ASL CASERTA. Il DG Russo sa delle inchieste della magistratura e blocca la pacchia delle posizioni organizzative degli infermieri concordate dall’inciucio tra primari e sindacati traditori

5 Agosto 2020 - 17:16

CASERTA – Chissà se dopo dieci anni di promozioni facili, di posizioni organizzative regalate a infermieri senza requisiti, ma in grado di mettere sul tavolo relazioni vincenti con la politica della lottizzazione, ma soprattutto con i sindacati che tradiscono la funzione alta che dovrebbero svolgere, si sta muovendo realmente qualcosa.

Ferdinando Russo, direttore generale dell’Asl di Caserta, non è un innovatore.

La sua nomina, come del resto la sua carriera costruita all’interno delle burocrazie amministrative della sanità regionale, non fornisce alcun segno che, per il momento, possa far pensare che la lettera da lui spedita ai primari, ai capi-dipartimento, rappresenti l’inizio di una riforma realmente ispirata da una visione e da un’impronta culturale difforme e antitetica rispetto a quella che ha sempre contraddistinto gli enti di gestione della sanità pubblica in provincia di Caserta.

Però, per così dire, possiamo accontentarci dell’effetto, perché leggendo la lettera l’effetto si nota, e soprattutto si coglie bene il dato della totale comprensione, da parte del direttore generale, del vergognoso andazzo in vigore, ripetiamo, da sempre.

Noi siamo a conoscenza di molti esposti inviati alle procure della Repubblica, di indagini aperte su noti dirigenti Asl territoriali.

Dunque, di fronte a una situazione che potrebbe precipitare da un momento all’altro, Russo è corso ai ripari, scrivendo in sostanza ai responsabili delle unità operative complesse, la maggior parte dei quali primari, ai capi-dipartimento, che nessuno è autorizzato a firmare nomine e avanzamenti di carriera all’interno del cosiddetto comparto, cioè tra gli infermieri, gli operatori socio-sanitari e i tecnici di laboratorio e di radiologia.

Un’altra cosa scrive Russo: se qualcuno l’ha fatto, queste nomine non sono valide, perché sono arrivate con procedure non lecite, dato che la potestà è in capo solo alla direzione generale.

Allora, Russo dovrebbe smontare centinaia di posizioni organizzative elargite, anzi regalate, a infermieri che avevano solo il diploma e i cui nomi possono essere tranquillamente rintracciati nella sezione “Dipendenti comparto e funzioni” del portale Asl.

Non parliamo proprio, poi, dei coordinamenti degli uffici infermieristici, mai passati attraverso un concorso collegato ad un bando contenente tassativamente i requisiti previsti dalla legge per ricoprire questo incarico.

Insomma, una condizione di illegalità diffusa, rispetto alla quale il direttore generale Ferdinando Russo conquisterà un minimo di credibilità ai nostri occhi solo quando metterà mano realmente allo status quo, controllando caso per caso, infermiere per infermiere, in modo da togliere l’incarico o la posizione organizzativa a chi l’ha ottenuta sine titulo, deferendo contestualmente chi ha intascato, per anni e anni, quattrini che non aveva il diritto di intascare (per una posizione organizzativa “si beccano” 500 euro in più al mese sullo stipendio) alla Corte dei Conti, perché restituiscano il maltolto fino all’ultimo centesimo.

Vediamo se è capace, il direttore generale, di farlo.

Il sottoscritto lo farebbe, ed ecco perché nessuno si sognerebbe mai di nominarlo direttore generale.