LA LETTERA. L’avvocato Vignola: “Avete diffamato Verna Gas”. CasertaCe: “Il collegamento l’ha visto solo lei, quella è una fotografia di ciò che un giudice ha scritto”

27 Novembre 2020 - 15:50

Interessante botta e risposta dopo la pubblicazione di un articolo che vi riproponiamo prima della lettera dell’avvocato, a cui segue la nostra risposta. All’interno del pezzo c’è anche lo stralcio dell’ordinanza. In questo modo i lettori potranno farsi un’idea propria delle ragioni e dei torti

L’INTERCETTAZIONE. COCAINA e NOVALGINA. Ma nel distributore Verna Gas di fronte all’Alberghiero di CASERTA si metteva la benzina o c’era un laboratorio chimico della droga?

LA LETTERA DELL’AVVOCATO VIGNOLA

CASERTA (Gianluigi Guarino) – Ci siamo ripromessi di non arrabbiarci più dinanzi a valutazioni del nostro lavoro giornalistico che risentono di un provincialismo che non accenna ad emanciparsi, frutto anche di un’inattitudine alla lettera tout court che induce i soggetti, i quali, legittimamente per carità, contestano i nostri articoli e che per questo meritano l’integrale riproduzione dei loro scritti, a andare letteralmente per la tangente.

Ci stupisce che un valente avvocato come Romolo Vignola, già Presidente della Camera Penale in un periodo peraltro piuttosto complicato per le sorti di qualche toga casertana, anzi, per la precisione marcianisana, colga un nesso causale nell’affermazione da noi formulata in un articolo pubblicato qualche giorno fa e fondata sull’analisi del testo della recente ordinanza che ha disarticolato l’organizzazione criminale dedita allo spaccio e alla raffinazione di stupefacenti con quartier generale in quel di San Clemente di Caserta.

La frase da noi scritta e riporta dall’avvocato Vignola è quella che dà forma al nostro titolo: “L’INTERCETTAZIONE. COCAINA e NOVALGINA. Ma nel distributore Verna Gas di fronte all’Alberghiero di CASERTA si metteva la benzina o c’era un laboratorio chimico della droga?“. Noi di CasertaCe se è vero che ci mettiamo sempre la faccia e dunque molto spesso condiamo i nostri titoli, anticipando in essi le considerazioni e il punto di vista maturato dopo la lettura di documenti giudiziari (ma anche non giudiziari), è ancor più vero che poniamo la massima attenzione nel fornire al lettore gli elementi per non incorrere in errore, per non farsi fuorviare da una considerazione, dall’espressione di un punto di vista che tale dev’essere e tale deve anche apparire.

Se noi inauguriamo il titolo scrivendo a caratteri cubitali “L’INTERCETTAZIONE“, riteniamo di aver fatto più del nostro dovere avendo fornito al lettore uno strumento di chiarezza, trasparenza e onestà intellettuale che gli consenta, a differenza di quello che fa lei, mi permetta, di non partire per la tangente. Se noi arriviamo alla conclusione seria, se noi scriviamo quel titolo senz’alcuna leggerezza e ben ponderando il peso della sua serietà è perché abbiamo letto e riletto una o più intercettazioni, certificate dai pubblici ministeri della Dda quando questi hanno formulato la richiesta di applicazione di misure cautelari a carico degli indagati, ma soprattutto certificate da un giudice, nello specifico da un Gip, il quale ritiene che sia essenziale nella formulazione complessiva, nell’impianto dell’ordinanza, nella sua grave decisione di arrestare un numero significativo di persone, inserire l’indicazione, il dettaglio di un distributore di carburanti che nel caso specifico si chiama Verna Gas, ma che se si fosse chiamato anche Topo Gigio, per noi sarebbe stata esattamente lo stesso.

Che cosa dovevamo fare, avvocato, censurare un giudice della repubblica italiana? Noi ci preoccupiamo fin troppo di fornire trasparenza al nostro lavoro, anche al di là di quella che dovrebbe essere una tranquilla presa d’atto di informazioni e di decisioni frutto della potestà fondamentale di un magistrato della decisione. Non ci sarebbe affatto dovuto, avvocato Vignola, non avremmo alcun obbligo di farlo, ma ogni volta che scriviamo titoli del genere mettiamo garantisticamente a disposizione dei nostri lettori gli stralci integrali delle ordinanze che andiamo a esaminare, utilizzando il sistema dello screenshot proprio per fare tutto quello che c’è da fare per dimostrare l’autenticità e l’adesione intransigente alla lettera del testo giudiziario di ciò che scriviamo.

Verna Gas l’ha messo nero su bianco il Gip e se lei contesta la considerazione da noi formulata nel titolo, la sua valutazione merita il rispetto che dimostriamo pubblicando per intera la sua nota. Detto questo, garantito democraticamente, liberalmente ciò, diciamo forte e chiaro che quel titolo lo scriveremmo ancora dieci, cento e mille volte. Mica abbiamo detto che esiste un dolo o una colpa da parte di Verna Gas. Ci siamo limitati a rilevare che quella persona, sicuramente un benzinaio, sicuramente un dipendente di Verna Gas (non lo diciamo noi, ma lo scrive in giudice) dimostrava di essere uno dei più grandi esperti di gestione e raffinazione di stupefacenti. Anzi, quando lui afferma di preferire il bicarbonato rispetto ad altre sostanze di cui il suo parla interlocutore, Luigi Belvedere, principale indagato di quest’ordinanza, dimostra che lui stesso ha tagliato dosi di droga, dosi di cocaina in modo da avviarle verso il mercato. Sa finanche che le gocce di Novalgina rendono più compatta, più pastosa la droga e ha informazioni di primissima mano sui movimenti dei grandi pusher sulla piazza delicatissima di Casal di Principe.

Ora, a Verna Gas non si può imputare nulla, perché la presenza di quel suo dipendente l’ha subita e non l’ha determinata crediamo. Ma magari un occhio di controllo, una maggiore attenzione sulla selezione del personale ci poteva anche stare, ma questa è una nostra opinione. Ciò che invece è indiscutibile è la fotografia che noi realizziamo nel momento in cui andiamo a riassumere e raccontare la scena così come questa è stata a sua volta direttamente narrata dai suoi protagonisti e messa a disposizione della pubblica opinione da un giudice della repubblica italiana.

Dunque, ricapitoliamo. Cos’è successo quel giorno nell’area di servizio di Verna Gas a Caserta? E’ successo che colui il quale, secondo i pm della Dda e secondo il Gip del tribunale di Napoli, era un benzinaio di Verna Gas, ha partecipato a un vero e proprio simposio, dimostrando di saperne in materia di droga anche più di un chimico. Cavolo, avvocato, non ci si può impedire di chiederci un po’ ironicamente se a quel distributore, quando questo soggetto era in servizio, si mettesse il carburante o si poteva anche ipotizzare che all’insaputa dei titolari (dettaglio che noi dobbiamo specificare, perché il giudice non l’ha fatto) si passasse il tempo come se si operasse non davanti ad una colonnina della benzina, ma davanti ad un bilancino per pesare la droga? Cosa abbiamo detto, avvocato, di più di quello che c’è nell’ordinanza? Di quale concetto abbiamo abusato, di quale forzatura, di quale gratuita estensione deduttiva ci siamo resi colpevoli? Quale sarebbe la nostra attività che ha determinato quello che lei definisce l’infondato coinvolgimento del marchio Verna Gas in questa vicenda che, per quanto ci riguarda, non avendo nessun tipo di problema o pregiudizio verso VernaGas o oltra azienda che può comparire in un’ordinanza di camorra, si chiude qui. Dato che si chiude il fatto di cronaca e dunque si definisce il perimetro di ciò che a noi giornalisti tocca fare, senza aggiungere e senza togliere, ma allo stesso tempo, senza castrare la nostra intelligenza e la nostra sensibilità sociale, ricacciando in gola opinioni e considerazioni di cui ci assumiamo pienamente la responsabilità.

Attenzione però: la vicenda si chiude qui se Verna Gas non sarà più elemento costitutivo, seppur laterale, di un fatto di cronaca. Altrimenti, dovremo tornare a citarla esattamente come io mi sono autocitato in molti articoli che trattavano di stralci di ordinanze in cui il mio nome, in quanto direttore di CasertaCe, veniva fatto da quelli che Alberto Sordi avrebbe chiamato birbaccioni mica da poco.

Questo è quello che ha scritto nella sua nota e questo è quello che scriviamo noi.