Vincenzo Santillo convocato dal Team Italia per l’ultramaratona Spartathlon 2025.
6 Aprile 2025 - 08:14

246 km, 3.800 metri di dislivello e 75 cancelli orari: da Atene a Sparta in 36 ore. Per il runner di Marcianise è la sfida più dura di sempre.
MARCIANISE (Pietro De Biasio) – Quando si parla di ultramaratona, quella vera, quella che non si corre solo con le gambe ma con la testa, il cuore e la storia sotto i piedi, allora non si può non parlare della «Spartathlon». 246 chilometri da Atene a Sparta, seguendo le orme di Fidippide, il messaggero che corse per chiedere aiuto agli spartani prima della battaglia di Maratona. Una prova estrema, che ogni anno richiama i migliori specialisti del mondo.
Quest’anno il 27 e 28 settembre, tra i 400 atleti selezionati, ci sarà anche un italiano: Vincenzo Santillo
Lo ha dimostrato più volte. Quando racconta del «braccialetto del figlio rubato» alla Milano-Sanremo, o della «bottiglietta d’acqua» che conserva dalla «Race Across Apulia», si capisce che per lui ogni gara è una storia, un tributo, una memoria. È cresciuto senza padre, in una casa segnata dal silenzio e da una forma di lutto che non lasciava spazio alla leggerezza. E proprio da lì, da quel passato trattenuto, ha imparato a dare valore a ogni piccola conquista. Come quel compleanno, il primo festeggiato davvero, nel cortile di casa. Una tavola apparecchiata, una torta semplice, e un senso di libertà nuova. Piccole cose, ma decisive. Come i rifornimenti giusti durante una 100 km: non fanno rumore, ma ti salvano.
Un tecnico, per arrivare pronto alla «Spartathlon» 2025, direbbe che servono anni di costruzione. Non solo fondo, ma anche abitudine allo stress termico, capacità di alimentarsi in movimento, gestione della crisi psicofisica. Santillo ha già dimostrato di saper affrontare il caldo torrido della California e la fatica logorante dell’Italia coast-to-coast. La sua è una preparazione che non si limita al gesto atletico. Cura i dettagli, ascolta il corpo, rispetta i tempi di recupero. Non è uno che si improvvisa, ma uno che studia, osserva, riflette. In questo è molto «all’antica»: prima il lavoro, poi i risultati. La storia del runner di Marcianise è anche diventata oggetto di un progetto editoriale. Lo sta scrivendo Antonio Pisacane, che non è solo un autore ma anche, per sua stessa ammissione, uno dei tanti podisti che Vincenzo ha ispirato. «Ore e ore di corsa, centinaia di chilometri, una determinazione fuori dal comune. Quelle storie mi hanno incuriosito, poi ispirato.
Così ho cominciato a correre anch’io. E oggi, quasi senza accorgermene, mi ritrovo a raccontare proprio quell’uomo che mi ha spinto a iniziare. Un cerchio che si chiude, o forse si apre». Il libro è ancora in lavorazione. Non una biografia commerciale, ma un racconto nato dal confronto continuo tra l’autore e l’atleta. «Questo progetto per me è un gesto di rispetto, un regalo per lui e per chi vorrà leggerlo. Non cerco visibilità. Voglio solo che resti traccia di una vita che merita di essere raccontata». Per ritornare alla storica ultramaratona che si tiene annualmente alla fine di settembre in Grecia, «non vado per vincere. vado per esserci». L’ha detto lui stesso. E non è falsa modestia. È consapevolezza.
Non si va per il crono o per la gloria. Si va per attraversare un confine. Quello tra ciò che sembra impossibile e ciò che, passo dopo passo, si rivela invece realizzabile. Con disciplina. Con rispetto. Con spirito sportivo. Il 27 e 28 settembre 2025, ai piedi dell’Acropoli, alle prime luci dell’alba, partirà la 43ª edizione della «Spartathlon». Tra i partenti, con la maglia del Team Italia, ci sarà anche lui, Vincenzo Santillo. E quando toccherà con la mano la statua di Leonida, se e quando ci arriverà, non ci sarà solo un gesto simbolico. Ci sarà la conferma che il cuore, se ben allenato, può portarti davvero ovunque. Anche fino a Sparta.