QUESTURA E PREFETTURA. A rischio paralisi gli uffici Immigrazione. In 19 con contratto in scadenza: giovani, preparati ma precari

12 Dicembre 2022 - 19:23

Assunti per sei mesi, hanno visto i loro contratti andare avanti con piccole proroghe per quasi due anni e la scadenza del contratto al 31 dicembre potrebbe provocare enormi danni nel settore. Ma questi operatori meritano un trattamento diverso e vi spieghiamo perché

CASERTA (l.v.r.) – Mettiamo il caso che tu sia il proprietario di un’azienda.

E mettiamo il caso che una delle tue filiali più importanti sia praticamente a rischio stop ogni momento a causa di una carenza cronica di personale.

E mettiamo il caso che tu riesca a rimpolpare le fila dell’ufficio grazie all’assunzione per soli sei mesi di una decina di dipendenti, che formi dandogli le conoscenze necessarie nell’ambito di cui ti occupi.

Continuiamo l’ipotesi con la possibilità che questo contratto di 6 mesi si allunghi fino a 20 mesi. E alla fine di questo periodo, che fai? Licenzi o cerchi il modo di non chiudere un intero ufficio nevralgico per il tuo business?

Questa è la condizione che stanno vivendo, contestualmente, l’ufficio Immigrazione della questura e lo Sportello unico per l’immigrazione della Prefettura di Caserta. Nell’aprile di un anno fa, infatti, sono arrivati otto ragazzi e ragazze alla Prefettura e 14 alla Questura, tramite un’agenzia di somministrazione, per un periodo limitato, ovvero sei mesi.

Non si tratta di una situazione vissuta soltanto negli uffici casertani. Sono stati assunti in tutta Italia un totale di circa 1.400 lavoratori, al fine di poter garantire la lavorazione delle oltre 200.000 istanze della regolarizzazione di extracomunitari, a seguito della sanatoria voluta dal governo Conte II nel maggio 2020.

Dovevano essere solo 6 mesi, poi siamo arrivati a 9, poi 12 e infine, con l’ultima scadenza al 31 dicembre 2022, 20 mesi.

In quest periodo i ragazzi – perché a Caserta parliamo quasi totalmente di donne e uomini che non arrivano ai 35 anni – hanno sviluppato diverse competenze, poiché non hanno dovuto solo gestire la cosiddetta Sanatoria, ma anche i flussi migratori, derivanti dal conflitto tra Russia e Ucraina in considerazione del fatto che, come sancito dalla legge che ha allungato il loro contratto nello scorso marzo, gli interinali hanno lavorato a tutte le istanze presentate a vario titolo dai cittadini stranieri interessati dalla crisi internazionale, oltre che alle procedure per i rapporti di lavoro tra imprenditori casertani e le persone extracomunitarie giunte qui già con un lavoro.

Sia la Prefettura di Caserta, sia la questura stanno per vivere un momento di enorme difficoltà, se è vero come è vero che tra 15 giorni terminerà il contratto di questi 19 operatori rimasti, 13 per la polizia, 6 per il Ministero.

Con questo addio possiamo parlare di una vera e propria paralisi imminente dell’apparato amministrativo casertano in tema di immigrazione.

Prendiamo il caso della Prefettura di Caserta. Per lo Sportello unico per l’immigrazione, questo periodo deficitario di personale è cronico, va avanti da decenni. Infatti, dal momento della sua instaurazione, sono stati rarissimi i periodi in cui l’ufficio ha potuto avere un organico numericamente degno di tale nome, comportando un carico di lavoro enorme per chi è stato assegnato a questa sede.

L’Ufficio immigrazione della prefettura di Caserta, nonostante alcuni casi di cronaca che hanno coinvolto dipendenti di questo compartimento, è e resta un settore importantissimo dell’amministrazione della provincia.

L’ambito migratorio, infatti, è continuamente sollecitato, in considerazione dell’alta presenza di persone extracomunitarie in Terra di Lavoro.

Un esempio per tutti, come emerge dai dati del Ministero, la provincia di Caserta è stata la quarta per numero di richieste di emissione di rapporto irregolare, circa 7 mila, dopo Milano, Roma e Napoli, centri che coprono un numero enorme di territorio e di popolazione rispetto a Caserta e che quindi hanno anche un numero di dipendenti ben più alto confrontandolo all’ufficio di Palazzo Acquaviva, che per anni ha visto la cifra di operatori non superare il conteggio di una mano.

Negli anni si sono avvicendati tantissimi giovani lavoratori, tutti in somministrazione, precari, che dopo aver conseguito delle competenze, si sono trasferiti, oppure hanno visto il loro contratto morire.

Chiaro, i dipendenti in somministrazione non possono essere assunti dall’amministrazione pubblica, non funziona così. È necessario un concorso pubblico, come è giusto che sia, ma ci si aspetta che lo Stato non abbandoni completamente oltre mille professionalità, quasi tutte trentenni, ovvero facenti parte di quella generazione che sarà più povera dei loro genitori, in considerazione della terrificante situazione lavorativa e retributiva dei millennials italiani.

Averli scelti, averli formati e poi, dopo averli utilizzati per una necessità incombente e cronica, salutarli, non rende giustizia all’attività compiuta da migliaia di lavoratori sparsi per l’Italia. La speranza è che questi 1400 dipendenti possano avere un contratto un po’ più lungo, in modo da poter gestire senza una tensione continua l’inevitabile e giusta fine di questo rapporto di lavoro con il Ministero degli Interni, tramite le agenzie interinali.

Ma questo deve avvenire con tempi chiari e, nel caso in cui si dovesse attivare una procedura concorsuale, dare a questi precari la possibilità di vedersi riconosciuti gli anni di lavoro, come avviene per tutte le categorie.

Forse la notizia positiva delle ultime ore che è sono stati presentanti alcuni emendamenti (modifiche) alla legge di Bilancio, affinché sia inserito nella Finanziaria che questo gruppo di 1.400 interinali operanti in tutte le prefetture e le questure possa restare in servizio.

Sicuramente, però, resta forse l’ostacolo arduo da superare, ovvero quello relativo alle procedure di proroga contrattuale.

La Manpower, per la Prefettura, e la GIGroup, per la questura, hanno vinto la procedura d’appalto per la somministrazione di questo gruppo di lavoratori solo per i primi mesi di contratto, affidati all’inizio del 2021. E la Corte dei Conti ha segnalato come queste proroghe extracontrattuali siano tossiche, andando in buona sostanza a ledere il principio della libera concorrenza.

Un concetto giustissimo e condiviso fortemente da questo giornale da anni. Un principio che se fosse stato applicato anche al comune di Caserta, ci avrebbe evitato gli anni di proroga contrattuale per la società della raccolta rifiuti, la Ecocar, una circostanza entrata nella storia e nei record delle stranezze amministrative italiane.

Tornando al punto, è giusto, doveroso e salutare che venga bandita una nuova gara, ma paralizzare in questo modo gli uffici pubblici, lasciare 19 persone in mezzo alla strada, in un momento di gravissima crisi economica, con il rischio di una immediata paralisi dell’ufficio immigrazione della prefettura e della questura, non solo a Caserta, ma in buona parte delle province italiane, sa di operazione autolesionista, al limite del tafazzismo.