Pronti a chiedere un risarcimendo danni da diverse decine di migliaia di euro
30 Marzo 2018 - 00:00
CASERTA – Come è noto nel mese di ottobre dello scorso anno, su segnalazione della Soprintendenza ai Beni Culturali di Caserta, diretta dall’Arch. Bonomo, e del Nucleo Tutela dei Beni Culturali dei Carabinieri, vennero sequestrati a Caserta dehors, sedie, tavoli e ombrelloni, oggetto di occupazioni di suolo pubblico pacificamente autorizzate dal Comune di Caserta negli ultimi anni, perché presuntivamente sprovviste di autorizzazione da parte della Soprintendenza. Successivamente l’Autorità Giudiziaria ritenne di dissequestrare tali installazioni e comunque il l’Amministrazione Comunale ritenne di non dover rinnovare l’autorizzazione all’occupazione del suolo pubblico chi fosse sprovvisto dell’autorizzazione della Soprintendenza. Restavano indagati il dirigente del Comune di Caserta Ing. Giovanni Natale e alcuni funzionari del SUAP dello stesso Comune, oltre che i titolari delle installazioni sprovviste di autorizzazioni.
Successivamente alcuni di questi hanno richiesto e ottenuto le autorizzazioni per gli stessi spazi e stesse installazioni e sono tornati ad occupare gli spazi pubblici.
L’unico a non essere stato indagato è il titolare della Trattoria Chichibio, Sig. Francesco Izzo, che da oltre un anno e mezzo aveva regolarmente richiesto il rinnovo, senza mai ricevere risposta né dalla Soprintendenza, subendo inspiegabilmente anche la chiusura dell’attività da parte dell’Amministrazione Comunale per la durata di cinque giorni.
Dopo un anno e mezzo il Sig. Izzo si è visto si autorizzare dal Comune di Caserta e dalla Soprintendenza all’occupazione del suolo, ma soltanto per una superficie dimezzata e per una installazione difforme dalle leggi e regolamenti vigenti a differenza di tutti gli altri, che intanto venivano autorizzati per le stesse superfici e installazioni precedenti, rendendo del tutto inutilizzabile lo spazio e l’installazione per la somministrazione di alimenti e bevande previste dai regolamenti.
Di fronte a tale comportamento, sia della Soprintendenza che dell’Amministrazione Comunale il titolare della Trattoria Chichibio ha deciso di adire le vie legali, ma non solo proponendo ricorso al TAR avverso i provvedimenti restrittivi emanati avvalendosi dell’Avv. Luigi Adinolfi di Caserta, ma denunciando i fatti alla competente Procura della Repubblica e querelando i dirigenti e funzionari responsabili delle due amministrazioni per abuso d’ufficio e omissione di atti di ufficio, facendosi assistere dall’Avv. Dezio Ferraro, chiedendo altresì anche il sequestro probatorio di tutti gli atti che riguardano la sua annosa vicenda.
Avvalendosi dei due valenti professionisti, il titolare della rinomata Trattoria Chichibio intende far valere le sue ragioni in tutte le sedi, sia amministrative che penali, e sembrerebbe pronto anche ad agire in sede civile pronto richiedere un sostanzioso risarcimento che al momento sembrerebbe ammontare a diverse decina di migliaia di euro.
Il paradosso di questa vicenda è che sia nel ricorso in sede amministrativo che in quello in sede penale emerge un atteggiamento supino sia dei dirigenti e funzionari comunali che degli amministratori nei confronti delle desiderate della soprintendenza, senza mai obiettare nulla alla soprintendenza ed invocare leggi, regolamenti e prassi amministrative che sottolineano una condotta legittima da parte dell’imprenditore casertano e della stessa amministrazione, dall’altro invece una serie di condotte irregolari, omissive ed abusive da parte della Soprintendenza e dell’amministrazione comunale, che vengo quasi sottolineate dallo stesso imprenditore come vessatorie.
Il paradosso della vicenda è che mentre da un lato i i dirigenti e funzionari comunali erano indagati per abuso d’ufficio per i rilievi segnalati dalla Soprintendenza all’autorità giudiziaria, oggi si trovano, sul fronte opposto, entrambi denunciati sia per abuso d’ufficio che per omissione di atti di ufficio.