Tentata estorsione a Giovanni Zannini. E fu così che Tiberio La Torre una mattina si svegliò e tornò a fare il camorrista contro il consigliere regionale. La difesa: “Non è vero che Campoli denunciò Puntinella per estorsione”

15 Novembre 2024 - 18:40

Ciò smentirebbe quello che Pasquale Campoli, figlio del braccio destro e sinistro di Zannini, ha dichiarato stamattina, giurando da testimone. Un breve nostro ragionamento sul processo logico degli avvenimenti e un resoconto completo di ciò che Campoli junior ha dichiarato in aula

MONDRAGONE – L’idea che ci siamo fatti dopo aver letto l’ordinanza che un bel po’ di mesi or sono condusse all’arresto di Tiberio La Torre, alias Puntinella, cugino del boss Augusto La Torre, viene rafforzata dagli esiti delle prime udienze del processo in corso, con rito immediato, al cospetto di uno dei collegi, quello presieduto dal giudice Giovanni Caparco, assistito a latere dai suoi colleghi Patrizia Iorio e Francesco Maione, della Prima Sezione Penale del Tribunale di S.Maria C.V., è quella di una struttura illogica che, beninteso, potrebbe anche essere la produzione di una mente non necessariamente logica.

Tiberio La Torre è stato sicuramente un camorrista. Questo processo ci dirà se lo è ancora. Nell’ordinanza che lo ha riguardato e anche nelle parole di una prima porzione delle parti offese costituita da Pasquale Campoli, figlio del noto imprenditore del settore dei rifiuti Alfredo Campoli, sembra rafforzarsi, consolidarsi quel filo di incoerenza, di conti che non tornano nel momento in cui si mettono in relazione i comportamenti avuti da Tiberio La Torre nella sua presunta nuova deriva criminale, caratterizzata da pesanti richieste estorsive formulate nei confronti del consigliere regionale Giovanni Zannini e degli stessi Campoli.

Pasquale Campoli ha speso, oggi, le sue parole testimoniando nel processo, nel quale è dovuto comparire necessariamente per confermare ciò che aveva messo nero su bianco, in un orario inusuale di seconda serata, nella denuncia firmata al cospetto di un sottufficiale dei Carabinieri di Mondragone. Trattandosi di un rito ordinario, infatti, la prova si forma durante il dibattimento e i testimoni d’accusa ed eventualmente di difesa devono sottoporsi alle domande postegli in esame dal Pm, degli avvocati difensori ed eventualmente a quelle formulate dal giudice e dagli avvocati di parte civile.

A proposito di parte civile, né Pasquale Campoli né suo padre Alfredo si sono costituiti come tali, mentre lo ha fatto Giovanni Zannini, rappresentato in giudizio dall’avvocato Angelo Raucci, nel cui studio il consigliere regionale ha mosso i suoi primi passi professionali, mentre il Comune di Mondragone, anch’esso costituitosi parte civile, è difeso dall’avvocato Francesco Melone, figlio dell’ex sindaco di Casagiove, divenuto da qualche anno uno zanniniano di ferro.

Cosa ha detto, in sostanza, Pasquale Campoli. Ha confermato, e non poteva essere altrimenti molte delle cose che hanno dato corpo alla sua denuncia nei confronti di Tiberio La Torre Lo ha fatto rispondendo alle domande del Pm Maurizio Giordano, evidentemente al tempo dei fatti ancora in servizio alla Dda prima di essere trasferito alla procura ordinaria, avendo esaurito il periodo massimo di possibilità di esercizio dell’azione penale nella Dda.

Pasquale Campoli ha dichiarato di non aver mai ricevuto richieste estorsive da Tiberio La Torre e gli unici soldi a lui consegnati sarebbero stati quelli volontariamente dati al cugino di Augusto La Torre per quello che ha definito “un piacere”.

Insomma, il clima era tranquillo tra i Campoli e Tiberio La Torre.

Questi conosceva bene i tratti dell’irresistibile ascesa politica di Giovanni Zannini. Ma per molto tempo questo elemento non l’aveva stimolato a considerare lo Zannini un target su cui esercitare una pressione criminale allo scopo di ottenere danaro estorsivo.

Ciò, almeno per noi, conta nella considerazione del processo logico che conduce poi ai giorni in cui Tiberio La Torre deciderebbe, secondo le denunce presentate da Campoli e da Zannini, di modificare registro e linguaggio e di mettersi di buzzo buono a fare di nuovo il camorrista a 360 gradi, partendo da un obiettivo di serie A, visto che chiedere 50mila euro ad un consigliere regionale in carica non è cosa da tutti, ma al limite è stata cosa realizzata da super boss che comandavano e avevano sotto di sé decine e decine di persone pronte a tutto, ad uccidere, a far esplodere saracinesche, a intimidire in ogni modo, pur di realizzare gli scopi di chi li aveva arruolati.

Ma questo non significa, come già detto, che Tiberio La Torre, possedendo la sua attitudine, non possa essersi svegliato una mattina pensando che con Zannini avrebbe potuto cominciare a campare in maniera più agiata. Il processo logico non è rettilineo, perché mancano gli elementi che collegano il Tiberio La Torre di prima dal Tiberio che si ricorda di nuovo come lui faccia di cognome.

Veniamo alla giornate clou, quelle in cui la richiesta estorsiva si sarebbe concretizzata. Pasquale Campoli racconta esattamente quello che aveva fatto verbalizzare ai Carabinieri e cioè che, di punto in bianco, i toni di La Torre nei suoi confronti cambiarono nel frangente in cui questi lo avrebbe convocato in un bar di Mondragone dicendo di riportare a Zannini la sua richiesta estorsiva di 50mila euro. Di fronte a ciò Campoli junior si sarebbe recato a Napoli davanti alla torre della Regione e lì avrebbe avvertito Giovanni Zannini di quello che La Torre gli aveva detto.

Confermati da Pasquale Campoli tutti i messaggi Whatsapp incrociatisi tra i telefoni degli attori protagonisti di questa vicenda, come ha confermato il fatto che Tiberio La Torre si sarebbe presentato davanti all’abitazione di Giovanni Zannini allo scopo di parlarci direttamente.
Se abbiamo capito bene dai resoconti Pasquale Campoli avrebbe anche dichiarato che Tiberio La Torre aveva manifestato l’intenzione di denunciare Zannini per la nota vicenda dello schiaffo da questi inflitto a suo figlio Antonio La Torre.

Ricostruzione che a noi di Casertace non ha mai convinto in quanto nostre indagini in loco ci hanno indotti a ritenere che le cose siano andate in maniera diversa al lido Sinuessa e che lo schiaffo Antonio La Torre non l’abbia ricevuto da Giovanni Zannini bensì da un esponente della famiglia Fragnoli chiamato in soccorso.

Ma questa, ripetiamo, è una nostra ricostruzione che differisce significativamente da quella erogata dai Campoli e dallo stesso Zannini.

Solo dopo la denuncia presentata ai Carabinieri Pasquale Campoli sarebbe venuto a conoscenza che il padre non erogava volontariamente somme a Tiberio La Torre per dargli una mano ma era sottoposto ad estorsioni ripetute, per le quali aveva già presentato denuncia.

Questo è un elemento nuovo, tutto sommato interessante, su cui ci piacerà svolgere approfondimento.

È stata poi la volta degli avvocati difensori del controesame. Del collegio fanno parte Carlo De Stavola, Elisabetta Carfora e Angelo Zarrillo.

Noi di Casertace ci poniamo rispetto a queste vicende provando, per onestà intellettuale, a lasciare fuori ogni giudizio sulle persone coinvolte che esuli dal merito della materia di cui ci stiamo occupando.

Proprio per questo abbiamo detto che sulla vicenda delle estorsioni che Tiberio La Torre avrebbe compiuto ai danni di Alfredo Campoli, ci saremmo mossi autonomamente per giungere ad una nostra convinzione. Se propendessimo, infatti, per la difesa di Tiberio La Torre, la cosa sarebbe già chiusa, visto e considerato che stamattina l’avvocato Carlo De Stavola ha presentato atti ufficiali, ossia una una nota redatta dai Carabinieri che testimonierebbe che Alfredo Campoli senior avesse denunciato estorsioni in precedenza, ma non da parte di Tiberio La Torre, bensì da altri esponenti del clan.