Spara e uccide il compagno della sorella, violentata per anni. Dopo 40 anni il noto imprenditore al telefono: “L’ho ammazzato io perché…”

26 Ottobre 2021 - 11:54

VILLA LITERNO (G.G.) – Michele Sagliocchi, imprenditore del settore dei carburanti con qualche digressione in quello edile, è diventato una sorta di superstar della cronaca giudiziaria degli ultimi anni.
Accusato di molto, è stato condannato poco, anzi poco o nulla.
Molto significativa è soprattutto la storia del cosiddetto processo carburanti nel quale, difeso dall’avvocato Giovanni Cantelli, Sagliocchi è stato assolto definitivamente dalla Corte di Cassazione, che ha prodotto la stessa decisione per i fratelli Nicola e Giovanni Cosentino e che soprattutto ha scritto male, ma proprio molto male, del grande accusatore di questo processo, quel Gallo titolare di un distributore di carburante sulla Nola-Villa Literno, all’altezza di Villa di Briano, il quale denunciò di aver ricevuto pressioni e minacce camorristiche allo scopo di non creare problemi a Giovanni Cosentino, che proprio nei pressi stava aprendo un suo distributore.

Importante e anche un po’ curioso è il coinvolgimento di Michele Patrizio Sagliocchi, oggi 73enne nell’arcinota (almeno per i lettori di Casertace) vicenda giudiziaria del parcheggio di via San Carlo, al centro di Caserta, nelle mire imprenditoriali di ditte vicine al boss Michele Zagaria.

In questo processo, che in verità non è iniziato ancora, Sagliocchi ha aggiunto ai capi di imputazione originari quello di calunnia contestatogli dalla Dda per aver esposto racconti testimoniali che hanno coinvolto nella prima parte di questa inchiesta l’attuale sindaco di Caserta Carlo Marino, avvocato di quel Carmine Domenico Nocera, l’imprenditore di Casapesenna residente a Caserta progettista di uno dei bunker in cui si è nascosto nella latitanza Michele Zagaria, pure lui coinvolto nell’affare di via San Carlo, strada di Caserta in cui Nocera risiedeva e riteniamo risieda ancora.

Secondo la Dda Sagliocchi avrebbe calunniato Carlo Marino, il quale è uscito così da un procedimento in cui è stato a lungo indagato, con tanto di aggravante camorristica, parimenti al suo fratello siamese l’ingegnere Francesco Biondi, oggi dirigente ad ogni cosa del comune di Caserta, che sarà con ogni probabilità rinviato a giudizio e processato.

Il processo in cui invece oggi Michele Sagliocchi è imputato è un po’ nuovo e un po’ vecchio, nel senso che riguarda un episodio avvenuto 41 anni fa, ma a lui contestato alla luce di ciò che risulta lateralmente da una delle intercettazioni relative proprio al fascicolo di via San Carlo.
Era il gennaio del 1980 e un colpo di pistola sparato da mano, per il momento, ancora ignota, mise termine alla vita di Antonio Miele, al tempo compagno di Michelina Sagliocchi, sorella di Michele Patrizio.
Di quell’omicidio, consumato con un revoler Colt modello Smith e Wesson, con un proiettile che si conficcò sotto all’occhio di Miele uccidendolo sul colpo, fu Michelina Sagliocchi ad autoaccusarsi, raccontando che il suo era stato un gesto di difesa, di obbligata reazione alle violenze, alle angherie, peraltro tutte denunciate ai Carabinieri della stazione di Villa Literno, perpetrate ai suoi danni dall’uomo.
Alla versione della donna non credettero, l’anno dopo, i giudici della Corte d’Assise presso il Tribunale di Santa Maria Capua Vetere, che assolsero con formula piena (al tempo si diceva così) Michelina Sagliocchi.
Da allora ad oggi sono trascorsi 40 anni e il caso è stato riaperto solo poco tempo fa, quando la Guardia di Finanza che ha svolto l’attività di intercettazione nell’indagine Dda su via San Carlo, ha trasmesso una di queste ai Carabinieri del Reparto Operativo del Comando Provinciale di Caserta, ovvero quella contenente un dialogo piuttosto esplicito tra Michele Sagliocchi e un’altra sua sorella Angelina, quando l’imprenditore afferma senza mezzi termini di aver ucciso il compagno della sorella Michelina che le usava continuamente violenza fisica e carnale.

È stato proprio uno degli ufficiali di questa importante area investigativa a salire ieri mattina sul banco dei testimoni.

Il maggiore Diego Ruocco, che si è occupato direttamente dell’indagine, ha raccontato di essersi mosso immediatamente dopo aver ricevuto il testo dell’intercettazione.
Per prima cosa ha recuperato tutti gli atti, tutti i rapporti su quel delitto formalizzati dai Carabinieri della Stazione di Villa Literno.
Le successive tappe del lavoro investigativo hanno riguardato, prima di tutto, il passaggio in rassegna di diversi componenti dei nuclei familiari coinvolti in quell’episodio, ascoltati dai Carabinieri a sommarie informazioni.

Il processo riprenderà tra qualche mese, allorquando il perito nominato dal tribunale di Santa Maria Capua Vetere avrà completato la trascrizione delle intercettazioni in modo da consentirne l’ingresso formale nel fascicolo processuale.