SANITÀ DEVASTATA. Il Molise arretra di un secolo con il Piano operativo di Toma e Papa. Il ministro Schillaci intervenga

29 Novembre 2022 - 12:54

Un’ incredibile serie di irregolarità. Violata o quanto meno aggirata una decisione della Corte Costituzionale. Si rischia che solo i ricchi possano realmente curarsi fuori dalla regione

CASERTA – (g.g.) Di qui a qualche mese i cittadini del Molise torneranno alle urne per eleggere il nuovo presidente della Regione e il consiglio regionale. In qualche occasione, CasertaCe si è occupata e ha intenzione di continuare a farlo, delle vicende di questa regione. Ciò perchè esistono dei confini geografici che la rendono vicinissima alla provincia di Caserta, ma anche dei confini culturali a bassissima intensità, che rendono le genti del Molise, soprattutto quelle rientranti in molta parte della provincia di Isernia, affratellate a quelle dell’alto Casertano.

Ecco perchè teniamo sempre aperta una piccola finestra sui fatti riguardanti il governo di questo territorio. Lo abbiamo fatto con gli articoli riguardanti la nomina a dir poco inopportuna, operata dal governatore Donato Toma, a responsabile di fatto della sanità regionale (CLIKKA E LEGGI), dell’avvocato sannita Giacomo Papa, di recente assolto dalla corte di Appello di Napoli ad epilogo del processo di secondo grado relativo all’indagine giudiziaria che vide a a suo tempo coinvolta l’allora ministra delle risorse agricole Nunzia De Girolamo, a sua volta assolta.

Noi non siamo tornati immediatamente su questa storia all’indomani del verdetto della Corte di Appello di Napoli, peraltro largamente prevedibile, anche per come erano andate le cose nel processo di primo grado, svoltosi al tribunale di Benevento. Non siamo tornati in quanto ritenevamo di aver spiegato bene il nostro punto di vista che non individuava, come propria discriminante di valutazione e di giudizio sulla nomina a Campobasso dell’avvocato Giacomo Papa, il fatto che lui fosse condannato oppure assolto.

Un’inchiesta giudiziaria, infatti, lo ribadiamo, punta a verificare se esistono elementi che giustifichino il rinvio a giudizio delle persone indagate. Successivamente, i processi in primo grado, di secondo grado ed eventualmente in Corte di Cassazione andranno a stabilire se la verità emersa dai dibattimenti, ordinari o abbreviati, incroci o meno la prospettazione dell’accusa, così come formulata da uno o più pubblici ministeri.

E questa è la verità processuale: condannare o assolvere un imputato è decisione legata alle leggi, alle norme stabilizzate nel codice penale e attraversate da quelle del codice di procedura penale. Il tribunale non si occupa dell’etica dei comportamenti. Nel senso che dalle carte giudiziarie può emergere che una persona abbia avuto un pessimo comportamento, ma che quelle azioni poi non integravano le previsioni normative dalle quali esprimere, manifestare, addivenire ad un verdetto di condanna.

Ma la politica, a differenza dei giudici naturali, di questo deve occuparsi. Per cui, il fatto che l’avvocato Giacomo Papa che da tempo invitiamo ad esporre il suo pensiero o ad esprimere il suo diritto di replica, sia stato assolto in primo o in secondo grado, non cambia assolutamente nulla nel nostro giudizio sulla totale inopportunità della sua nomina da parte del governatore Donato Toma.

Se quel sistema di controllo politico della sanità sannita non si è manifestato in maniera tale da giustificare un verdetto di condanna, noi possiamo dire serenamente, da sannita quale il sottoscritto è, che quel sistema rappresenta tutto ciò che tiene l’Italia e il sud in particolare, in una condizione di pesante minorità rispetto agli standards europei dei servizi sanitari erogati ai cittadini.

Esaurito un argomento, su cui ritenevamo di dover fornire un ulteriore chiarimento, ciò che si legge nel Piano Operativo sanitario 2022-2024 della Regione Molise, frutto della gestione commissariale, esercitata in base alla nomina del governatore Donato Toma, formulata dal ministero della salute, ma di fatto esercitata proprio dall’avvocato Giacomo Papa, non fa altro che confermare e dar riscontro alle nostre perplessità su come venga amministrato il primo e principale elemento del welfare molisano.

Tagli indiscriminati alle prestazione ospedaliere, pubbliche e private; nessun rispetto dei Lea (livelli essenziali di assistenza); abolizione ‘sic et simpliciter’ di servizi salvavita, con trasferimento di pazienti fuori dal Molise, nonostante nella regione operino strutture d’avanguardia che li potrebbero rapidamente curare, garantendo alti standard professionali.

E ancora, nessuna considerazione, quasi come se non ci fossero e come se grandi agenzie della ricerca internazionale non ne avessero riconosciuto, in base alla loro autorevolezza, delle eccellenze sanitarie private operanti in regione, come il Gemelli e Neuromed.

Il Piano Operativo sanitario, presentato dal governatore Donato Toma recentemente, è questo, ma è anche tanto altro ancora. C’è chi l’ha definito una vera e propria “galleria degli orrori” che sposta le valutazioni su Toma e sull’avvocato Giacomo Papa da una cifra giudiziaria o para giudiziaria a quella, finanche più grave, delle competenze professionali.

Quello che è accaduto nelle ultime settimane in Molise si esprime attraverso due aspetti surreali: il totale disinteresse per il rispetto delle regole non scritte, del buon senso e della dovuta cortesia istituzionale, da parte della Gestione Commissariale targata Toma e Papa, e, viceversa, l’interesse nascosto, ma fino ad un certo punto, della stessa gestione commissariale ad utilizzare il Pos per finalità politico-clientelari, che però si traducono in un drammatico livello di abbassamento dei servizi sanitari, a danno dei cittadini e degli utenti del Molise.

Donato Toma, governatore e commissario, ha più volte, pubblicamente, manifestato la sua intenzione di ricandidarsi alla presidenza della Regione. Nel momento in cui ha maturato e ufficializzato questa intenzione, sarebbe stato opportuno, molto opportuno – perchè questo significa possedere il senso delle istituzioni – che si fosse dimesso dal suo ruolo di commissario di governo per la sanità regionale o, quantomeno, si fosse astenuto da decisioni destinate ad incidere irreparabilmente sulla rete ospedaliera pubblica e privata.

La spesa sanitaria vale ben oltre la metà del bilancio regionale e programmare la ristrutturazione brutale e draconiana della rete ospedaliera, in un tempo ridotto e contingentato, senza consultare nessuno, ma limitandosi a tagli lineari di servizi essenziali e salvavita, rischia di far tornare il Molise un secolo indietro, quando potevano curarsi solo i benestanti, quelli che avevano la capacità economica di andare a farsi assistere fuori regione.
C’è più di qualcuno che lancia un’altra ipotesi in campo: quella che Toma abbia voluto proporre in fretta e furia a Roma un Pos “lacrime e sangue”, per poi contrattare successivamente, con i vari attori istituzionali, pubblici e privati, eventuali modifiche ed integrazioni del Piano. Una scelta che da adito a fondate perplessità su quelle che potrebbero essere le intenzioni e gli obiettivi veri che l’hanno determinata.

Fino a prova contraria, non si potrà mai dire che il piano di Toma e di Papa sia stato redatto come base minima, come disegno di uno scenario di distruzione per poi da andare e ragionare (diciamo così) con i vari interlocutori del territorio in modo da creare con loro una consonanza di tipo politico. Ma se questo non è ancora dimostrabile, non si può non inserire dentro alle ipotesi del retroscenismo politico, il fatto che Toma abbia rovesciato sul tavolo un puzzle armonicamente costruito e formato da migliaia e miglia di tessere, per riadattarlo e ridefinirlo a pezzi durante la campagna elettorale.

Non è, ma, per l’appunto, il Pos, per come è stato redatto, presta il fianco. Quello che inquieta, ancora, è che il governatore-commissario ha trattato la Corte Costituzionale come una pretura di paese, nel momento in cui non ha minimamente considerato che i giudici della consulta avevano bocciato bocciato il precedente Pos del Molise, proprio per le mancate consultazioni preventive. Esattamente l’errore che Toma ha reiterato, presentando al governo un Piano senza consultare nessuno men che meno e questo è clamoroso, in consiglio regionale, cioè l’organo politico che determina l’essenza della sua potestà.

Appare visibile al riguardo, la finestra ‘virtuale’ aperta nel sito web della Regione, che prevedeva la possibilità di inviare osservazioni fino al 24 ottobre. Una procedura totalmente arbitraria che ripetiamo fa a pugni con quello che la Corte Costituzionale ha già deciso in merito alle procedure da utilizzare tassativamente perchè un Pos sia considerato regolare ed efficace.

Una condizione, una pesante forzatura che porta, in pratica, la regione Molise “fuori dalla legge”, perchè disattende una sentenza della Corte costituzionale.

Peraltro Toma avrebbe dovuto avere tutt’altra prudenza e tutt’altro rispetto delle istituzioni, in considerazione degli indubbi problemi, delle indubbie criticità, legate a latenti conflitti di interesse che lo riguardavano già da prima delle sua elezione.

Com’è noto, infatti, Toma era titolare di uno studio da commercialista che seguiva diversi operatori sanitari privati. In pratica, più o meno lo stesso mestiere del suo vice commissario, l’avvocato Giacomo Papa, il quale ha curato in passato numerose procedimenti legali, sia per l’Asrem, che per gli operatori privati. Né Toma e nè Papa dunque avrebbero dovuto rivestire il ruolo che ricoprono, peraltro a pochissimi mesi dalle prossime elezioni regionali.

Fa testo anche il contenuto di un recente provvedimento grazie al quale è nata una struttura tecnico-burocratica di supporto alla gestione commissariale con conseguente spostamento d’autorità di dirigenti e funzionari regionali. Ciò ha determinato senza ombra di dubbio delle turbative in grado di alterare quel ruolo di indipendenza e separazione tra dirigenza e amministrazione, con buona pace della legge Bassanini, fondata proprio sulla percorrenza parallela e sempre indipendente tra i poteri politico amministrativi e quelli gestionali.
Un’operazione in grande stile per costituire l’ufficio del commissario dentro al quale il potere politico di Toma e di Papa invade ed esaurisce tutti i meccanismi di funzionamento di questo organismo, riducendo sotto allo strettissimo controllo del commissario e del vice commissario ogni procedura di gestione.

C’è molto rispetto, tutto sommato, per il governatore e soprattutto per la funzione che ricopre. In caso contrario, sarebbe bastato evidenziare, un giorno sì e l’altro pure, il caso più unico che raro, di un sub commissario, parliamo sempre di Giacomo Papa, che dovrebbe, per statuto, svolgere una funzione di garanzia, ma che è stato il consulente giuridico del presidente Toma, rimanendo dunque privo di quelle caratteristiche di indiscutibilità della propria matrice imparziale.

Sarà interessante capire se il nuovo ministro della salute Orazio Schillaci riterrà di intervenire, visto e considerato che è stato tempestivamente informato di quello che sta accadendo tra il Molise e Roma, in modo da bloccare e neutralizzare procedimenti pesantemente viziati. La sanità non può essere terreno di regolamento di conti politici, è invece un servizio garantito e assicurato dalla Costituzione ai cittadini.