SAN FELICE A CANCELLO. Altre ombre nel Comune: gara d’appalto che puzza di bruciato. Il segretario comunale combatte da solo e Ciccozzi si rompe una costola

15 Dicembre 2021 - 18:00

Dopo aver scritto a fine novembre un articolo di ricostruzione delle vicende politiche di quest’anno, torniamo a occuparci delle molto strane e opache vicende di un Comune che non riesce neppure ad avere paura di tutto ciò che gli è capitato in passato. Vi spieghiamo perché questa gara puzza di illegalità

 

 

SAN FELICE A CANCELLO (gianluigi guarino) Va a finire che alla fine del 2021 saranno più i giorni in cui l’ottimo dirigente del Comune di San Felice a Cancello, Bernardino Ciccozzi, di cui abbiamo apprezzato il look da vero dandy che non a caso riproponiamo nella foto, ha subito le angherie della salute che quelli in cui ha potuto dare il proprio contributo di storica e proverbiale trasparenza all’attività dell’ente sanfeliciano.

Confessiamo quello che è un nostro limite: non avendo avuto la fortuna di conoscerlo e di raccontarlo negli anni, ci siamo fatti un po’ condizionare da quel bottone della camicia bianca che sta lì pronto a esplodere come se si trattasse di un proiettile in canna. E’ una evocazione, una immaginazione la nostra ma oggi ve la vogliamo proprio far vedere questa fotografia  a figura intera perché vede rappresentare il segno del nostro mea culpa. Un mea culpa di chi, come noi, fatto di carne, non riesce con tutta la scienza a rifuggire da un certo pregiudizio che mette insieme la storia recente e meno recente del Comune di San Felice a Cancello con un certo modo di vestirsi, di atteggiarsi, di essere di chi svolge una funzione di altissimo profilo come quella che il ragionier Bernardino Ciccozzi svolge nell’ufficio che dirige, come capo dipartizione dell’area Finanze, Affari ed altre cose ancora.

Ma perché oggi torniamo a parlare di questo Ciccozzi che per anni non avevamo come si suol dire “cagato neppure di striscio”? Lo facciamo per solidarizzare con lui. Perché questo è proprio uno sfigato: durante la scorsa primavera un po’ il covid, un po’ una sorta di moria delle vacche, una notizia quest’ultima appresa dai fratelli Caponi in “Totò, Peppino e la Malafemmina”, il Ciccozzi fu costretto alla malattia e non potette spiegare le nobili ragioni che lo portavano a dissentire in tutto con le tesi di chi, all’interno del comune di San Felice a Cancello, rappresentava e rappresenta il Governo nazionale, cioè il segertario comunale Giuseppe Principe, unico titolare del potere di controllo sugli atti amministrativi proprio perché rappresenta l’occhio del ministero degli Interni da cui dipendono le Prefetture e conseguentemente ogni segretario comunale italiano.

La storia l’abbiamo raccontata nel lungo focus che lo scorso 25 novembre abbiamo dedicato ai troppi casi strani, alle troppe situazioni opache che continuano a svilupparsi nelle stanze di un comune che, evidentemente, non riesce ad affrancarsi da un sistema, da un metodo, frutto di una mentalità. Perché se dopo tutto quello che è successo a Pasquale De Lucia, a Felice Auriemma, all’allora segretario Alfredo Pane, voi, come si suol dire, “non ne fate faccia”, allora è evidente che davanti a un pericolo latente di nuovi interventi della magistratura, voi, sempre voi, opponete il seguente concetto, assolutamente inoppugnabile: noi campiamo così, ci hanno abituati così, i nostri genitori ci hanno dato questa educazione per cui non sappiamo, non riusciamo a comprendere cosa sia questo bene pubblico e perché i soldi della res publica debbano essere difesi a tutela dei cittadini e non, invece, così fa tutti, messi a disposizione delle nostre tasche e delle necessità elettorali dei vari politici locali.

Proprio mentre nelle stanze del Comune stava per esplodere, nelle scorse settimane, un altro caso legato ad una strana, anomala gara d’appalto, quella arrivata a scoppio ritardato e che prevede l’utilizzo di un finanziamento del Governo, Ministero delle Pari opportunità e della famiglia per i cosiddetti “centri estivi” che a questo punto dovranno essere centri invernali, che ti va a succedere al buon Ciccozzi? Cade e il Psaut gli diagnostica delle fratture pare alle costole. Un po’ se l’è voluta perché se avesse utilizzato le protesi di silicone di quello che si è fatto fare l’iniezione finta del vaccino anti Covid e non quelle camicie con le quali uno non si pone il problema di una età che avanza e di una adipe che deborda sempre di più, addirittura ostentandola con orgoglio, forse le costole non se le sarebbe rotte, perché la caduta sarebbe stata ammortizzata. Altro periodo di malattia. Ma il nobile sentimento che Ciccozzi nutre per il proprio lavoro e per la propria funzione lo ha portato a sfidare il dolore e a recarsi lo stesso negli uffici del Comune. Si dà il caso però che l’abbia fatto in persistenza del periodo di congedo straordinario dovuto al suo infortunio.

Dopo averlo amabilmente sfottuto un po’, diciamocela tutta, il segretario comunale Principe quando si è accorto che la gara è stata assegnata per 50mila euro (44mila 900 con il ribasso) a fronte di 50 bambini e ragazzi fra i 3 e i 14 anni, dal 6 al 23 dicembre. In poche parole 18 giorni, 1000 euro per bambino. E che gli hanno insegnato in questi laboratori? La fissione nucleare? Che gli hanno messo negli spuntini, il prosciutto spagnolo e il Capriece di Eux? Che gli hanno dato da bere? La Perrier? Ovviamente il segretario ha detto: ma mo che altro è questa roba? E siccome lui è l’unica autorità di controllo, non è che debba chiedere il permesso a Ciccozzi per controllare i fascicoli contenenti gli atti di gara. Non è che debba farlo necessariamente insieme al dirigente. Anzi, in questo caso, aggiungiamo noi, il dirigente deve stare distinto e distante perché è stato proprio Ciccozzi a presiedere la commissione che ha aggiudicato l’appalto all’associazione Aps Giovani Mentor onlus. Proprio Ciccozzi in quanto presidente della commissione, noi può per definizione contribuire all’esercizio della funzione di controllo. Questo vale in generale. Ancor più vale nel caso di specie perché il bando prevedeva che il servizio, cioè l’affidamento di questi bambini e di questi ragazzi ai mentores di San Felice a Cancello, si sviluppasse di mattina e non di pomeriggio così come alla fine, misteriosamente, è risultato dal verbale di aggiudicazione. Come se si trattasse di un dettaglio. Se un Comune, una stazione appaltante ritiene di dover cambiare i termini di un’iniziativa, di un servizio finanziati da soldi dello Stato o di derivazione pubblica, revoca il primo bando, ne fa un altro e non sta lì a tenere che questo intoppo possa rompere le uova nel paniere a qualcuno nel momento in ci altri soggetti imprenditoriali vadano a sfruttare la nuova pubblicazione per partecipare a differenza di quanto abbiano fatto nel bando revocato. Noi non vogliamo arrivare a conclusioni affrettate. Se il segretario comunale Giuseppe Principe ritiene che si siano registrate delle violazioni della legge, o degli atti illegittimi, chi più di lui, chi più di un segretario comunale ha la possibilità di diventare interlocutore privilegiato delle istituzioni giudiziarie che sovrintendono al rispetto del principio dell’obbligatorietà dell’azione penale sancito dalla Costituzione? Può darsi pure che tutte queste cose che stiamo apprendendo su Ciccozzi siano false, e che alla fine dietro a quella improbabile camicia batta il cuore integerrimo di un servitore fedele dello Stato e del Comune di San Felice a Cancello. Può darsi. Ma qui, rispetto alle vicende appena raccontate occorre formulare un invito al ragionier Ciccozzi: esprima la sua versione di questi fatti e di quelli che abbiamo narrato il 25 novembre. Casertace è un luogo di libertà e di confronto democratico. Siamo pronti a pubblicare integralmente ogni suo scritto avvertendolo, però, che qui a casa nostra non si opera alla sanfeliciana maniera. Gli mettiamo a disposizioni spazi illimitati purché risponda nel merito, nel dettaglio alle cose che abbiamo scritto ultimamente su di lui. Perché se noi nel rispetto della funzione etica della professione giornalistica, ci siamo rotti il mazzo a studiare delibere, determine, comunicazioni formali e informali, cioè una montagna di documenti, meritiamo di essere rispettati. Per carità, non costituendosi e riconoscendo al cento per cento, in una sorta di confessione, tutte le cose da noi esposte. No: Ciccozzi lei può scrivere che questo giornale abbia riportato una serie di cazzate, di bugie, di diffamazioni, di calunnie. E’ nel suo pieno diritto farlo. Un diritto che le riconosciamo e che siamo pronti a difendere anche, anzi soprattutto se questo comportasse gravi accuse nei nostri confronti. Quello che invece lei non può fare perché ci mancherebbe di rispetto, è minimizzare il nostro volenterosissimo lavoro di documentazione, mettendosi a parlare di altro, spostando la trattazione su questioni diverse da quelle da noi poste, che saranno tutte, ripetiamo, cazzate ma che meritano di essere confutate sillaba per sillaba.