Quattro incendi dolosi in una settimana. Si sgonfia l’ipotesi del racket. Bellopede, il Pellicano e il pub…

1 Settembre 2018 - 18:41

MADDALONI/SESSA AURUNCA/MARCIANISE/ CASERTA (Tina Palomba) –  Ci sono pochissimi dubbi, ormai, sul fatto che si sia trattato di roghi di natura dolosa. Non è una conclusione delle indagine ma è una concorde spiegazione a cui sono giunti gli inquirenti, almeno per adesso sugli ultimi incendi che hanno devastando la provincia di Caserta. Partiamo da quello di Maddaloni in via Carrarone della scorsa settimana. Uno dei due depositi di migliaia di cassette in plastica e altre in legno di proprietà di Mario Spallieri è stato ridotto in cenere compreso un grosso tir e uno scavatore. Due le principali piste seguite dai carabinieri, questo caso, dopo la relazione dei vigili del fuoco: quella della mano della criminalità organizzata o quella di un “malefico” concorrente che ha voluto fare un atto dimostrativo.

Secondo alcuni testimoni le fiamme avrebbero avvolto il camion e il deposito  subito dopo aver visto delle persone scappare. Il proprietario, che si occupa della vendita e acquisto di cassette, quasi dieci anni fa, fu vittima di un attentato del racket presso la sua abitazione in via Spallieri. Dopo questo rogo di Maddaloni ce ne sono stati altri tre in questa settimana. Non si tratta di rifiuti incendiati, il cui numero è in netto calo, ma si tratta di altri tipi materiali che però fanno in modo che la nostra provincia sia sempre al primo posto per gli incendi in tutta la Campania. Un fenomeno che ha soprattutto cause sociali e andrebbe studiato per prevenirlo. Tre incendi: il primo ad un noto pub  di Sessa Aurunca di proprietà della famiglia Sepe, gli altri due stanotte: l’azienda Bellopede di Marcianise e poi il supermercato Pellicano a Caserta. La pista seguita dalla Magistratura dopo i primi accertamenti dei carabinieri e pompieri è sempre quella dolosa. Ultima ipotesi rimane quella del corto circuito. Qualche anno fa un noto imprenditore casertano finì nei guai perché in vista della bancarotta fallimentare, pensò bene di incendiare la sua azienda per ricavare soldi dall’assicurazione.