AVERSA. Il grande Jimmy Connors l’avrebbe chiamato “Chicken” (pollo). Il sindaco Golia litiga col suo superego, va sotto 12 a 10 in Consiglio e certifica il ruolo decisivo di Stabile, Innocenti e Olga Diana
27 Maggio 2020 - 21:38
AVERSA (G.G.) – Alfonso Golia, sindaco di Aversa, non conosce, probabilmente, Jimmy Connors. Ai tempi in cui questo famoso tennista, tra i più grandi di tutti i tempi, quello che si è aggiudicato più tornei ufficiali, record che probabilmente neppure Roger Federer, che alla soglia dei 40 anni ci è arrivato vicinissimo, riuscirà a battere. Quando ci hanno raccontato l’esito della votazione del consiglio comunale di Aversa, svoltasi un paio di ore fa, su una mozione presentata dai sei consiglieri comunali dissidenti, per intenderci quelli ascrivibili all’area di Gennaro Oliviero, che hanno in pratica mollato la maggioranza, ci è tornato in mente l’inconfondibile caschetto nero di Connors per gli amici e poi per milioni di tifosi, Jimbo.
Ma cosa c’entra Connors con il sindaco Alfonso Golia, che forse quando questo tennista furoreggiava su tutti i campi del mondo e su ognuna delle diverse superfici dove questo antichissimo sport si pratica, non era neppure nato? C’entra, perché una parola collega queste due persone, questi due mondi, queste due dimensioni totalmente distanti tra di loro. La parola è “Chicken”, in italiano “pollo”. Anche non comprendendo le beghe del Comune di Aversa, se Connors fosse stato presente oggi pomeriggio in consiglio comunale, avrebbe rinverdito i fasti di questa parola, che passò alla storia quando, in mondovisione, il tennista americano la pronunciò all’indirizzo di un suo giovane rivale Ivan Lendl, che proprio in quel periodo si affacciava sui grandissimi palcoscenici,, durante il match del Master 1980, disputato nel gennaio del 1981, al Maddison Square Garden di New York, nel momento in cui il tennista venuto dall’Est, pensò di essere molto furbo, scegliendo, dopo un primo set perduto, ma molto combattuto, di giocare a perdere per evitare di incrociare lo spauracchio Bjorn Borg in semifinale. Da quel momento nacque una rivalità straordinaria, anomala, perché il tennista ceco non perdonò mai a Connors quella figuraccia in inflittagli davanti ai 25mila del Maddison e alle centinaia di milioni di sportivi collegati alla tv.
“Chicken”: Alfonso Golia diventa l’Ivan Lendl dei nostri giorni. Siccome è giovane ed anche inspiegabilmente presuntuosetto, ha considerato l’iniziativa dei 6 consiglieri dissidenti un atto di lesa maestà.
Si sopravvaluta Alfonso Golia e sopravvaluta quel 60 e passa per cento raccolto alle ultime elezioni comunali ad epilogo del ballottaggio e, più in generale, alla fine di una consultazione popolare disputata contro avversari inconsistenti al punto da essere diventati praticamente invisibili. Galoppando con la fantasia e pensando, forse di trovarsi in un’aula parlamentare, “a miss”, come si dice “a copp”, cioè ha rilanciato, facendo presentare o presentando lui stesso una pregiudiziale finalizzata a neutralizzare, per difetto tecnico, la mozione dei dissidenti, che chiedevano una maggiore riflessione analitica su alcuni debiti fuori bilancio Concentrato sul suo ego e deconcentrato sui numeri profani, ma tremendamente decisivi, del consiglio comunale, con cui non può non fare i conti, ha perso di vista il pallottoliere o ha pensato, magari, che i due o tre consiglieri comunali, eletti all’opposizione e con i quali ritiene di essersi già accordato, gli votassero la pregiudiziale. Risultato: per la prima volta il sindaco di Aversa è andato sotto. All’ultimo istante ha tentato di ritirare la sua pregiudiziale, ma il presidente del clConsiglio comunale Carmine Palmiero, l’aveva già messa ai voti. In dodici hanno votato contro, in 10 a favore. Cicken. Anzi Chicken due volte, perché oltre ad avere subito una sconfitta politica, il sindaco ha consentito a quei marpioni di Giuseppe Stabile e Giovanni Innocenti, neo assunto a tempo indeterminato per volontà di Giovanni Zannini in quell’autentico merdaio che risponde al nome di Consorzio idrico di Terra di Lavoro, di cucirsi addosso definitivamente le insegne dei veri decisori che hanno nelle mani il destino di questo sindaco e della sua amministrazione. Giovanni Innocenti si è astenuto e con lui anche Olga Diana, eletta con la Lega e oggi arruolata anch’essa da Giovanni Zannini.
Il pollo aversano si è autocucinato alla cacciatora, mettendo a disposizione su un piatto d’argento dei tre consiglieri appena citati la possibilità di dimostrare con i fatti la loro indispensabilità e dunque la piena titolarità a trattare piccole e grandi cose di potere direttamente con il primo cittadino. Dall’altra parte, siccome il voto di Peppe Stabile vale, ma fino ad un certo punto, si è compreso che i numeri per andare dal notaio, almeno per il momento, non ci sono, visto che sarebbero in undici quelli pronti a mandare a casa il sindaco. E siccome undici non è tredici, il per il momento Golia a casa non ci va, pur restando ufficialmente ostaggio, a partire da stasera, della triade Stabile-innocenti-diana.
L’ ultima informazione, non certo la meno importante, di questo articolo, riguarda proprio il presidente del Consiglio comuale, Carmine Palmiero, il quale, ultimamente, non ha fatto mistero della sua delusione sulla conferma di certe pratiche lottizzatorie all’interno del Comune di Aversa, con la riaffermazione di un metodo il cui pieno superamento aveva rappresentato l’essenza stessa del manifesto elettorale suo e di Alfonso Golia. Carmine Palmiero si è astenuto a sua volta, lanciando anche lui un segnale forte e chiaro.
Avrà, il primo cittadino, l’intelligenza per comprendere che il culto del super ego lo porterà a sbattere e che soprattutto la scelta perentoria, vistosa, di collegarsi a Stefano Graziano, con tanto di genuflessione al cospetto della presidente Asi Raffaela Pignetti, sta rappresentando, come dimostrano i fatti di stasera, l’inizio della sua fine politica? Bohhhh…