Un record c’è stato: quello degli asintomatici. Oggi in Campania il 96,60% e questo signore vuole chiudere tutto
24 Ottobre 2020 - 19:04
Perché questo è il modo di informare correttamente sul Covid. Il suo unico problema è quello del tradimento compiuto nel momento in cui ha costituito 92 posti di terapia intensiva sui 499 che si era impegnato a fare con il Governo e il Parlamento. #Unuomosolo non può arrogarsi il potere di decidere chi debba o non debba uscire di casa violando principi per i quali milioni e milioni di persone hanno sacrificato nei secoli la loro vita
CASERTA (gianluigi guarino) – Stavolta non serve approfondire più di tanto. Nei dati di oggi relativi alla campania un record è stato sicuramente stabilito: quello degli asintomatici. Su 1718 positivi, infatti, sono 1660 gli asintomatici e 58 quelli che accusano i segni del Covid e che dunque presumibilmente dovranno essere ricoverati in ospedale, nel reparto covid ordinario o in terapia intensiva.
Siamo dunque giunti a quota 3,40%. Nel dato di oggi, in poche parole gli asintomatici sono il 96,60%. E i titoli noi li facciamo su questo, non come i disonesti della disinformazione televisiva, cartacea e digitale che continuano a seminare il panico e terrore solamente per tenere alti gli ascolti. Una narrazione del flagello che non ha una base scientifica e permette a uno come De Luca di fare quello che si appresta a fare, sulla testa e sulla pelle di centinaia e centinaia di migliaia di famiglie campane, con l’unica finalizzazione di proteggere se stesso non facendo affiorare, attraverso il vero e proprio disastro da lui realizzato, dei posti letto in terapia intensiva e ordinari, nel momento in cui ad aprile la Regione Campania ha concordato con il Governo la costituzione di ulteriori 499 posti letto di terapia intensiva, con tanto di tabella sacramentata nel decreto rilancio, convertito anche in legge dal Parlamento.
De Luca, di quei 499 posti letto aggiuntivi, ne ha realizzati 92 dunque al di sotto del 20%, precisamente la miseria del 18,43%. In un Paese serio uno come lui sarebbe stato accompagnato alla porta o sarebbe stato costretto a dimettersi perché è riuscito a tradire contemporaneamente due istituzioni: il Governo nazionale che il decreto legge varò e il Parlamento che in legge dello Stato lo convertì. Uno che chiude la Campania con quasi il 97% di contagiati asintomatici, va combattuto con le armi della democrazia e, al limite con quella della disobbedienza civile. Ma non con la violenza che invece si sta sviluppando soprattutto a Napoli nelle ultime 24 ore. Perché, se è vero che mai come in questo caso la provocazione, la protervia, l’arroganza del potere ha trovato in un solo uomo un’espressione senza precedenti nella storia della Repubblica subito dopo il ventennio di Benito Mussolini; se è vero che De Luca fomenta gli animi con tutte le bugie che ha raccontato ieri e con quella vergognosa, ma qui ci vorrebbero altri aggettivi, esposizione della cartella clinica di un 37enne il quale non è altro che uno appartenente al 3,40% dei sintomatici, alla storia di chi è stato colpito e che deve essere assistito da De Luca, senza se e senza ma, con tutte le cure possibili e immaginabili, ma la cui vicenda va valutata esattamente come quella di ogni componente, di ogni persona che fa parte di quel 96,60% di asintomatici, rispetto al quale la politica e le istituzioni hanno il dovere di realizzare una sintesi che gli consenta di dire una cosa molto semplice: salviamo, prima del disastro definitivo, quel poco di economia che ancora sopravvive e lavoriamo duro al contenimento del virus, ringraziando il Padreterno e la Natura che hanno trasformato significativamente, in questa seconda ondata, la struttura del Covid che quasi sempre, a differenza di quello che siccedeva in primavera, colpisce con meno violenza o addirittura senza determinare alcun sintomo.
Lo Stato italiano e le Regioni avrebbero dovuto fare due sole cose in questi mesi: combattere leoninamente per ottenere, per predisporre le condizioni per attivare un’emergenza Covid in pochissimi giorni. Una grande operazione di protezione civile, effettuata spostando tutte le risorse possibili sulle strutture sanitarie. Seconda cosa, porre tutte le condizioni affinché la legge, le regole siano rispettate. Aumentare gli organici delle forze dell’ordine il più possibile, utilizzare anche le forze armate come deterrente, ma non 100 soldati, ma 10mila, 20mila soldati, in modo che chiunque avesse sgarrato sarebbe stato beccato e punito duramente. La prima volta con una forte contravvenzione, la seconda volta con una quarantena in casa specialissima, chiamata “arresti domiciliari”. Ma quelli veri, quelli previsti dal codice penale.
Come vedete chi scrive non è né lassista né permissivista. Anzi, su questo terreno ci sentiamo di essere ancora più duri dello stesso De Luca. Duri, ma senza andare al di là dello Stato di diritto e del confine dentro al quale sono pienamente riconosciute e compiute le libertà fondamentali. Un uomo solo, ribadiamo un concetto già espresso in un altro nostro articolo, non può, in una democrazia decidere, anche in presenza di una grave emergenza sanitaria, chi possa uscire di casa e chi no, fino a che punto del suo comune si possa spostare, dove possa correre e che a che ora debba andare a fare la pipì. Non c’è pandemia che tenga, non c’è tasso di mortalità che valga di più di questo tema fondamentale dei diritti umani. Perché se ragioniamo giusto un attimo su quanti milioni di persone sono morte, sacrificando la loro vita per l’affermazione di questi principi, con tutto il rispetto per chi ha perso la vita con il Covid e per le loro famiglie, non siamo nemmeno ad un milionesimo.