SCUOLE A CASERTA. MEGLIO DI UN FILM DI TOTO’. Nella sua ordinanza Marino dimostra di non sapere che la Campania è divenuta zona Arancione. Ma che fa, l’importante sono gli appalti e le super gare

6 Dicembre 2020 - 19:30

Cerchiamo di spiegarvi, dopo essere venuti faticosamente capo, il documento firmato dal sindaco di Caserta il quale dovrà correggere la sua particolarissima e comicissima disciplina, comprendendo nella stessa non le materne fino alle prima elementare ma fino alla terza media

CASERTA (g.g.)Cosa volete che se ne fotta Carlo Marino delle scuole? Se aprono o se chiudono? Domande retoriche a cui cerchiamo di dare risposta nell’editoriale che alle ultime vicende covid relative alla città di Caserta abbiamo dedicato (tra poco pubblicheremo il commento).

Siccome lui se ne frega, occorrerebbe, almeno, che attorno ci sia qualcuno che abbia competenza in materia. Al riguardo, nominato assessore alla Pubblica Istruzione Adele Vairo, che come abbiamo scritto e denunciato più volte, fa incredibilmente coesistere la funzione di preside (peraltro bollata di illegalità dalla nota sentenza della corte di Appello) con quella di titolare della delega amministrativa in una sorta di quintessenza del conflitto di interessi, come neppure in una repubblica degli avocadi. Va da sé, allora, che ieri pomeriggio Marino abbia dato letteralmente spettacolo, quando ha tirato fuori un’ordinanza che, citando in parte le parole di Travaglio a commento della farsa juventina sull’esame di Suarez, dai tempi di Tototruffa non si rideva di più. Un provvedimento frutto del combinato formidabile tra due ignoranze: quella di cui ci stiamo occupando sin da marzo del governatore della Campania, Vincenzo

De Luca, e della sua Unità di crisi che in realtà, essendo guidata da una specie di Franco Biondi regionale, assomiglia più ad una commissione edilizia, e quella di Marino, che così rappresenta degnamente il ruolo di presidente dell’Anci Campania.

Hanno fatto un casino dimostrando di non aver letto un solo rigo, alla faccia dell’…Anci, di quello che partiva da Roma, arrivava a Napoli e da lì si dipanava nei vari comuni.

Quando la Campania è stata dichiarata zona Rossa, la nostra regione è entrata nel meccanismo di disciplina prevista dalle ordinanze standard del ministero della Salute. Questa disciplina prevedeva e prevede che nelle zone rosse sarebbe comunque rimaste aperte le scuole materne, le elementari e anche le classi di prima media, con annessa libertà attribuita ai genitori di accompagnare e prelevare i bambini. E qui è entrato in scena per l’ennesima volta quel fenomeno, purtroppo sempre più da baraccone, che abbiamo a palazzo Santa Lucia. Per far vedere che lui era più bello e preparato rispetto a quegli “incapaci del governo” ha subito firmato una prima ordinanza, resa possibile dall’incomprensibile sopravvivenza della norma di uno dei primi Dpcm che consente ancora ai presidenti delle regioni di emanare provvedimenti più restrittivi rispetto a quelli firmati dal governo, con la quale sanciva esattamente il contrario di ciò che stabiliva la circolare di zona rossa: non dunque scuole materne, elementari e fino alla prima media aperte, ma chiuse. In verità, De Luca si è sempre mostrato coerente con il suo personaggio, visto che aveva deciso questo stop quando la Campania era zona Gialla, provocando una montagna di proteste e una sequela di ricorsi al Tar.

Siccome al governo ad un certo punto si sono anche rotti le scatole di essere insultati dal presidente della regione, hanno incominciato a metterlo sulla graticola inviando, ad esempio, gli ispettori del ministero della Salute per controllare la situazione sanitaria e lo stato del contagio. Capita l’antifona, lo sceriffo ha cominciato ad abbassare le penne, e così, il 23 novembre, sempre subissato dalle proteste dei genitori, soprattutto di quelli senza nonni dotati, ha stabilito di riallineare lo stato delle cose alla circolare di zona rossa o meglio in parte, perché ha riaperto solo le materne e le prime elementari, continuandosi a muovere in difformità con la legge nazionale rispetto alle classi che vanno dalla seconda elementare alla prima media rimaste, invece, chiuse.

L’intervento dei sindaci

Naturalmente, una volta creato il precedente di una potestà dei presidenti delle regioni, esprimibile anche in un’azione di interferenza relativa all’erogazione di servizi di interesse nazionale, com’è senz’altro quello scolastico che non a caso dipende direttamente dai provveditorati e dunque dal governo, i sindaci hanno ritenuto legittimamente di poter a loro volta interferire e intervenire. E allora, se De Luca ha sconfessato il governo, molti sindaci hanno sconfessato De Luca, ordinando a loro volta la chiusura di tutte le scuole, comprese anche le materne fino alla prima elementare, oltre al resto che rimaneva chiuso per effetto delle ordinanze del presidente della regione. Insomma, una gestione tra lo psicopatico e lo psicotico in cui, ovviamente, solo noi, che dal 9 marzo abbiamo studiato le tematiche covid come si è fatto presumibilmente alla Yale University, siamo riusciti a tenere, seppur con grande fatica, il capo in mano. Così siamo arrivati al 4 dicembre, venerdì.

Dopo che quell’altro buontempone del presidente del Consiglio Giuseppe Conte aveva iniettato altra confusione, non spiegando bene con una doverosa ed elementare chiarezza la relazione tra le norme del nuovo Dpcm e quelle che, comunque, rimanevano in vigore delle circolare ministeriali dei tre colori, proprio il ministro della Salute Roberto Speranza ha firmato un’altra ordinanza, fresca fresca, con cui quattro regioni tra cui la Campania sono passate in zona Arancione.

A questo punto, finanche il governatore De Luca si è reso conto che quell’ordinanza ministeriale cancellava tutte le sue. Se n’è reso conto altrimenti non avrebbe affermato nel suo rituale monologo del venerdì che lui non ne poteva più di critiche e che da quel momento in poi avrebbe passato la patata bollente ai sindaci perché fossero loro a decidere se emendare o meno la disciplina prevista nell’ordinanza ministeriale.

L’hanno capito tutti, finanche De Luca, tranne Carlo Marino, che non può perdere tempo in cose del genere, impegnato com’è a tritar quattrini sul fronte Tributi, Lavori Pubblici e Rifiuti, e quell’altro lì di Marcianise, il Velardi, ma in questo caso che ne parliamo a fare.

L’ordinanza di Totò

E allora, ieri pomeriggio, 5 dicembre, con un assessore all’Istruzione che di mestiere fa la preside, quandanche subjudice, Marino tira fuori un’ordinanza sindacale con la quale, giusto per semplificare questa folle situazione, piazza prima di tutto un errore da matita blu notte (che tra poco vi spiegheremo) e poi ci mette pure il condimento, inventandosi il vincolo del tampone bisettimanale che, a carico delle famiglie, ogni alunno, ogni bambino avrebbe dovuto fare per ritornare in classe.

In verità, Marino ha soppiantato ogni altro concorrente al premio supercazzola d’oro 2020. Al riguardo leggete un po’ cosa si è firato di scrivere: sarà necessario uno screening quindicinale, su base volontaria, tramite distretto sanitario o tramite laboratorio privato autorizzato, previsto per alunni, famiglie degli alunni, personale docente e non docente, i cui dati andranno trasmessi a questo Ente tramite posta elettronica certificata, e se ritenuti significativi, rispetto alla platea scolastica della singola scuola, saranno valutati ed eventualmente oggetto di provvedimento autorizzativo.

Ed ecco l’errore da matita blu-notte

Finita qui? Partiamo con le pernacchie? Non ancora. Mentre De Luca si è reso conto che l’ordinanza del ministro che fa della Campania una zona Arancione annulla tutto il precedente e si riparte con le regole di questa zona, divenuta arancione, Marino e Vairo non hanno capito un tubo.

Da quando sono state istaurati questi benedetti o maledetti colori, la disciplina delle scuole in zona Arancione è infatti la seguente: didattica a distanza per le scuole superiori, fatta eccezione per gli studenti con disabilità e in caso di uso di laboratori; mentre per le scuole materne, elementari e medie, fino alla terza, lezioni in presenza.

Cosa ha fatto, anzi, cosa non ha fatto Marino? Ha inserito la potestà sindacale nel regime di zona Rossa, ordinando varie supercazzole ma solo per le materne e la scuola elementare. Pardon, non della zona Rossa ministeriale ma quella ridisegnata da De Luca nella seconda ordinanza, quando aveva riaperto le materne e la prima elementare, creando in questo modo la possibilità che i sindaci potessero intervenire in difformità della decisione, come lui era intervenuto in difformità con il governo. Ci rendiamo conto che è difficile comprendere questo garbuglio, ma la realtà è proprio quella che vi stiamo raccontando e non c’è modo di semplificarla, non certo per colpa nostra.

Roba da pazzi. Ecco perché nei momenti di emergenza occorrono persone competenti o chi, in antitesi alle idee di Marino, sia innamorato del popolo e no di se stesso e dei propri interessi.

Sapete qual è il risultato di questa ridicola ordinanza? Per semplificare diciamo che nessun genitore spenderà 80 euro per queste due settimane che restano prima delle vacanze di Natale. Per cui, questi dirigenti scolastici, queste maestre, questi docenti, dovranno aprire domattina 7 dicembre, o 9 dicembre, in quanto esiste la possibilità che un genitore su mille possa presentare al preside, che a sua volta lo deve trasmettere all’amministrazione comunale, il certificato di negatività.

Il passaggio non può essere che questo perché il meccanismo Asl-Preside-Comune è reso complicatissimo dai tempi non certo veloci occorrenti per processare i tamponi molecolari. Quindi, solo se i genitori pagheranno di tasca loro un antigenico o un molecolare ad una struttura privata convenzionata, potranno avere entro poche ore l’esito dell’uno o dell’altro.

Dunque, scuole aperte perché se un genitore trova chiusa la porta o non trova i docenti a loro posto può andare tranquillamente dai carabinieri, sventolando l’ordinanza di Marino e il certificato di negatività trasmesso al preside.

Questo, sempre stando a ciò che Marino ha scritto, riguarderebbe solo le scuole materne fino alla prima elementare in un’ordinanza che potrebbe essere in teoria efficace se partisse comunque dal presupposto che la Campania e Caserta non sono più zone Rosse ma Arancioni. Ma siccome questo presupposto non c’è, l’ordinanza a nostro avviso non è amministrativamente legittima.

Scuole aperte, anzi no: la parte che manca

Ma facciamo finta che sia valida. Mentre nelle scuole materne e fino alla prima elementare regnerebbe il casino che abbiamo appena raccontato, il sindaco di Caserta avrebbe fatto in modo, a causa dell’ignoranza sua (ignoranza letterale che, essendo tale, non è termine offensivo) e dell’ignoranza dell’assessora alla Pubblica Istruzione, che restassero aperte, visto il regime in vigore frutto dell’ordinanza del ministro Speranza, le classi che vanno dalla seconda elementare fino alla terza media, senza alcun vincolo di screening e tamponi, rispettando il limite previsto, per le lezioni in presenza, dall’ordinanza governativa appena citata.

In posti normali, amministratori simili andrebbero cacciati via senza l’onore delle armi, ma Caserta non ha i canoni del posto normale.

L’ORDINANZA DEL SINDACO MARINO

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