CORONAVIRUS A CAPUA. Ecco l’identikit del 50enne positivo. Non va a lavoro da tre mesi e gli piacciono (buon per lui) quelle che Baglioni cantò come le ragazze dell’est

25 Luglio 2020 - 12:48

CAPUA( g.g.) – Non sono giorni tranquilli a Capua sul fronte Covid. Il ritorno di fiamma del virus non ha lasciato esente la città di Fieramosca. Le polemiche, alimentate ovviamente nei social hanno coinvolto anche il sindaco Luca Branco, il quale, nei giorni scorsi ha preannunciato querele nei confronti di chi lo ha accusato di tenere nascosti casi di coronavirus già esplosi nel territorio cittadino.

Branco ha replicato che la questione migranti consegnatisi volontariamente alla quarantena è l’unica cosa veramente successa. Insomma, una misura di prevenzione secondo i protocolli nazionali che ha riguardato persone venute a contatto con positivi. Branco però non ha negato che a Capua ci sia un caso vero, già esploso. Una situazione già certificata e registrata dall’Asl di Caserta. Naturalmente noi conosciamo il nome della persona colpita dal virus ma per ovvi motivi non lo scriveremo. Però, possiamo fornire qualche informazione su quella che è stata la vita e su quelli che sono stati i comportamenti del dipendente di un’azienda di ecologia durante le ultime settimane. Lo possiamo fare, anzi lo dobbiamo fare, perché, preservando e rispettando la privacy avvertiamo il dovere di preservare e di rispettare il diritto di coloro i quali ci sono venuti a contatto con lui di svolgere tutte le analisi e tutte le verifiche epidemiologiche previste dai protocolli.

Si dirà ma queste cose le fanno già insieme L’Asl e l’amministrazione comunale. Indubbiamente, ma una persona che svolge il lavoro del contagiato di cui stiamo trattando, è stata in contatto con centinaia e centinaia di altri individui e sicuramente non tutti tra questi sono stati individuati nella filiera relazionale da cui può scaturire una pericolosa catena del contagio. Non basta insomma monitorare i familiari, gli amici più prossimi, i colleghi di lavoro; non basta svolgere, in poche parole, il compitino ma occorre mettere in condizione tutti quelli che in qualche modo hanno sviluppato un contatto con questa persona di potersi difendere da un eventuale attacco del covid.

A questo riguardo, secondo noi, il sindaco Branco e l’amministrazione comunale potrebbero, anzi dovrebbero, fare qualcosa in più. Per quel che ci compete, invece, vi diciamo che la persona in questione non va a lavoro da circa 80 giorni. Non crediamo che questo sia dovuto al covid ma probabilmente ha a che fare con una seria patologi epatica che lo affligge. Anche la rivelazione di questo dettaglio diventa fondamentale in quanto delinea un pubblico interesse che in quanto tale prevale su ogni pur legittimo e pur sacrosanto diritto alla privacy. Occorre anche aggiungere, al riguardo, che diviene importante anche occuparsi della parte passiva del virus oltre che della parte attiva, cioè quella finalizzata a operare in modo da evitare la trasmissione del covid da questo paziente ad altre persone. Bisogna, dunque, anche indagare sull’origine, sul come il paziente capuano, un over 50, abbia contratto il coronavirus. Buon per lui, si tratta di una persona socevole, attratta in questo caso ritiriamo il buon per lui perché noi lottiamo per i diritti di tutti, dall’altro sesso e non dal suo sesso. Uno che non disdegna di rapportarsi alle belle fanciulle venute dall’est europeo. In questo caso il discorso può riguardare sia la parte attiva cioè la trasmissione del virus dall’uomo alle fanciulle ma può riguardare anche il senso, e la direzione contraria. Siccome nei paesi dell’est europeo il contagio è molto alto al punto che il governo italiano ha deciso un paio di settimane fa di bloccare glia arrivi da alcuni di questi, non si può escludere che il virus del Covid-19 sia ricomparso a Capua come “regalo d’importazione”.

L’auspicio è che il sindaco concentri ogni sua energia su una lucida focalizzazione del problema, evitando di farsi risucchiare in inutili polemiche. La situazione è sotto controllo, ma siccome abbiamo visto in questi giorni che non ci vuole nulla per far esplodere un focolaio occorre rigore, concentrazione e occorrono atti concreti. Un cittadino qualunque può ben scegliere per quante ore al giorno si possa dedicare a bighellonare su Facebook. Un sindaco, al contrario, pur tenendo monitorato il dibattito social tra i suoi concittadini, utilizzando magari qualche persona di fiducia per farlo, deve evitare di mettersi a giocare al rimpiattino, perché si presume che, soprattutto, in frangenti come questi abbia cose più importanti da fare.