VERGOGNA GISEC. Quasi 6 milioni di euro di appalti con finta gara agli amici di Carlo Savoia e a Ventrone di Maddaloni

23 Aprile 2019 - 13:10

CASERTA (g.g.) – Sarebbe insufficiente, ma anche di più, ci muoveremmo ai limiti della stupidità se noi che non abbiamo il compito di stabilire se le condotte di funzionari e dirigenti della pubblica amministrazione siano o meno penalmente rilevanti, imputassimo ai signori Rosario Balzano ed Emilio Bortone la responsabilità delle procedure a dir poco scandalose che hanno portato in pochi mesi la Gisec, cioè l’azienda totalmente di proprietà dell’amministrazione provinciale ad assegnare somme per 5 milioni e 600 mila euro e spiccioli, cioè più di dieci miliardi di vecchie lire, a tre imprese non dal grande curriculum, non dal grande pedigree: la Fontana Service della “premiata ditta” Giovanni Fontana-Giuseppe Diana e la Enki, in combinazione diretta con la prima (mandataria e mandanate) ma soprattutto consociata appartenente alla galassia CITE di cui la società di Fontana e Diana è socia, cioè a quell’aria controllata e rappresentata dal ben noto faccendiere Carlo Savoia di cui le cronache giudiziarie non cessano e non cesseranno. La terza impresa è la Waste Solution che fa capo a Pietro Ventrone, associato di recente alle patrie galere per le indagini sui roghi di discariche e depositi lombardi, ultimo rampollo della nota famiglia di autotrasportatori maddalonesi, Veca Sud e dintorni.

Troppi soldi, troppi interessi e troppi nomi border line. Il consiglio d’amministrazione di Gisec non può essere estraneo a queste scelte e a questa sequenza di affidamenti che sono stati de facto diretti, dato che non c’è stata una sola procedura aperta che abbia fatto arrivare all’atto decisivo della presentazione dell’offerta più di un’impresa, con la conseguenza di ridicoli, potremmo anche definirli in una considerazione più seria di questo schifo, di raccapriccianti ribassi, nell’ordine dello zero virgola o dell’uno virgola.

Né i Fontana di Villa Literno, né i Ventrone di Maddaloni possono essere considerati estranei ad una mentalità, ad un modus operandi che appartiene alla lunga storia, divenuta quasi tradizione, di collegamenti tra le mafie e la camorra del Clan dei Casalesi al mondo dei rifiuti.

Su Fulvio Fiorillo abbiamo già scritto, sappiamo che c’è qualche giorno di ritardo sul suo abbandono dalla carica di presidente, all’indomani delle dimissione verificatesi dopo i primi articoli da noi pubblicati. Lo sostituirà, coincidenza delle coincidenze, il solito e ormai ultraottantenne Felice Di Persia, il cui nome proprio nei giorni della morte di uno dei più grandi giornalisti italiani, cioè Massimo Bordin, rimbomba con rumore sinistro dato che Di Persia, come sanno i nostri lettori, è il magistrato che Bordin giustamente demolì quando, sulla scorta di un paio di dichiarazioni di camorristi folli ed eterodiretti, arrestò, da giudice istruttore della Procura di napoli, Enzo Tortora, risultato poi totalmente innocente ma minato da quei giorni trascorsi a Poggioreale, da cui uscì portandosi dentro il tumore che lo avrebbe ucciso.

Però, non vogliamo occuparci oggi, per l’ennesima volta, di questo Di Persia, divenuto una sorta di prezzemolino che ha raggranellato un numero di nomine impressionante dal giorno in cui, dopo aver fatto i danni che ha fatto nella magistratura, si è messo in pensione. Dicevamo del Consiglio d’amministrazione che non è costituito dal solo Fiorillo, ma da altri due componenti. Uno di questi è una vecchia conoscenza di CasertaCe, quel Donato Madaro che arrivò in provincia di Caserta grazie all’input di un alto dirigente regionale, anche lui commissario dei rifiuti. Da quel momento, Madaro ha interpretato le diverse stagioni della politica locale da vero fuoriclasse. Quando Zinzi lasciò l’amministrazione provinciale e quando capì che Raffaele Picaro era stato messo nella black list di Lavornia, il quale a sua volta era succeduto come reggente ad Angelo Di Costanzo, cambiò carro in un minuto e dopo aver pranzato con Picaro, andò a cena con Lavornia e Fiorillo per pianificare il siluramento del professore universitario, da sempre uomo di fiducia del politico marcianisano.

Ci sembra veramente assurdo che un uomo dell’esperienza di Madaro possa far passare questo porcaio che incanala cifre da capogiro verso le casse non certo trasparentissime delle aziende citate.

Evidentemente colui che al tempo di Picaro svolgeva l funzione di direttore generale di Gisec dev’essere distratto, ultimamente, dal prestigioso incarico ottenuto nella società beneventana dei rifiuti della quale è divenuto Amministratore unico per volere del sindaco Clemente Mastella. Perché solo la distrazione può giustificare il fatto che queste determine siano passate in maniera tanto semplice, in una sorte di orgia del quattrino e della procedura opaca, che più opaca non si può.

E che figura ci fa Madaro con suo fratello Leonardo, maggiore dei carabinieri in servizio dei Noe e in passato, a quanto ci dicono, impegnato nella sezione casertana del Nucleo operativo ecologico. Proprio questa parentela stretta deve indurre Donato Madaro a stare molto attento quando dall’ente di cui è consigliere di amministrazione escono fuori queste determine. Ci misuriamo spesso con l’Albo Pretorio di Gisec e la novità del giorno è la seguente: tra tutti gli atti amministrativi pubblicati, di tre sono letteralmente scomparsi i dati riguardanti i contenuti dell’affidamento, cioè la data di aggiudicazione, ma soprattutto gli invitati e i partecipanti alla gara, che poi sono le notizie fondamentali per capire le modlaità con cui la gara è stata portata avanti e per stabilire l’ineluttabile conseguenza di ognuna di esse che parte, in teoria, con una procedura aperta e che poi, fatalmente, e finisce con una sola impresa sopravvissuta.

Sapete quali sono queste tre gare? Quelle aggiudicate dalla Waste Solution di Ventrone, rispettivamente quella del 13 dicembre per un valore id 499.951,00 euro e le due risalenti all’estate scorsa di 166 mila euro e 137.250,00 €.

Incredibilmente, invece, è consultabile nella sua struttura completa, un’altra gara del 13 dicembre, pure di 500 mila euro, sempre aggiudicata a Ventrone che in quel giorno di Santa Lucia ha intascato un milione di euro, senza colpo ferire. Quest’ultima è proprio la procedura di cui ci siamo occupati nel nostro primo articolo che abbiamo dedicato alle nefandezze della Gisec,quell’articolo che ebbe come conseguenza le dimissioni del presidente Fiorillo.

A pochi minuti dalla sua pubblicazione, ci arrivò una sedicente rettifica della Gisec, la quale sosteneva che quell’affidamento di cui scrivevamo e che aveva premiato un’impresa il cui titolare era stato arrestato in nord Italia per effetto dell’indagine della Dda lombarda, era stato revocato. Beh, noi su questo albo non abbiamo trovato un atto di revoca ma soprattutto campeggia ancora la prima determina di affidamento del 13 dicembre con tutti i dettagli allegati.

Per noi è uno schifo, per il resto di questo territorio, per chi lo governa, per chi è titolare di alte funzioni istituzionali, evidentemente non lo è, visto che nulla accade e a Caserta si continua ad operare in questo modo.