alle installazioni di impianti pubblicitari sul suolo pubblico, in mancanza di una procedura ad evidenza pubblica. Tale procedura da gara sarebbe comunque limitata e non rinnovabile automaticamente; i Comuni dovrebbero infatti avere un piano generale degli impianti pubblicitari ed il relativo regolamento approvati dal Consiglio Comunale, individuare gli spazi pubblici su cui consentire l’installazione degli impianti pubblicitari, indire il bando per rilascio concessioni alle ditte aggiudicatarie e rilasciare a queste i titoli autorizzativi con durata limitata e senza rinnovo automatico.”
Più leggiamo il repertorio del Consiglio di Stato e pareri rilasciati da una delle società di consulenza per le pubbliche amministrazioni migliori d’Italia, più ci imbarazziamo nel pensare al fatto che viviamo in un luogo in cui ci sia un’amministrazione comunale e un assessore, questo Nicola Sglavo, che ritengono di poter assegnare ad un parente di quest’ultimo, a tempo indeterminato dato che in questa delibera neanche l’elemento della transitorietà, della provvisorietà obbligatorie hanno inserito, compiendo un’operazione a “pane e puparuoli” che una volta gli antichi contadini mangiavano a colazione per energizzarsi in vista di una giornata intera di lavoro, con schiena piegata e magari a 40 gradi all’ombra, adesso al tempo degli apporti vitaminici e degli energizzanti consumano solo al comune di Carinaro, non comprendendo però che i peperoni se non sono affiancati da un lavoro fisico intenso o quantomeno da sforzi intellettivi, gli rimangono sullo stomaco, o comunque salgono alla gola.
Revocate questa delibera, per la quale non riusciamo neanche ad avvertire indignazione ma solo divertimento ed umana compassione.
LA DELIBERA DI GIUNTA COMUNALE: