PD, EPURAZIONE SOVIETICA. La Schlein non rinnova la tessera a Gennaro Oliviero, ma neppure a Massimo Schiavone. Graziano se ne infischia del voto per il governatore: conta solo l’elezione di Villano
2 Dicembre 2024 - 19:43
Decisione inaspettata, anche se il presidente del consiglio regionale sapeva bene che il PD non l’avrebbe ricandidato usando l’alibi del terzo mandato. Quello che è successo, invece, al giovane sessano è legato ancor di più alla necessita che il Rosso di Teverola ha nel creare una lista debole, in modo da far eleggere senza sorprese il suo pupillo di Aversa
CASERTA (g.g.) – Elly Schlein, per fare un favore a Stefano Graziano, perché questa decisione rappresenta un favore a Graziano e nulla più, rischia di rafforzare l’eventuale Terzo Polo di Vincenzo De Luca che, con questo passo e con questi regali che il PD gli sta facendo, prenderà davvero la decisione di tentare di passare alla storia come colui che, alle prossime elezioni regionali, potrà battere sia il centrodestra, sia il centrosinistra.
Il mancato rinnovo della tessera PD al presidente del consiglio regionale, Gennaro Oliviero,
È un atto duro, anzi, violento. Usiamo questi aggettivi perché Oliviero – ma sarebbe stato lo stesso se si fosse chiamato Rossi, Farina o Vattelapesca – è il presidente del consiglio regionale della Campania, carica a cui è stato eletto dal PD, partito che l’aveva riconfermato nel 2020 in consiglio grazie ad un’affermazione personale che gli permise di battere abbastanza nettamente Stefano Graziano.
La cosa si è saputa di stramacchio. E questo non fa onore alla commissaria provinciale, Susanna Camusso. Ciò, ripetiamo, a prescindere dalla persona, dall’individuo-Oliviero in quanto tale. Se il PD, infatti, decide di non rinnovare la tessera al presidente del consiglio regionale deve esporre una motivazione.
Oliviero, da parte sua, già sapeva che le brighe di Stefano Graziano per entrare nelle grazie di Elly Schlein, dopo averla avversata alle primarie, si sarebbero materializzate in una sua mancata candidatura. Ma mai avrebbe pensato di subire un’epurazione.
Un’epurazione particolarissima. Ispirata da un democristiano e realizzata da due comuniste che, quindi, di epurazioni se ne intendono per competenza e portato storico, essendo questo un retaggio staliniano, come scritto nei libri di storia del XX secolo.
Ma al di là della vicenda di Oliviero, desta ancora sorpresa, direzionando la medesima verso un assoluto protagonismo che Graziano ha avuto grazie al suo compare politico, Francesco Boccia, in grado di condizionare le scelte dei commissari regionali e provinciali appena confermati dalla direzione nazionale, Antonio Misiani e Susanna Camusso.
L’epurazione che fa più notizia, tutto sommato, non è quella di Gennaro Oliviero, bensì quella del suo concittadino sessano e grande rivale, Massimo Schiavone, quest’ultimo in grado di conquistare significativi consensi alle elezioni regionali del 2020, quasi 7 mila voti, ovvero 6.902, dunque, in condizione di competere per la conquista del seggio il prossimo autunno.
Fatti fuori Oliviero e Schiavone, al grido di “ti piace vincere facile…“, Stefano Graziano, il quale a tutto pensa eccetto che alle ragioni dell’affermazione di un presidente regionale espresso dal cartello di centrosinistra composto da PD, 5 Stelle e AVS, sta creando le condizioni affinché possa vincere senza concorrenti Marco Villano, il suo pupillo di sempre, uno che con Graziano si capisce a volo, a partire dalla concezione che entrambi hanno del lavoro come attività che sulla carta dovrebbe nobilitare l’uomo, figuriamoci il politico, e che, magari, può rappresentare un trampolino di lancio per dedicarsi successivamente alla politica, dopo aver dimostrato qualcosa nel proprio perimetro professionale.
Magari il PD presenterà una lista molto più debole rispetto a 5 anni fa, anzi, sarà sicuramente così a questo punto, ma sarà una lista cucita su misura per Villano.
Domandine finali ai simpatizzanti del PD: vi piace il vostro partito a Caserta, ora che è dominato da Stefano Graziano?
Vi piace un partito in cui comanda chi nel 2014, per conquistare l’ASI con la sua pupilla Raffaela Pignetti, seduta su quella poltrona da ben 10 anni, ha stretto un accordo con Biagio Lusini, oggi ai domiciliari, citato decine di volte dai pentiti del clan dei Casalesi come loro riferimento? Vi piace un partito in cui comanda chi, alle elezioni del 2015, fu appoggiato da Alessandro Zagaria, giovane rampollo dell’imprenditoria di Casapesenna, assolto per alcune cose, condannato per altre, ma che per la DDA resta una cinghia di trasmissione di Michele Zagaria e del clan dei Casalesi?
Vi piace il PD comandato da Graziano, uno che ha trasformato l’Asi di Caserta in un’enorme area di sviluppo immobiliare, speculativa, cresciuta con imprenditori che poco hanno a che vedere con una sensibilità industriale, al punto da aver abolito di fatto il famoso vincolo novennale che impedirebbe, parliamo dell’amico Canciello (non ce ne voglia, ma la verità è la verità e gliel’abbiamo detto anche di persona), a chi costruisce un capannone in zona industriale di venderlo o comunque di farne oggetto di un negozio giuridico di cessione nei primi nove anni?
Vi piace il PD di uno che ha selezionato con le sue mani l’infermiere Tommaso Barbato per farlo diventare sindaco di Teverola e consentirgli di trasformarsi in una vera idrovora di mazzette, al punto che finanche Lusini è stato costretto, così come è indiscutibilmente dimostrato dall’ordinanza chiesta e ottenuta dalla Procura di Aversa Napoli Nord, ad anticipargli 5 mila euro per la concessione edilizia della Lottizzazione Schiavone?
Vi piace il PD controllato da uno che quel sindaco ha difeso e fatto eleggere per anni, per poi voltargli le spalle quando ha sentito puzza di inchieste giudiziarie, quelle che hanno condotto all’arresto di Barbato, alla sua reclusione domiciliare, peraltro confermata due giorni fa al Riesame, nonostante si fosse dimesso dalla carica di vicesindaco, ricoperta fino a qualche settimana fa in un’altra amministrazione congegnata da Lusini e governata da Gennaro Caserta di Fratelli d’Italia, al quale ci siamo dedicati stamattina in un articolo ad hoc (CLICCA E LEGGI)?
Guardate, con Graziano potremmo continuare per ore. Schlein e Camusso non hanno capito bene con chi hanno a che fare. Non l’hanno capito perché sono costrette ad assecondare per tante cose Francesco Boccia, l’altro democristianoide che con la Schlein, invece, si schierò alle Primarie, salvo poi riunirsi con Graziano, a cui lo legano – trattasi di una traslazione dello stesso concetto riguardante Graziano e Villano – delle affinità evidenti nella concezione della politica, ma soprattutto di quello che con la politica si può fare e ottenere quale tornaconto personale.
Oliviero e Schiavone saranno in campo, con ogni probabilità, con il governatore Vincenzo De Luca, rafforzandone non poco la compagine. Ma questo Graziano lo sa bene ma, furbescamente, non lo fa percepire a Schlein e Camusso. Per lui, ripetiamo, contano gli obiettivi personali, in questo caso l’antica promessa fatta a Villano di portarlo in regione.
E chi se ne frega se il centrosinistra ufficiale, con un De Luca in campo con il terzo polo, rischia realmente di arrivare terzo, assistendo al testa a testa tra il governatore uscente e il centrodestra.