LE FOTO CASERTA. Festa della Repubblica, cerimonia al Monumento ai Caduti disertata da cittadini e studenti

4 Giugno 2021 - 09:00

Caserta (pm) – Nella tradizionale cornice del Monumento ai Caduti, anche a Caserta è stato celebrato il 75° annuale della Festa della Repubblica.

La cerimonia, in sintesi, ha visto il prefetto, Raffaele Ruberto, deporre le rituali corone di alloro, accompagnato dal sindaco, Carlo Marino, dal generale Massimiliano Quarto, comandante della Brigata Garibaldi e dal vice presidente della Provincia, Domenico Carrillo, e dare quindi lettura del messaggio pervenuto dal presidente della Repubblica, Sergio Mattarella.  Date le limitazioni dovute alla pandemia, il consueto e ragguardevole schieramento delle formazioni militari è stato limitato alla presenza di alcune rappresentanze dei reparti delle forze armate e di polizia di stanza in città.

L’Arco di Trionfo, eretto nel 1936 da… Caserta ai suoi Eroi… caduti nella Grande Guerra, come ne recita la scritta alla sommità della volta, era nella condizione deplorevole – per certi versi oltraggiosa della memoria di coloro che persero la vita per il Paese – in cui generalmente è tenuto. Neppure si è pensato di asportare la vegetazione parassitaria che prospera sulle sue pareti e di dare una pulita almeno alle superfici in vista, a salvaguardare il minimo del decoro.

Nelle foto, il Monumento ai Caduti in varie riprese che evidenziano come, a causa della scarsa cura, sia infestato di piante parassitarie

Mutatis mutandi, è sembrata la versione casertana di quell’episodio di vera indecenza che ha visto protagonisti ieri l’altro la sindaca Raggi, Roma Capitale e la targa commemorativa dello scomparso presidente della Repubblica Ciampi, il cui nome vi è stato malamente trascritto. Forse, come sa chi segue il nostro giornale, Caserta è anticipatrice in questo senso: da quasi un trentennio, nel marmo che vi ricorda la nascita, in  uno dei palazzi di piazza Vanvitelli, di Ernesto Rossi, la si fa avvenire due anni dopo di quella reale. Ma, mentre lì hanno immediatamente rimediato, qui, a correggere l’emblematico falso storico nessuno si dà minimamente pensiero, benché lo denunciamo da almeno quattro anni. Probabilmente lo si ritiene pienamente conforme allo spirito greve del capoluogo.

L’ultima e più dolente notazione riguarda la grande assente alla cerimonia ed ossia la cittadinanza, a cominciare dalle scuole, dai ragazzi, dai giovani. Qualcuno, per carità di patria, tirerà in ballo l’effetto del covid. A noi saprebbe tanto di un’aperta scusa, visto che a scuola si sta andando regolarmente, pur con le dovute cautele, e che la movida serale riaccalca ormai migliaia di persone, obbligo di distanziamento o non obbligo di distanziamento.

Nelle foto, il prefetto di Caserta, Raffaele Ruberto, al suo arrivo al Monumento dei Caduti ed al momento della sua allocuzione

Nella foto, scattata dopo l’orario di entrata in vigore dello pseudo-coprifuoco, il modo di festeggiare il 2 giugno a Caserta: infischiandosene

Più crudemente, forse, la ricorrenza non smuove le già frigide coscienze casertane verso i valori pubblici, le quali non si curano del senso di essere cittadini e della necessità di difendere in prima persona, individualmente, le libertà conquistate e ricevute – a costo di enormi sacrifici e lutti e non con spritz od apericena sbracati – dalle passate generazioni. Credere, come sembra facciano  quanti sono oggi più che mai così distanti dall’impegno sociale e ripiegati solo in se stessi e nei propri egoismi ed interessi, che la forma repubblicana sia data per sempre, quella che ci ha garantito libertà e prosperità, sarebbe un errore enorme e gravido di conseguenze inimmaginabili. E per rendersene conto, basta por mente al pericoloso populismo che abbiamo appena sperimentato. Il quale ha fatto illudere  “…che gli obiettivi più alti si potessero raggiungere senza fatica, impegno e duro lavoro, e il successo fosse un diritto da esercitare, anziché un traguardo da conquistare” e che avrebbe voluto schierarci ideologicamente accanto a paesi campioni di totalitarismo o ripiombarci in quello statalismo bocciato ampiamente dalla storia.

Sentire di dover essere vicini simbolicamente alla proprie istituzioni democratiche almeno in un momento di celebrazione come la Festa del 2 giugno dovrebbe essere avvertita da tutti come una esigenza insopprimibile. Se questo non accade, dovremmo chiederci in che cosa si è sbagliato.

                 Una foto panoramica della cerimonia, in cui spicca l’assenza dei cittadini