Vandali in azione al Castellum Aquae, crolla il muro di recinzione del sito archeologico

12 Giugno 2023 - 19:02

La denuncia dell’associazione Opus Est Aps.

SANTA MARIA CAPUA VETERE/SAN PRISCO. E’ accaduto nella serata di ieri, domenica 11 giugno. Il Castellum aquae è stato oggetto di un atto vandalico, come denuncia l’associazione Opus Est Aps ed ha ceduto il muro di recensione del sito archeologico.

“Quanto successo nella giornata di domenica 11 Giugno ha del surreale o, meglio, dell’inimmaginabile”.

La denuncia arriva dall’Associazione “Opus Est A.P.S.” che ha, come scopo proprio, la valorizzazione e la tutela del nostro patrimonio Storico e Ambientale. Il sito di rilevanza archeologica preso di mira è il Castellum Aquae rimanente a confine tra la città di San Prisco e quella di Santa Maria Capua Vetere, un’importante e rara testimonianza, ancora in essere, dell’Acquedotto Augusteo dell’Antica Capua. La struttura forniva un’ingente e fondamentale quantità d’acqua a una delle Città più importanti e prospere dell’impero Romano: Capua, per l’appunto, e dunque Santa Maria Capua Vetere.

“Il Castellum aquae, allo stato chiuso per lavori di ristrutturazione nell’ambito del progetto “Appia Reginae Viarum”, finanziato a valere sul fondo Sviluppo e Coesione 2014/2020, è stato oggetto – come denuncia “Opus Est” sulla base delle testimonianze fornite da alcuni residenti della zona – di atto vandalico che, a prima vista, sembrava essere la scena di un’incidente stradale.

I testimoni raccontano, invece, che un gruppo di ragazzi, già “noti” in zona per schiamazzi e disordini, si sarebbe accanito su una porzione delle recinzione perimetrale del sito archeologico, provocandone il crollo.

Una bravata che lascia sgomenti e che, solo per puro caso, non ha provocato danni più seri ai resti archeologici, per fortuna scansati dal crollo del muro e delle grate di protezione.

Come si può arrivare a tanto?

Come possono le “nuove generazioni”, nelle cui mani è riposta la speranza per un futuro migliore, accanirsi contro beni che sono parte del loro retaggio?

Quello di domenica non è solo una bravata di ragazzini, ma è l’ ennesimo esempio fallimentare del ruolo educativo di famiglie e Istituzioni.

Proprio verso la sensibilizzazione delle nuove generazioni, l’associazione dirigerà le prossime iniziative future che vedranno proporre progetti di valorizzazione e conoscenza del patrimonio storico- culturale.

Al confine tra Santa Maria Capua Vetere e San Prisco, alla fine di via Caserta proprio di fronte a dove una volta sorgeva il mulino Parisi, in un terreno recintato è possibile ammirare ancora adesso i resti del “castellum aquae” dell’antica Capua, il castello di distribuzione delle acque, cardine dell’ acquedotto capuano costruito in età augustea e che assicurava la distribuzione idrica a tutta la città, convogliando le acque che per gli storici provenivano dal monte Tifata o dal Taburno. Il sito archeologico si trova oggi nel completo abbandono e nel degrado. Le erbacce hanno completamente invaso ogni angolo e, diventando sempre più alte, quasi nascondono il grande serbatoio costruito in laterizio e “opus reticulatum”. Come se non bastasse, alcuni incivili hanno imbrattato questo luogo, abbandonando rifiuti all’interno dell’area delimitata da una cancellata: attraverso le sbarre di ferro è stata gettata ogni sorta di immondizia, dagli onnipresenti buste con scarti domestici, alla tantissima plastica da imballaggio, ma anche scatoloni, lattine, oggetti metallici, contenitori e bottiglie, per finire con un ombrello e un pezzo della carrozzeria di un’auto. Nonostante in città sia entrata ormai da tempo a regime la raccolta differenziata porta a porta e l’emergenza rifiuti, almeno nella nostra provincia, sembra essere un pericolo per ora scongiurato, esiste ancora chi, pur di non separare i propri scarti, preferisce abbandonarli per strada, contribuendo al degrado dei luoghi pubblici e rischiando una multa. In questo particolare caso, la gravità del gesto è aumentata ulteriormente dal fatto che l’immondizia è stata abbandonata in un’area che dovrebbe essere di interesse storico, un luogo che testimonia la grandezza della civiltà che ha reso Capua l’altera Roma, di fronte all’inciviltà dei nostri giorni. Non contribuisce a far conoscere ai cittadini che quel rudere tra le erbacce sia un “castellum aquae” di epoca romana, nemmeno il fatto che il sito archeologico non sia segnalato da alcun cartello che descriva adeguatamente le vestigia presenti in quel luogo, come avviene peraltro per altri monumenti della città”.