CASERTA. La campagna elettorale di Carlo Marino è una Via Crucis. Esperto di altro vieta anche la colazione al bar e fa incazzare di brutto i commercianti
1 Settembre 2021 - 21:46
Commentiamo l’ordinanza firmata dal sindaco nella giornata di ieri e il duro comunicato ditte le più importanti associazioni di categoria dei commercianti
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comunicato stampa Confcommercio e Confesercenti
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Ordinanza sindacale n. 65 del 31.08.2021
CASERTA (gianluigi guarino) E’ del tutto evidente che Carlo Marino stia sbagliando la conduzione della sua campagna elettorale. Essendosi impegnato negli ultimi 5 anni e passa esclusivamente nella gestione delle gare di appalto, dei vari concorsi, dei vari incarichi, delle varie assunzioni, cioè di quell’area del governo cittadino relativa alla quale, direttamente o indirettamente, scorre il quattrino non ha alcuna dimistichezza, mostrandosi, al contrario, indifeso e sprovveduto quando si tratta di affrontare i problemi del popolo, quelli per i quali occorre passione e sentimento e un animo disinteressato perchè si tratta di attività attorno alle quali il soldo non scorre.
Per carità, non vogliamo certo affermare che Carlo Marino sia, come si suol dire, tardo di comprendonio. Tutt’altro. Ma il suo è un cervello perfetto, una macchina ineccepibile quando si tratta di occuparsi dei fatti di una gestione fine a se stessa. Perché, probabilmente, nella sua infanzia, nella sua giovinezza, nelle scelte di vita compiute ha maturato un senso pratico che negli anni si è perfezionato o si è degenerato (questione
Nelle ultime settimane abbiamo notato nei suoi interventi pubblici una evidente improvvisazione prodotta da conoscenze di base a dir poco, ma proprio a dir poco, insufficienti sulle politiche di bilancio, su quelle ambientali, sull’interazione tra l’ente locale quale beneficiario dei finanziamenti erogati dallo stato, dall’Europa, dalla Regione, e connessi ad una dinamica di progetti , collegati tra loro da una visione complessiva di una città possibile.
In questi ultimi giorni, poi, gli è girata decisamente male, perché il morto che noi purtroppo avevamo previsto da almeno due anni c’è scappato a un mese dalle elezioni, Conseguentemente, Carlo Marino è stato costretto di nuovo a cimentarsi dentro al perimetro, per lui rischioso ed insidioso, della proposizione, della potestà che incide direttamente sulla vita, sulla qualità delle giornate dei suoi concittadini. Perché, negli anni, lui ha mandato in malora Caserta, ma l’ha fatto col sorriso sulle labbra, pardon col sorrisetto, mimetizzandosi dietro l’inazione, che ha iniettato nelle vene di Caserta il veleno della morte lenta, poco dolorosa, che arriva senza che te ne faccia accorgere. Ora, però, essendo come si suol dire, scorso il sangue, non ha potuto limitarsi all’esercizio solito della supercazzola, cioè di una dichiarazione buttata lì, tanto per far vedere che a Caserta c’è un sindaco e nella quale non sono mai stati assunti degli impegni specifici e nè è stata dettata un’agenda dirimente e controllabile su quello che questo sindaco e questa amministrazione intendeva fare realmente.
Ovvio, dunque, che venissero fuori le lacune cognitive del sindaco. Né Marino può guardarsi intorno per cercare lumi dato che intorno a lui ha montato un vero e proprio presepe di soggetti praticoni, maneggioni che, magari, il 3 e 4 ottobre gli porteranno chi 400 chi 500 voti, ma che un libro, un giornale, un codice, non l ‘hanno visti transitare nemmeno in lontananza nella loro vita. Da questo punto di vista lo capiamo, poverino. Doveva intervenire con un’ordinanza sulla movida e dopo aver guardato intorno e aver incrociato le facce dell’assessore alle attività produttive Emiliano Casale e di quel gran lavoratore ed esperto di movida che di nome fa Gianni Comunale, il sindaco ha rischiato che l’ormai proverbiale suo sorrisetto si cancellasse dal viso o vi fosse definitivamente cementato da una paresi da stress. E allora lui si è mosso da solo, scacciando immediatamente l’idea di consultarsi con il comandante dei vigili urbani De Simone, ammesso e non concesso che questi non sia solo un ologramma ma che esista veramente in carne ed ossa e , tanto per gradire, anche in cervello. E’ saltata fuori un’ordinanza fai da te da cui emerge che a Carlo Marino sia del tutto sconosciuta la differenza che passa tra un cornetto servito e consumato alle 3 del mattino e un caffè e un cappuccino serviti alle 6, non a chi deve ancora andare a letto, bensì a chi si è svegliato con un obiettivo sconosciuto alla maggior parte dei soggetti che popolano la giunta e il consiglio comunale: lavorare.
Se non ci fosse ancora il sangue caldo del povero Gennaro Leone, ci sarebbe da scompisciarsi dalle risate. Ma come si fa a vietare la somministrazione di alimenti dalla mezzanotte fino alle 8 del mattino? Una puttanata che, onestamente, mettere in circolo nel cervello è già, di pe sè, un’impresa. Insomma se uno vuole prendere un gelato o mangiare una pasta a mezzanotte e uno, non lo può fare? No, secondo l’ordinanza di Marino non lo può fare. E quelli pacificati con la loro anima che non hanno dunque grandi problemi di insonnia, non potranno prendere nemmeno un caffè? No, non lo potranno prendere. E già questo rappresenterebbe un provvedimento che meriterebbe una rivolta giacobina o anche montagnarda sotto al Comune. Possiamo pensare solamente ad una sorta di sindrome del cornetto: siccome non voglio gente in mezzo alla strada già a mezzanotte, niente cornetto da Padulano e in tutti gli altri posti dove li fanno. E allora, cavolo, scrivi che vieti i cornetti, non le caramelle Halls mentoliptus perché altrimenti hai scritto una cretinata. E siccome alle 6 del mattino, alle 7 e alle 8 meno un quarto, sembrerà strano al sindaco e ai suoi adepti, c’è anche gente che prende un caffè o prende un cappuccino o mangia un cornetto, questa ordinanza diventa candidata di diritto al premio Coppetiello d’oro.
Per cui come dar torto ai commercianti di Caserta che hanno protestato nel comunicato pubblicato in calce? Se è vero, infatti, che una porzione di responsabilità per quello che è successo sabato sera, seppur in maniera indiretta, seppur in senso lato, ce l’hanno anche loro, è ancor più vero che nella ricerca e nell’individuazione delle responsabilità, l’ente pubblico, l’istituzione elettiva, il Comune è sono gli unici titolari di quella potestà, che da un lato si esprime attraverso atti amministrativi come può essere, ad esempio un’ordinanza, dall’altro lato vede bilanciarsi questo potere con una e individuale responsabilità per tutto quello che accade nel perimetro territoriale di competenza.
Ci può essere una gradazione diversa di questa responsabilità, che può essere più oggettiva che soggettiva oppure più soggettiva che oggettiva, ma, sicuramente, da che mondo è mondo, presidenti del Consiglio, ministri, sottosegretari, presidenti di Regione e sindaci vengono presi di mira e spesso devono anche dimettersi quando succedono episodi gravi. Basta il fatto e basta stabilire che questo sia successo dentro all’alveo delle competenze amministrative di un Comune. Rispetto a ciò diventa meno importante stabilire la gradazione e la tipologia della responsabilità. Perchè questo si fa nelle aule dei tribunali mentre in politica, soprattutto quando la politica assume la guida delle istituzioni, conta zero o quasi zero nella valutazione sull’operato di chi ricopre una carica ed esercita una funzione.