REGGIA DI CASERTA Orde di ragazzini, invasioni della Castelluccia, uso inappropriato degli ambienti e carenza di organico. E per la direzione l’unica soluzione è chiudere tutto

2 Agosto 2022 - 17:26

Per grave carenza di personale, domenica prossima 7 agosto la mostra Frammenti di Paradiso, il giardino inglese ed il teatro di Corte, saranno chiusi. Ma allora, fate una cosa: chiudete tutto, organizzatevi e poi riaprite a dovere, che è meglio.

 

 

CASERTA (pasman) La piega presa dalla Reggia è fin troppo chiara. Ed ogni episodio che vi si sta verificando si incarica di ribadirla. Su ogni questione, grande o piccola, predominano, prevalgono ormai l’intrattenimento, lo spettacolo anche onesto ma contrabbandato per cultura, le rassegne con le sovvenzioni pubbliche. Basta infiocchettare il pacchetto propandistico bello e pronto e darlo, orchestrando media e gli organi di informazione più accomodanti (si può dire, amici), alla opinione pubblica sempre grata e che non può sottilizzare. Ed il gioco è fatto. Altro che il programmare, pianificare, prevedere e provvedere a tempo di una gestione oculata. Le conferenze stampa che immancabilmente precedono questi eventi hanno, non a caso, un che di surreale. Le parole che vi si ascoltano non dicono quasi mai nulla e risuonano sempre uguali a se stesse, appartenendo al repertorio di moda al momento: concertazione, sinergie, turismo, pnrr, sostenibilità, inclusività…qualunque cosa vogliano dire e c’entrino o non c’entrino qualcosa. Se è consentita un po’ di leggerezza, sono trascorsi 192 anni da quando il celeberrimo imbonitore Dulcamara dell’Elisir d’Amore decantava così i portenti del suo specifico ed il mondo non è sostanzialmente cambiato:

Giorni fa, come si sa, una banda di ragazzi (qui il video dell’episodio, che abbiamo pubblicato) tra di loro, stando alle statistiche, dovevano esserci almeno due dei tanti diplomati con 100 e lode agli ultimi esami di maturità, ridotti per questo al ridicolo ridendo e sghignazzando, si è fatto un divertentissimo bagno nel torrente del giardino inglese. Il fatto di lanciarsi dal sovrastante ponticello ed a dorso nudo e di mettersi a nuotare e sguazzare tutto il tempo fa capire bene come temessero i controlli. L’episodio si aggiunge a quello dei turisti che di continuo salgono sulle statue per farsi fotografare o che riescono ad introdursi nella castelluccia per quanto non visitabile. O a quello delle comitive che, per bravata, si arrampicano sugli alberi maestosi.

Domenica, giornata di particolare richiamo turistico, ci hanno segnalato che una compagnia di amici, saliti sino al torrione della cascata che sulla carta sarebbe interdetto al pubblico, si sono buttati in acqua divertendosi, finché hanno voluto, sotto i getti  della rapida. Nell’intero parco, in quel momento, risultavano in servizio di controllo due soli dipendenti.

In queste foto, l’accesso alla cascata sbarrato alla bella e meglio ed il gruppo dei giovani  segnalatoci, che domenica, dopo aver fatto il bagno sotto il torrino dell’acquedotto, ritornano sui loro passi

Questo andazzo indica chiaramente che, allo stato e da tempo, la sicurezza del monumento non è per niente garantita. Anzi, dobbiamo ringraziare paradossalmente gli stessi trasgressori se non fanno i danni ben più gravi ed irreparabili che, per come stanno le cose, cioè potendo agire in tutta libertà, potrebbero tranquillamente fare. E Dio ne scampi dell’azione di qualche folle esibizionista.

Eppure si fa finta di niente, benché la questione della grave carenza del personale del museo preposto alla vigilanza venga denunciato da tempo immemore. La si osserva quasi come ad una calamità naturale, a cui non c’è rimedio: cosa vuoi fare se arriva un inatteso cataclisma! Si obietta al più e malamente che il problema è nazionale e si spera che non accada il peggio, tanto la scusa  è buona per tutte le stagioni. Intanto, una gara per il pattugliamento integrativo all’interno del parco mediante una ditta di vigilanza esterna, benché indetta a marzo, è ancora in corso di espletamento. Siamo nel più placido campa cavallo, che l’erba cresce! Che fretta c’è, si diranno probabilmente negli uffici museali. Il D.G. della Reggia, in definitiva, per tutto il suo non breve  primo mandato triennale non ha trovato il modo di mettere mano alla problematica, per quanto assolutamente prioritaria rispetto alle marmellate, ai vini et similia sempre al centro dell’attenzione. E di ammissione di responsabilità interne, per noi così evidenti, manco a parlarne. La senatrice Corrado, ricorderanno i lettori, che da ultimo e per l’ennesima volta ha esercitato il suo legittimo potere ispettivo parlamentare  presentando, come prima firmataria, una interrogazione parlamentare sulla discutibile gestione della Reggia, si è persino sentita ribattere pubblicamente ed in maniera risentita dal direttore Maffei, che forse immagina si sia al fatto personale e di non avere, in quanto dirigente pubblico, alcun dovere di rendere conto del proprio operato a chi istituzionalmente ha la legittima potestà di controllo verso la pubblica amministrazione e non solo.

Le immagini del post di Reggiando…e dintorni reali

Con questa autentica spada di Damocle sulla sicurezza del monumento vanvitelliano, in queste ore ci si fa assorbire e distogliere dalle manifestazioni varie che hanno casa nel palazzo reale, dopo la clamorosa topica della prima serata di cinema di Visioni Reali, cancellata, manco a dirlo, per ragioni di sicurezza dello schermo allestito. Episodio, questo, che dice molto di una certa mentalità, poiché si è preferito defilarsi dietro le responsabilità dirette del progettista dell’installazione cinematografica, glissando sul coinvolgimento del buon nome del museo vanvitelliano, che è evidente nel momento in cui si sceglie di offrire ospitalità. Ma il prestigio e la credibilità dell’ente culturale non devono essere tra le prime preoccupazioni, se, come segnala un attonito quanto noi Nando Astarita sulla sua seguitissima pagina pubblica di Facebook Reggiando…e dintorni reali, il sesquipedale errore di attribuzione e storico che ha riguardato un dipinto della mostra Frammenti di Paradiso (Ferdinando di Borbone a caccia, indicato di autore anonimo, mentre esso è da sempre ben noto, e  collocato temporalmente in una data impossibile) e da lui già segnalato il 9 luglio scorso non viene corretto né nella didascalia del quadro né nel catalogo della mostra stessa (il quale aggiunge, altresì, la confusione di Ferdinando I con Ferdinando IV).

Ciò che gli fa anche dire, dopo aver notato che l’ allestimento è costato centinaia di miglia di euro: ”… La sciatteria ed il sensazionalismo effimero caratterizzano ormai sempre più questa fragile e lacunosa gestione che invano tenta di darsi un alto profilo culturale con mezzucci vari e con compiacenti, interessati avalli”.

Hai voglia che il ministro Franceschini non perda occasione per elogiare il concorso internazionale per la designazione dei direttori dei maggiori musei nazionali, che si vanta di aver introdotto, se i risultati sono questi. Qui, come in altri settori, la scelta dei manager pubblici che esprimano i valori della competenza e della autonomia dal livello politico è grande come una casa.

 

Ma non è finita qui, perché siamo ormai siamo precipitati nel farsesco. Come annuncia la stessa direzione museale con il post che pubblichiamo a lato, per grave carenza di personale, domenica prossima 7 agosto la mostra Frammenti di Paradiso, il giardino inglese ed il teatro di Corte saranno chiusi. Ma allora, fate una cosa: chiudete tutto, organizzatevi e poi riaprite a dovere, che è meglio.

 

Alcune immagini del recente bagno di un gruppo di ragazzi nel torrente del giardino inglese

Nelle due foto sopra, un momento della trasmissione di Radio Rai 1 Qui Fuori andata in onda giorni fa dalla Reggia.

Come si vede, continua l’uso, a nostro giudizio inappropriato, degli ambienti storici senza reale necessità.