SAN LEUCIO. Dopo due mesi non possiamo ancora sapere quanto ha guadagnato il comune con lo Spinning al Belvedere

5 Luglio 2019 - 17:10

CASERTA (l.v.r.) – Non fu un gran momento per la storia culturale di questa provincia vedere 400 cyclette riempire il piazzale del complesso monumentale di San Leucio, patrimonio Unesco assieme alla Reggia (LEGGI QUI). Residenza voluta da Ferdinando IV e che ha visto sorgere una delle prime colonie di lavoratori, esperimento sociale che ebbe risultati impressionanti, per il tempo e per il luogo in cui vide la luce.

In un articolo dello scorso maggio provammo a fare due conti (LEGGI QUI) in tasca alla Energy Club del istruttore Beppe Meglio, che aveva organizzato i Renais Day. Per farlo, visto che non era stato pubblicato nulla dal comune, cercammo e trovammo la determina della scorso anno, a firma del dirigente Franco Biondi, che affittava gli spazi del Belvedere di San Leucio a 600 euro al giorno. Una cifra bassa, conveniente rispetto agli introiti che gli organizzatori hanno portato a casa in quei giorni tra sponsor e partecipanti che per poter fare spinning nella casa che fu di Ferdinando IV hanno speso 27 euro circa per ogni giornata, ed entrambe le sedute a poco più di 30 euro.

Ovviamente facemmo i conti senza l’oste, visto che il comune non aveva reso noto l’introito ricevuto, ma facemmo la promessa ai nostri lettori che, quando da palazzo Castropignano appena fosse stata pubblicata la determina, saremmo tornati sull’argomento. A quasi due mesi di distanza, dagli uffici comunali nulla è stato reso noto. Resta viva, quindi, come ipotesi quella del 2018, cioè 1200 euro, salvo pubblicazioni dell’ente o versione della Energy Club. Un prezzo di saldo che non appare consono per la storia del Belvedere. E non può bastare la presenza in costume d’epoca del sindaco Carlo Marino al corteo storico, organizzato dall’omonima associazione di San Leucio, per le vie del borgo. Perché scendere in strada, sorridere per le foto non è automaticamente sinonimo di cura per la storia di questo luogo.

Se la svendita dei luoghi identitari della città era già un male, la totale mancanza di trasparenza rende ancora più grave una situazione paradossale visto e considerato che vige l’obbligo per legge di pubblicare gli atti di carattere normativo e amministrativo generale, come ha previsto il testo unico del 2000, con conferma del Consiglio di Stato, tramite sentenza. Attendiamo, quindi, che il comune di Caserta rispetti questa legge, dopo (quasi) due mesi.