Raccolta del gioco d’azzardo, esiste una zona più ludopatica? Caserta nella media italiana
10 Luglio 2018 - 19:00
CASERTA – Negli ultimi anni si è parlato e scritto molto sul gioco d’azzardo, non sempre prendendo i numeri come riferimento. Intorno all’industria del gambling continuano a girare leggende che, pur essendo tali, hanno un forte impatto sull’opinione pubblica. Una di queste vorrebbe che ci fossero alcune zone d’Italia con una maggiore correlazione tra scommesse e reddito basso. In molti casi si sostiene che il meridione unisca l’alto tasso di disoccupazione (e quindi un guadagno pro capite) a una spesa elevata nel gambling. Un’indagine sulla raccolta del gioco in Italia pubblicata sul sito www.giochidislots.com dimostra invece il contrario.
La questione è di particolare importanza perché anche il contratto di governo stilato tra Lega e Movimento 5 Stelle prevede diversi punti riguardanti il gioco d’azzardo. La riduzione della frequenza di gioco degli italiani è uno degli obiettivi prefissati, anche con la riduzione del numero di slot machine sul territorio italiano e con una maggiore pressione fiscale sull’industria. Con il rischio, potenzialmente distruttivo per diversi lavoratori in tutto il Paese, di allontanare moltissimi esercenti dalla nostra nazione. Prima di analizzare i dati, è necessario ricordare che si riferiscono alla raccolta totale, quindi il computo di tutte le puntate effettuate, senza detrarne le vincite o le tasse.
Come anticipato, il risultato della ricerca è piuttosto sorprendente per ciò che viene preso come un dato assodato. Il volume di gioco, nella media nazionale, è di 610,30€ pro capite all’anno, una cifra significativa ma sostenibile dagli italiani. Ovviamente ogni caso andrebbe analizzato a sé, ma di sicuro non si può trovare una stretta correlazione tra reddito basso e puntate alte in una zona specifica d’Italia. Prendendo in considerazione la provincia di Caserta, il capoluogo è solo leggermente sopra l’average, con 641€ spesi da ogni abitante a fronte di un reddito pro capite di 23.147€. I comuni più preoccupanti da questo punto di vista sono San Marco Evangelista, 1.792€ di raccolta media per un reddito di 16.082€, e Maddaloni, 1.855€ per 15.364€ guadagnati. Allo stesso modo esistono paesi estremamente virtuosi, come Rocca d’Evadro: 159€ di spesa annua a fronte di uno stipendio medio di 14.174€.
Il confronto con la realtà regionale può rendere meglio la portata di questi dati. Nelle grandi città soltanto Salerno trova numeri sproporzionati rispetto al resto del Paese: Salerno spende 1.281€ per abitante, ma ne prende 22.407€. Napoli e Benevento si attestano rispettivamente a 666€ e 646€ (con un reddito pro capite di 20.643€ e 19.499€), Avellino a 771€ (con guadagni di 22.267€). Se le città più popolose vedono girare quantità di denaro importanti, i comuni meno abitati sembrano avere pochi problemi a riguardo. Nella zona del Cilento si registrano le raccolte più basse, 34€ all’anno a Stella Cilento e 8 a Monteforte Cilento, dove il reddito pro-capite è di 13.841€. Un panorama sicuramente molto variegato, ma che non presenta casi particolarmente estremi. Non tanto da giustificare il perdurare dello stereotipo di una parte del Paese che gioca più di quanto si possa permettere, in barba alla crisi e al tasso di disoccupazione.