PROVINCIA e imprese in odore di camorra. Nuova interdittiva antimafia a società scelta per l’appalto. Ma c’è qualcuno che li protegge per consentire tutto questo?

4 Marzo 2024 - 08:40

Intervento tardivo, ancora una volta, da parte della Prefettura di Caserta che chiude i cancelli quando i buoi sono già scappati. Sulla Provincia, invece, non ci sono più parole. Quarta revoca contrattuale a seguito di interdittiva, ma tante imprese hanno già intascato fior di quattrini, il più delle volte, come in questo caso, grazie a inviti diretti dell’ente. Non siamo ad una cifra lontana da 50 imprese comunque inserite all’interno di ordinanze chieste e ottenute dalla Dda di Napoli. Così facendo, volontariamente o involontariamente diventa un potente finanziatore di mondi contigui al clan dei Casalesi che, in passato (anche nel passato prossimo) hanno finanziato le famiglie e dunque i boss in carcere

CASERTA (g.g./l.v.r.) – Porsi il problema sulla destinazione del denaro pubblico, quando sei a capo di un’amministrazione, dovrebbe essere uno dei primi pensieri, se non il primo.

Essere titolare del destino di milioni di euro, raddoppiati grazie ai “soldi dell’Europa”, ovvero i Fondi PNRR e altre linee di credito continentali, dovrebbe fare rendere conto gli amministratori locali del potere che hanno, sia sul piano politico, legittimati dall’elettorato, che sia diretto (i comuni) o indiretto (la provincia), sia sul piano dirigenziali, visto che spesso a Caserta e provincia vediamo ingegneri, architetti e professionisti comunali trattare le procedure di gara in maniera personalistica.

Lo scriviamo perché se nel giro di poche ore l’amministrazione provinciale di Caserta è stata costretta a revocare quattro affidamenti, a far saltare contratti da milioni di euro, il presidente Giorgio Magliocca e i dirigenti, in primis Gerardo Palmieri, se hanno dentro di loro un’attenzione alla credibilità del loro lavoro, dovrebbero porsi il problema di dove vanno a finire i milioni di euro che gestiscono.

Dopo il caso di Edil Forte e quello più eclatante della Co.Bi., società colpite da interdittiva antimafia e quindi non più in grado di avere rapporti con la pubblica amministrazione, è giunta una nuova revoca, legata ai lavori affidati alla società Ludo Appalti di Casal di Principe, con sede anche a Caserta.

L’impresa è rappresentata legalmente da Luca Fontana, 40enne di Casal di Principe, ma nell’inchiesta della DDA di Napoli, gemmata da quella relativa a Nicola Schiavone, il clan dei Casalesi e gli appalti RFI, ovvero l’indagine su quello che potremmo definire un plenipotenziaro del clan rispetto al giro di denaro, Dante Apicella, la Ludo Appalti sarebbe in realtà nelle disponibilità di Dante Apicella, Vincenzo, Francesco Salzillo, delegato a rapportarsi proprio con la Provincia, e Pietro Apicella.

Per la DDA di Napoli il lavoro di Francesco Salzillo era quello di rapportarsi con la pubblica amministrazione ed è proprio lui che, secondo a quanto scrive la stessa amministrazione provinciale, si presenta all’Ufficio Tecnico per presentare l’offerta della Ludo Appalti il 18 marzo 2021.

Indagato nell’inchiesta Apicella anche Luca Fontana, ma al momento non sappiamo dirvi se il 41enne sia stato poi rinviato a giudizio. La Ludo Appalti, quindi, secondo gli inquirenti antimafia, sarebbe stata intestata fittiziamente a Fontana, ma gestita dagli Apicella che utilizzavano la ditta sia per compiere operazioni di cambio di assegni, in modo di avere più denaro contante, ma la gestivano in maniera autonoma, tenendo, come detto, Fontana quale testa di legno. I due capi d’imputazione (PUOI LEGGERNE QUI E QUI) sono entrambi aggravati dall’aver favorito, con queste azioni, il clan dei Casalesi.

È plausibile, quindi, che queste accuse della DDA abbiano spinto la prefettura di Caserta a muoversi e, nel novembre scorso, ad emettere interdittiva antimafia ai danni dell’impresa. Va detto, però, così come che per Co.Bi., che i tempi degli uffici guidati dal prefetto Giuseppe Castaldo forse sono stati più lunghi di quanto si sperasse, poiché nel frattempo queste imprese hanno potuto vedersi aggiudicare lavori da centinaia di migliaia di euro. Quindi, il rischio che si sia arrivato troppo tardi per evitare che imprese accusate di legami con la camorra – l’interdittiva si muove, in teoria, come azione preventiva – ricevessero appalti pubblici, è molto alto.

La Ludo Appalti aveva ricevuto nel marzo 2021 l’invito dalla Provincia di Caserta, quindi a seguito di una richiesta specifica alla società da parte dell’Ufficio Tecnico, a presentare un’offerta per i lavori di manutenzione straordinaria e messa in sicurezza del ponte sulla Provinciale 145. E Francesco Salzillo aveva inviato la proposta, ribassata del 20% rispetto alla base d’asta, di 27 mila euro. Accettata dalla provincia, i lavori, consegnati alla ditta a maggio, si sarebbero poi sospesi a giugno per motivi che non vengono chiariti nella determina di revoca.

La Ludo Appalti è citata anche nell’inchiesta su Calvi Risorta, relativa agli appalti truccati da Piero Cappello e Raffaele Pezzella, ritenuto un corruttore di funzionari dell’amministrazione provinciale e finanziatore del clan dei Casalesi. Nell’ordinanza Fontata viene descritto ancora come intestatario fittizio dell’impresa e viene segnalato un suo passaggio a Napoli con Pietro Apicella.

Siamo, quindi, al quarto contratto revocato dalla provincia per interdittiva antimafia in pochi giorni. A nostro avviso, però, a destare maggiore inquietudine non sono queste procedure, bensì il numero di ditte citate come direttamente coinvolte in legami criminali – camorra e corruzione – che sono state premiate dalla Provincia in questi anni.

Va detto, infine, che se l’interdittiva antimafia qui ha portato alla revoca dell’affidamento, i casi eclatanti di Marrel, società creata da Raffaele Pezzella mentre era ai domiciliari per aver corrotto un funzionario della Provincia, a cui lo stesso ente guidato da Giorgio Magliocca ha affidato un cantiere da 600 mila euro e passa (CLICCA E LEGGI), e la Costruzioni Generali Sud, sotto sequestro proprio a seguito delle accuse a Pezzella, che vince una gara da 10 milioni per la costruzione di una scuola a Teano, con una procedura che a definirla con “contorni dubbi” non crediamo si faccia un peccato (LEGGI QUI PERCHE’), dicevamo, queste due vicende, forse, restano l’apice delle discutibili attività dell’Ufficio Tecnico provinciale negli ultimi anni.

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