TUTTI I NOMI. La cocaina dei Belforte tra Milano e MARCIANISE: inflitte condanne per 65 anni

7 Giugno 2025 - 10:21

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MARCIANISE – Sessantacinque anni di carcere. È il bilancio complessivo delle condanne inflitte dalla Terza Sezione Penale del Tribunale di Santa Maria Capua Vetere, presieduta dal giudice Luciana Crisci (a latere Valerio Riello e Luca Vitale), al termine del processo per traffico di droga riconducibile al clan Belforte – noto anche come “Mazzacane” – operante tra la Campania e la Lombardia, in particolare nell’area milanese.

Nel dettaglio, le condanne sono state così ripartite: Antonio Russo, 20 anni di reclusione, Mauro Lionello, 10 anni; Lucia Cozzolino, 8 anni e 6 mesi; Emanuela Russo, Antonietta Russo, Francesco Ferrari: 6 anni ciascuno
Anna Russo, 4 anni e 6 mesi; Emilio Lasco incassa 4 anni

La sentenza è arrivata al termine di un processo incentrato sulle attività illecite portate avanti da una ramificata rete criminale legata ai Belforte, accusata di aver gestito un vasto traffico di sostanze stupefacenti, oltre a una lunga serie di reati satellite.

Secondo la Direzione Distrettuale Antimafia di Napoli, gli imputati avrebbero agito in modo organizzato e continuativo, occupandosi della detenzione, del trasporto e della cessione di droga in diverse aree del Nord Italia, con Milano come fulcro operativo.

Ma le accuse non si fermano al solo narcotraffico. Alcuni degli imputati sono stati ritenuti coinvolti anche in estorsioni, usura, ricettazione, riciclaggio, favoreggiamento dell’immigrazione clandestina e persino induzione al falso in atto pubblico. Un episodio in particolare ha colpito gli inquirenti: il tentativo di organizzare un matrimonio fittizio tra un cittadino italiano e una donna straniera, al fine di farle ottenere prima il permesso di soggiorno e successivamente la cittadinanza italiana, dietro compenso.

Nel corso della requisitoria, il pubblico ministero antimafia Luigi Landolfi aveva invocato pene ancora più severe, chiedendo complessivamente oltre 150 anni di carcere. Le condanne inflitte sono quindi più basse rispetto alle richieste dell’accusa, ma sanciscono comunque un duro colpo alla rete operativa riconducibile al

clan Belforte.